Magazine Cultura

[Recensione] Una traccia del mio amore – Douglas A. Martin

Creato il 08 febbraio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Una traccia del mio amore – Douglas A. MartinTitolo: Una traccia del mio amore
Autore: Douglas A. Martin
Editore: Indiana
Traduttore: Matteo Colombo
ISBN: 9788897404040
Num. Pagine: 143
Prezzo: 13,50€
Voto: [Recensione] Una traccia del mio amore – Douglas A. Martin

Trama:
Un ragazzo solo, nella sala studio di un campus. È notte. Sullo schermo, una rockstar canta in un videoclip. Il ragazzo allunga la mano e sfiora lo schermo, in cerca di un contatto che può solo sognare. Poco dopo, l’incontro inaspettato, l’incredibile. Lui, il fan discreto e affascinato, un giovane anonimo e pieno di dubbi; l’altro, una celebrità sulla cresta dell’onda. Dopo quella notte, il desiderio adolescenziale di fama che il ragazzo prova fin dall’infanzia sembra realizzarsi in un’appassionata storia d’amore.
Ma la star è una star. Parte, ritorna, fa: in una parola, vive. Il ragazzo aspetta, assiste, segue, si adatta. E comincia a capire che proprio la fama tanto agognata sta diventando una silenziosa nemica. L’amore comincerà a virare verso l’ossessione, inquinandosi e costringendo il ragazzo a soffrire e a crescere.
La vera storia d’amore tra un ragazzo e una delle rockstar più famose di sempre.

Recensione:
Sarà che sono nata troppo tardi, lontano dalla leggendaria epoca in cui è ambientata questa storia d’amore, sarà che non posso capire il lirismo e la passione che hanno infiammato queste pagine mentre l’autore le scriveva, sarà che non ho capito la mentalità della relazione narrata, oppure sarà più semplicemente che non ho proprio il carattere giusto per comprenderla, ma questo libro non mi è piaciuto quasi per niente.
Protagonista è un ragazzo silenzioso, discreto, con una famiglia caotica alle spalle, che cresce con la voglia di allontanarsi dalle radici che l’hanno ancorato a un passato che non ha mai sentito suo. È gay, passa da un letto all’altro e poi si innamora di una rockstar, di una delle più grandi del momento – che lo è ancora tutt’oggi – si mettono insieme, passano alcuni anni l’uno accanto all’altro, e poi arriva la rottura che lo costringe a rivedere se stesso, ciò che ha vissuto, quel che lo aspetta nel futuro.
Le premesse con cui è stato presentato questo romanzo mi piacevano: la musica rock è la mia musa, non potrei vivere senza, nel cuore ho ben saldate rock band che hanno segnato alcune tappe fondamentali della mia vita, e sì, anch’io ho perso la testa per qualche rockstar, quindi mi sono sentita attratta da questa storia che poteva essere coinvolgente, devastante od onirica, a seconda di come si sarebbero poste le basi. Non è stato niente di tutto questo.
È stata una noia. Una patetica noia.
Ho trovato il protagonista irritante, insopportabile nelle sue lagne melodrammatiche, il suo inutile piangersi addosso e il vivere una relazione apparentemente da favola – non per me, ma per lui – non aspettando altro che il momento in cui sarebbe finita, perché era certo che sarebbe finita. Ah-ah. Ci credo che sarebbe finita, visto che questo ragazzo non sa cosa farsene della sua vita.
Non fa altro che pensare al suo amore, al suo uomo e a quanto lui sia inferiore rispetto alla sua notorietà; sceglie deliberatamente di indossare il costume dell’ombra, dell’incomodo, dell’amante della star che bene o male si fa mantenere, e che non è capace di fare un tubo senza la sua presenza a riempirgli il letto. Non prova nemmeno a entrare nel suo mondo, non cerca nemmeno di fare qualche passo verso il mondo dello spettacolo, non se ne interessa affatto; i suoi occhi, la sua mente e il suo corpo sono proiettati verso quella che sente essere la sua metà e nient’altro, nessun’altro conta.
Difatti, quando la loro relazione naufraga si ritrova a vagare da un posto all’altro senza sapere cosa fare, lasciandosi vivere come può e andando avanti perché sa che è suo dovere.
Ripeto: forse il problema sta nella mia visione di questo quadro. Gli anni 90 sono stati un crogiuolo di eccessi, di passioni, di sensazioni totalizzanti che travolgevano senza soluzione di senso come tsunami emotivi, che svuotavano e colmavano con violenza distruggendo e facendo rinascere centinaia e centinaia di giovani che si lasciavano andare a ritmo rock. Ma qui io ho letto soltanto di un ragazzo infantile, capriccioso e viziato, incapace di prendere vere decisioni, incapace di vivere la propria vita limitandosi ad assaggiare quelle degli altri, che dice di voler esistere, ma che non ne ha il coraggio.
Questo romanzo, per chi non l’avesse capito, è la storia autobiografica dell’autore (allora studente universitario) e il leader dei R.E.M. Michael Stipe.
Non so se l’inerzia del protagonista sia stata reale oppure se sia stata portata all’esasperazione dalla tecnica stilistica di impronta poetica, scattante ma non agile, un meccanismo di significati l’uno dentro l’altro che hanno acuito a dismisura l’essere sperduto nel narratore, ma so che non è roba che fa per me.
Sta a voi se scegliere di leggerlo o meno.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :