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Recensione: Una nuova amica

Creato il 09 marzo 2015 da Justnewsitpietro

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Quali sono i desideri che più profondamente albergano dentro una persona?

Il regista François Ozon, in “Una nuova amica”, ha proposto la sua interpretazione di questo quesito; egli ha tentato di sondare la complessità non dell’uomo in generale, ma di una specifica situazione: i problemi, le contraddizioni, i sentimenti di persone in carne ed ossa e non di figure stereotipate. Il contesto narrativo si apre con un paio di sequenze tecnicamente apprezzabili, delle quali la prima, presente anche nel trailer, mostra una donna intenta a prepararsi per il proprio matrimonio, tra trucco, abito nuziale e il resto del corredo; se non che si scopre che si sta assistendo al funerale della giovane sposa, un inganno che lascia lo spettatore colpito dal mischiarsi di Eros e Thanatos. Subito dopo inizia un pregevole excursus di circa venti anni, nel quale viene narrata la storia della profonda amicizia tra la defunta Laura e Claire, la protagonista, da quando erano bambine, passando per la loro adolescenza, fino al matrimonio delle due con David e Gilles e alla malattia mortale della sfortunata donna.

La relazione tra Claire e Laura è di centrale importanza, in essa si può trovare una chiave di lettura del film: tra le due si intravede che esiste un rapporto estremamente forte, il quale sembra addirittura superare i limiti dell’amicizia, sfociando nelle rive di un amore più che platonico. Almeno per quanto riguarda Claire. Nonostante sia un tema trattato lungo tutto il corso del film, non è così immediato capire cosa Claire abbia provato per la sua migliore amica, cosa si celi nelle sue intenzioni e nei suoi desideri. Nel di lei sguardo, già dall’età di sette anni, sono presenti emozioni molto differenti: non solamente d’amicizia, ma anche di gelosia, sia per le attenzioni rivolte a Laura, sia per quelle a lei negate dalla stessa amica; tipico atteggiamento, questo, che prova un sentimento, forse d’amore, molto forte.

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La seconda relazione che entra in gioco nel film è quella tra Claire e David, il marito di Laura: rimasto vedovo, si trova improvvisamente sulle spalle la gravosa responsabilità di crescere la figlia neonata, priva della figura materna. Claire scopre accidentalmente che David è solito vestirsi da donna, con tanto di trucco e parrucca. Dopo il trauma della scoperta, si inizia a configurare tra i due una strana amicizia, fatta di uscite al centro commerciale e di film visti al cinema. Questi appuntamenti hanno una valenza differente per i due partecipanti: Claire sembrerebbe aver ritrovato la presenza della sua defunta compagna, colmando il vuoto presente nel suo cuore con una nuova amica; per David, chiamato Virginia quando indossa le vesti femminili, rappresenta una liberazione, la possibilità di mostrarsi per come vorrebbe essere, uno sprigionare le sue pulsioni più intime, fino ad ora trattenute entro l’oscurità delle mura domestiche.

David, nello spiegare a Claire il motivo per cui indossa abiti da donna, afferma che Laura sapeva di questo suo modo d’essere, andando a configurare questa maschera come una pulsione che fino al quel momento era stata inibita dalla presenza della moglie, sufficiente per le sue necessità. Virginia sembra essere null’altro che un surrogato della femminilità che lui stesso dice di aver bisogno.

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Ecco cosa non appare convincente del film: lo strano ed insolito rapporto tra David e Claire. Essi sono due satelliti privati della presenza del loro Sole; costretti a cambiare la loro orbita, intercettano le proprie traiettorie in un moto attrattivo, figlio della mancanza del loro sistema originale.

La loro amicizia risulta essere una costruzione, edificata artificialmente da Claire: ella modella con le proprie mani quello che per David era una pulsione dalle forme ancora incomplete e non ben definite. In questo modo crea Virginia, le dà un nome, un aspetto ben definito, la capacità di mostrarsi in pubblico, di interagire, le insegna addirittura come camminare e parlare come una donna. Claire è la madre di Virginia.

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La nuova amica è un rimpiazzo, un tentativo di ricreare la sua amata Laura, plasmando la materia grezza di cui era composta la parte femminile di David. Quest’ultimo non si veste da donna per riportare in vita la moglie: è un bisogno che si porta dietro da sempre, un desiderio di femminilità che lo stesso personaggio ammette di avere, ma che era stato placato dalla presenza di Laura, dal suo amore e dal suo affetto. Perché con Claire, come con la moglie, David non sente placarsi il desiderio di ulteriore femminilità?

L’indagine di François Ozon, sembra rimanere a metà. Sebbene si spinga ad un livello molto profondo della psiche e del sentimento dei protagonisti, le sue conclusioni rimangono abbastanza incomplete, frutto di scelte manipolatrici di Claire, spiegazioni superficiali e non ben esposte, colpa anche del finale metaforico, sì accattivante, ma un po’ slegato dalla realtà e con aspettative utopiche.

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