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[Recensione] Tutto il pane del mondo – Fabiola De Clercq

Creato il 05 gennaio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Tutto il pane del mondo – Fabiola De ClercqTitolo: Tutto il pane del mondo
Autore: Fabiola De Clercq
Editore: Bompiani
ISBN: 978-8845266393
Num. Pagine: 195
Prezzo: 9.90€
Voto: [Recensione] Tutto il pane del mondo – Fabiola De Clercq

Trama:
Fabiola De Clercq è stata prima bulimica, poi anoressica. È guarita e ha deciso di raccontare la sua storia per aiutare le migliaia di malate e malati segreti che, rifiutando di parlarne, non riescono a trovare una via di salvezza. Uno sconcertante documento sui disagi del vivere. Da questo libro di Fabiola De Clercq nasce nel 1990 l’associazione ABA che in vent’anni di attività ha curato oltre ottantamila persone in tutto il mondo affette da anoressia e bulimia.

Recensione:
Un libro che nemmeno definirei romanzo, ma piuttosto una cronaca, un sunto stringato del diario intimo e segreto di una ragazza che ha vissuto nei foschi meandri dell’anoressia e della bulimia. Tutto il pane del mondo infatti è un’opera autobiografica, uno sfogo, una testimonianza diretta che l’autrice ha voluto dare delle proprie esperienze distruttive alle prese con il disturbo silente dell’alimentazione, ancora troppo sconosciuto e sottovalutato per essere diffuso e prevenuto come dovrebbe.
L’argomento di fondo è ovviamente interessante. Mi sono apprestata a sfogliare le pagine ben sapendo con quali tematiche avrei avuto a che fare. E mi aspettavo di meglio.
Mi chiarisco: le tematiche ci sono eccome, l’altalena tra anoressia e bulimia, l’approfondimento psicologico che l’autrice si impone, le spiegazioni e il percorso terapeutico che l’ha portata a raggiungere coscienza di sé, del proprio corpo e della propria mente. Peccato che il tutto sia scritto male. Per una settantina di pagine gli stessi identici concetti ci vengono reiterati come a voler giustificare la propria presenza; le descrizioni sono quasi esclusivamente psicologiche con pochissimi intermezzi di show (pochissime le narrazioni di fatti accaduti), è introspezione allo stato puro che salta da qua a là, caotica, senza una reale suddivisione temporale, al punto di non arrivare ad afferrare subito quando si abbiano di fronte dei flashback. I fatti da cui sono state estrapolate le riflessioni sono ripescati a casaccio e liquidati con spiegazioni di due righe, lasciando al lettore il compito di rifinire da sé la situazione che ha condotto a tale risultato.
Si nota la sofferenza, si nota l’impegno, il senso d’impotenza che ha permeato le pagine con sudore e sangue del passato vissuto, ma schiaffare in faccia a una persona – che magari non ha mai avuto a che fare con problematiche simili – un testo costituito interamente da una confessione confusa e, a lungo andare, ridondante e ripetitiva, per di più senza costruire un contesto fisico vero e proprio in cui inserirla, è ridicolo.
Non è un libro che consiglierei. Mi è sembrato più un tentativo di inviare un messaggio di speranza alle persone bulimiche o anoressiche che hanno avuto, o stanno ancora avendo, la forza di uscirne, ma la struttura non aiuta un lettore medio a immedesimarsi né tantomeno a comprendere, viene lasciato fuori e per nulla coinvolto, col risultato di annoiare.
Di certo non vale quello che costa.


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