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Recensione: "Tutto il mondo dentro" di Graziano Versace

Creato il 17 agosto 2011 da Lauragiussani

Titolo: Tutto il mondo dentro
Autore: Graziano Versace
Editore: San Paolo
Data uscita: 1 giugno 2011
Pagine: 332
Prezzo: 19,50 euro
Giovanni Buscemi, detto u magu, è uno psicoterapeuta tornato da poco a Cittanova, in Calabria, da dove era fuggito ancora ragazzo per inseguire i suoi sogni. In paese incontra Livia Antonietta, il suo amore di gioventù. La donna le chiede di aiutare Maria, una diciassettenne che la madre crede posseduta dal demonio. Giovanni comincia la terapia e, con la forza della parola, inizia a scavare nel passato della ragazza, orfana di padre e cresciuta in un ambiente repressivo. Cosa tormenta Maria e la rende preda di crisi convulsive così terribili da farla sembrare indemoniata? Nonostante la cura sembri funzionare, c'è ancora qualcosa nascosto nel cuore della ragazza. Nel frattempo a Cittanuova le malelingue dicono che tra medico e paziente ci sia in realtà una relazione, e Maria viene aggredita verbalmente e fisicamente da alcune donne del paese. Sarà Giovanni - che ha riallacciato i rapporti sentimentali con Livia - a salvarla dalle megere e a riuscire, con pazienza e intuito, a liberare la ragazza dai suoi dèmoni.

RECENSIONE: “Non avvertiva nessuna presenza quella notte. Le voci erano calme o forse se n’erano andate.” (Livello spoiler: basso)
Romanzo interessante, in bilico tra insoliti pregi e altrettanto insoliti difetti, che ruota attorno a un non più giovanissimo protagonista – Giovanni Buscemi – psicoterapeuta che torna a vivere in quel di Cittanova, Calabria, dopo anni trascorsi lontano da casa.
La scelta della professione non è affatto casuale. L’autore – Graziano Versace – ha lavorato in qualità di psicoterapeuta per anni prima di dedicarsi all’insegnamento. Ne consegue quindi un’ottima caratterizzazione del personaggio principale, tratteggiato con cura e nel complesso estremamente credibile. L’altro personaggio che ho particolarmente apprezzato è Maria, la giovane che rappresenta la figura chiave della storia, una ragazza che a detta di molti è posseduta dal demonio e che non risparmia stranezze comportamentali e crisi degne di un film sull’esorcismo.
Molto ad effetto una delle scene iniziali, l’evento drammatico – una coltellata in pieno petto da parte dell’amante - di cui Giovanni è vittima e che segna un fondamentale punto di svolta nella sua vita. Ed è quindi per soddisfare il desiderio di voltare pagina che, dopo la lunga convalescenza, Giovanni decide di cambiare aria, e tornare nel paese che l’ha visto crescere e che – in fondo in fondo – è sempre rimasto nel suo cuore. E’ un ritorno che mescola nostalgia e nuove scoperte, visi familiari e cambiamenti.
Tanto di cappello per l’ambientazione: è davvero palese l’amore dell’autore per quella terra, e il coinvolgimento emotivo è tale da rispecchiarsi fedelmente nelle descrizioni, che catturano il lettore con gli occhi e con la mente, dandogli l’impressione di conoscere nei dettagli posti in realtà mai visitati. Non mi riferisco solo al paesaggio, ovviamente, ma alla stessa vita che si conduce, tra abitudini e tradizioni.
Dopo Giovanni e Maria, altri due personaggi di grande importanza sono sicuramente Vicenzina – la madre di Maria – e Livia Antonietta, la sarta del paese nonché amore di gioventù di Giovanni. E’ proprio Livia Antonietta che – in pena per la condizione della giovane ragazza – chiede a Giovanni di intervenire. Sulle prime l’uomo è dubbioso ma, col passare dei giorni, comprende di essere probabilmente l’unico in grado di aiutare Maria. Perché quella che sembra una ragazza indemoniata, non è affatto posseduta da spiriti maligni. Il male è nella sua testa, nei suoi ricordi, in un passato oscuro a lungo messo a tacere ma che col tempo cerca in tutti i modi di venire a galla. Ed è così che un problema psicologico si trasforma in crisi isteriche, e Maria arriva addirittura a sentire delle “voci”, chiaro sintomo di cosa la nostra mente – se messa a dura prova – può arrivare a distorcere e creare. Inutile dire che la situazione andrà evolvendosi e Giovanni riuscirà – passo dopo passo – a portare luce sul mistero, rischiarando segreti dolorosi annidati a ricordi sbiaditi che Maria sembra aver del tutto cancellato.
Sullo stile, una critica positiva e una negativa. Ho apprezzato l’utilizzo, in alcuni punti, di parole o frasi nel dialetto locale (debitamente contrassegnate dall’uso del corsivo). Un tocco originale, che rende la storia ancora più vera e sentita, e comunque di facile comprensione anche per chi non mastica la lingua. Un po’ meno felici invece sono le storpiature della lingua italiana: costruzioni grammaticali palesemente errate che rispecchiano modi di dire locali, spesso tradotti dall’abituale uso del dialetto. E’ una cosa che succede spesso e ovunque, soprattutto nelle generazioni ormai passate, dove i vari dialetti sembrano lasciare una sorta di traccia nel tentativo di passare formalmente alla lingua italiana. Nulla di male, per carità… Se fosse ad alta voce. Scritto, però, è un altro paio di maniche. Perché per quanto uno possa capire il motivo per cui “Livia Antonietta ebbe un sorriso” (tanto per citarne una), resta il fatto che la lettura fastidiosa e, di conseguenza, rallenta. Al di là della logica che vi sta dietro, una frase sgrammaticata resta una frase sgrammaticata che, messa nero su bianco, sembra risaltare cento volte di più che detta ad alta voce. Diverso invece è il riportare intere frasi nel dialetto locale: è una sorta di lingua a parte, con costruzioni e regole proprie che vengono mantenute fedelmente e rispettate.
Altro pro, altro contro. Se da una parte l’ambientazione del romanzo è resa a dovere, dall’altra la narrazione risente di un ritmo particolarmente rallentato, a tratti davvero flemmatico. L’autore si prende il suo tempo per l’introspezione dei vari personaggi – ben lontani dalle classiche figure vuote e prive di spessore – ma a farne le spese è l’incedere della lettura, appesantita dalla routine quotidiana e dall’evolversi fin troppo graduale di una vicenda che – vista la tematica – meritava forse un po’ di sana incisività.
In conclusione, una buona lettura da tre stelline. Forse non pienissime, o forse semplicemente non del tutto in linea con i miei gusti personali. Uno spaccato di vita reale che tratta una tematica sì contorta ed intrigante, ma consigliata agli amanti delle letture prive di suspense e colpi di scena, dove al ritmo incalzante si preferisce una comoda velocità di crociera.

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