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Editore GargoyleCollana ExtraFormato BrossuraPubblicato 13/11/2013Pagine 334Lingua ItalianoISBN-13 9788898172177Traduttore B. TavaniAllevata da una madre instabile che si diletta di magia, Morwenna Phelps trova rifugio in due mondi: tra gli spiriti che dimorano nei siti industriali abbandonati, nella sua città natale in Galles, e nei romanzi di fantascienza, suoi fedeli compagni, grazie ai quali la sua mente viaggia libera. Quando sua madre proverà a corrompere quegli spiriti per fini oscuri, la ragazza sarà costretta a confrontarsi con lei in una battaglia magica. Fuggita in Inghilterra dal padre che conosce appena, Morwenna finisce in un collegio, dove, emarginata e sola, comincerà a dedicarsi alla magia a sua volta, in cerca di amici a lei più affini. Ma la sua magia attirerà anche l'attenzione della madre, trascinandola verso una resa dei conti che non potrà più essere rimandata... "Un altro mondo" è allo stesso tempo la storia di una ragazza che lotta per fuggire da un'infanzia difficile, un diario dei primi incontri con i grandi romanzi del fantasy e della fantascienza moderni, e infine la cronaca della fuga da un antico incantesimo.Jo Walton (Aberdare, Galles 1964) è poetessa e scrittrice. Nel 2002, ha vinto il John W. Campbell Award come Miglior Scrittore Esordiente. Tra i suoi romanzi, oltre a Le mie due vite, Un altro mondo (Nebula e Hugo Awards 2011, British Fantasy Award 2012), primo titolo pubblicato in Italia per i tipi di Gargoyle (2013), The King’s Peace (2000),The King’s Name (2001) e Tooth and Claw (World Fantasy Award 2004). Vive a Montreal (Quebec) con il marito e il figlio. www.jowaltonbooks.com"Un altro Mondo" di Jo Walton si propone come romanzo Fantasy, nonostante lo si possa considerare più un romanzo di formazione, sotto forma di diario.Una buona prova per la Walton che si distingue in fatto di stile. Impeccabile, precisa, attenta. Offre una visione chiara del suo mondo di carta.Questo romanzo le è valso la vittoria al "British Fantasy Award 2012" e altri numerosi riconoscimenti.Ma veniamo alle mie considerazioni.Come anticipato sopra, mi aspettavo un Fantasy e invece ho trovato il diario di un'adolescente - Morwenna, detta Mori - alle prese con la sua vita e con i fantasmi del suo passato.Mori aveva una sorella gemella, perduta quando erano piccole. Questo legame sembra esserle cucito addosso. La ragazza ha avuto un passato difficile, trascorso con una madre dedita alla arti magiche oscure e, poco avvezza a curarsi della figlia.Adolescente, finisce a vivere con il padre. Scelta questa, che non si rivela delle migliori. I temi affrontati sono forti, come in altri libri della Walton. Credo che sia una volontà dell'autrice, voler filtrare un messaggio, che vada al di là della mera lettura fantastica. Orrore e fantasia possono mescolarsi, in una danza armoniosa.
L'unico conforto di Mori sono i libri. Ho trovato in questo romanzo, una proclamazione dell'amore per la lettura. Trovo quasi sia una dichiarazione d'amore. La ragazza ci parla dei libri che ha letto, delle citazioni che le sono a cuore, degli autori che preferisce e che sembrano salvarla dall'abisso. Forse la Walton indugia anche troppo sulle riflessioni di Mori in merito ai libri. A volte, potrebbero sembrare ridondanti. Tuttavia, un amante di letteratura fantastica e di fantascienza, non può non apprezzarle.La magia è del tutto marginale, se non inesistente. Ce ne si aspetterebbe di più, in un Fantasy in cui la protagonista è in grado di "vedere" le fate. Ma qui la magia è sottile e intesa più come intenzione, pensiero. A un certo punto ci si chiede se la magia sia solo frutto dell'immaginazione di Mori. Potrebbe darsi, in effetti.Sono stata indecisa sul giudizio finale. Per certi versi, avrei assegnato tre calamai, perché non sono del tutto convinta della lettura finale. Mi è mancato qualcosa e non saprei dirvi esattamente cosa. Ho trovato un po' azzardato il paragone che The Guardian ha fatto, associando la Walton a King e Martin. Proverò in seguito a dare una seconda lettura. Capita, in certi casi. Tuttavia, lo stile di Jo Walton, indubbiamente merita cinque calamai. La media ideale, quindi, è di quattro.
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