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Entrò a passi lenti, con estrema calma, ma io capii subito di avere davanti l'occhio del ciclone. Quella donna era il cupo epicentro di un evento che ancora ci era oscuro, il rovinoso luogo in cui il caldo e il freddo si fondono. In quell'istante capii che tutto, attorno a lei, sarebbe cambiato.
Titolo: Un'amicizia pericolosa Autore: Suzanne Rindell Editore: Nord Numero di pagine: 358 Prezzo: € 17,60 Data di pubblicazione: 6 Giugno 2013 Sinossi: Odalie... Quella mattina del 1924, quando si è seduta alla scrivania accanto alla mia, avrei dovuto capire che avrebbe sconvolto la mia vita. Già da due anni lavoravo come dattilografa alla centrale di polizia di Manhattan e conducevo una vita tranquilla, ordinaria. Ero una ragazza all'antica: sebbene intorno a me il mondo stesse cambiando, non avevo mai nemmeno pensato di tagliarmi i capelli o d'iniziare a fumare. Poi è arrivata Odalie. Il suo caschetto nero, i suoi vestiti eleganti, la disinvoltura con cui teneva la sigaretta... Odalie era così spregiudicata, così sicura, così moderna. In quei giorni, mi sono resa conto che volevo essere come lei e che avrei fatto qualsiasi cosa per riuscirci. Per questo ho accettato di trasferirmi nel suo lussuoso appartamento e l'ho accompagnata alle feste dove si beveva champagne e si ballava fino all'alba al ritmo della musica jazz. E per questo non ho detto nulla quando mi sono accorta che aveva falsificato alcuni rapporti di polizia. Volevo proteggerla. Non potevo immaginare che mi stesse semplicemente usando. Che mi stesse mentendo. Come avrei potuto? Odalie era più di un'amica per me. Era il mio ideale di donna. E invece lei stava architettando la mia rovina... La recensione
E' in una stazione di polizia, tra fumi di sigaretta, scaroffie disordinate e il rumore sincopato dei tasti di una macchina da scrivere, che ha inizio questa storia. Una storia di donne che comincia in un ambiente di soli uomini, un tango in cui a condurre – in una sala da ballo che ha i mille specchi di una stanza degli interrogatori – è una lei. Odalie. Un'amicizia pericolosa è la storia di un'ossessione che brucia l'anima, che distrugge senza costruire. Un gioco letale che - tra intrighi di collane e nastri, tra ombre di rossetto, sangue che ricorda vino rosso e vino rosso che ricorda sangue - solo una donna avrebbe potuto condurre. La prima volta in cui mette piede sul suo nuovo posto di lavoro, una fiumana umana di sguardi invidiosi, esterreffatti o incantati si tende verso Odalie. E' bella come un miraggio. Occhi azzurri da gatta, labbra scarlatte, una sigaretta tra le unghia smaltate, gioielli costosi, capelli corvini e un taglio che subito fa discutere: un caschetto netto, affilato come lo sono il suo sguardo audace e il suo umorismo pungente. Sfrontata. Moderna. Femmina. La sua risata è musica, l'incedere sinuoso dei suoi tacchi alti non è adatto ai deboli di cuore. Ha il potere di farti sentire un miracolato, se ricambia il tuo sorriso. Scambiando futili chiacchiere, pettegolezzi, presunti ricordi, ti fa sognare e struggere: vorresti vivere la sua vita eccitante ed ebbra, vedere New York attraverso la cortina vellutata delle sue lunghe ciglia scure. Prima di incontrarla, Rose era una persona buona. Lavorava come stenografa per la polizia, tutt'uno con la sua moderna macchina da scrivere e con i casi di omicidio e frode che, per un dignitoso stipendio, era tenuta ad annotare con gesti meticolosi e ripetuti. Orfana e cresciuta dalla religiosità asfissiante di suore arcigne e normative, vive un'infatuazione segreta e un po' infantile per il suo datore di lavoro e, cinica sognatrice, confida nell'arrivo di un elettrizzante terremoto emotivo che le spazzi via la polvera da una vita che, come il suo lookdémodé, sa già di vecchio. Ma, da quando Odalie le ha concesso il primo occhiolino complice, nulla è stato più come prima. Rose ha abbandonato su due piedi la sua squallida stanza in affitto per un appartamento dalla vista mozzafiato e dagli armadi forniti come quelli di una boutique di grandi marche. Ha trascurato il suo lavoro per imbucarsi a festini clandestini e a brunch che durano fino all'alba del giorno dopo. Ha perso la lucidità in calici di raffinato champagne. E la testa nell'arte di essere come Odalie, forse solo per comprenderla di più. Lei, che è il suo più grande tormento. Il suo finale triste. La sua migliore amica: l'unica che abbia mai avuto. Batto sui tasti del portatile e, contagiato dallo splendore sfiorito degli anni ruggenti, immagino di avere davanti a me una macchina da scrivere d'altri tempi. I più grandi scrittori hanno affidato ad esse i loro capolavori e gli scandali più torbidi sono stati custoditi lì, poi sputati sulla carta, poi dati in pasto alla stampa. A romanzo ultimato, immagino di raccogliere la deposizione di Rose al banco degli imputati. Tutti ascoltano affascinati e curiosi, tutti fumano, tutti aguzzano le orecchie per avere i dettagli di una relazione considerata scandalosa. Nel suo racconto c'è gelosia, ambiguità, mania. In quegli stessi anni, in Italia, Italo Svevo pubblicava La coscienza di Zeno.Questa storia, invece, dovrebbe intitolarsi L'incoscienza di Rose. Il primo era il diario interiore di un bugiardo patologico, questa è la ricostruzione, invece, di una narratrice inaffidabile che parla dell'amicizia assassina che l'ha resa dipendente di una droga chiamata Odalie. Cieca davanti all'evidenza. In maniera superba, rievoca il meglio e il peggio di quegli ipocriti anni che eppure adoro così tanto e, attraverso un drappo di mistero e luci che sfavillano in mezzo ad intere cortine di fumo, ritaglia la figura di una femme fatale che sorride amabilmente, balla il charleston, manipola, uccide, conquista. La sua inseparabile Odalie è un dubbio ossessionante che seduce lei e il lettore dall'inizio alla fine. Come Salomè, sarebbe in grado di chiedere il mondo su un piatto d'argento. O la testa di un suo rivale. E, puntualmente, sarebbe in grado di riceverli. La sua femminilità è potere e il suo sguardo penetrante è la chiave che apre tutte le porte. Di Paradiso o Inferno. Rose è Nick Carraway, in viaggio nel lato selvaggio. Odalie – che è uno, nessuno e centomila – è Jay Gatsby: l'incarnazione al femminile degli anni '20. Un bellissimo falso d'autore. Il suo mondo luccica di diamanti e stelle, scivola sul pavimento di una balera e sul fondo di un liquore di contrabbando, sorride nascondendo abilmente una carie grande quanto una voragine, si finge spensierato e felice quando una crisi economica peggiore della nostra è in agguato a Wall Street. Confessa la verità e ritratta. Smentisce e si contraddice. “Era come se fossimo usciti dalla guerra stanchi di vivere, ma nel contempo avessimo fatto un salto di generazione, simulando una gioventù virginale. In breve, giunsi alla conclusione che eravamo un mucchio d'impostori”. Suzanne Rindell, autrice eccellente e padrona delle regole del gioco, firma un esordio impeccabile, che può vantare due protagoniste uniche e uno stile pieno, curato, che odora di vero, gin e menzogne. Ha poche carte, quasi sempre le stesse, ma conosce l'arte di dissimulare e i segreti oscuri della persuasione. Il suo modo di fotografare quegli anni è sublime e personalissimo. Le sue frasi sono fotografie in bianco e nero che provengono direttamente da quegli anni lontani; la sua storia è una lenta e torrida escalation che, al ritmo del jazz di Chicago, danza dietro le sbarre, tra lo charme immortale dei classici di Hitchcock e l'erotismo evanescente e malsano dei conturbanti noir di Brian De Palma. Quelle atmosfere splendidamente descritte e i misteri foschi e sfrenati creano un labirinto d'inganni e doppi giochi. Un reticolo prezioso che, ai polsi, ti fa trovare manette tempestate di diamanti e, al collo, collier tanto stratti da metterti a tacere per ora e per sempre. Un'amicizia pericolosa è la menzogna divenuta arte.
Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Death in Vegas - Dirge
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