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[Recensione] Unnatural History: Pax Britannia Series di Jonathan Green

Creato il 25 gennaio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Unnatural History: Pax Britannia Series di Jonathan Green Titolo: Unnatural History: Pax Britannia Series
Autore: Jonathan Green
Editore: Abaddon Books
ISBN: 1905437102
Fomato: Ebook
Lingua: Inglese
Numero pagine: 339
Prezzo: $5.72
Genere: Steampunk
Voto: [Recensione] Unnatural History: Pax Britannia Series di Jonathan Green

Trama: Scomparso sull’Himalaya da un anno e dato per morto, Ulysses Quicksilver, dandy vittoriano e uomo d’azione con licenza di uccidere data da Sua Maestà la Regina Vittoria in persona (ormai diventata un automa immortale), torna nella sua Londra neo-vittoriana e subito viene ingaggiato per indagare in merito all’omicidio di un guardiano notturno del Natural History Museum. Contemporaneamente, la bella figlia dello scienziato scomparso nell’ambito dello stesso omicidio, chiede il suo aiuto per ritrovare suo padre. Ma si sa, le cose tendono sempre a complicarsi e Ulysses si trova ad affrontare una minaccia terribile che rischia addirittura di distruggere l’Impero di Magna Britannia e la razza umana stessa

Recensione:
Jonathan Green è un barman eccellente. Ha preso una parte di Sherlock Holmes, due parti di James Bond e una di Allan Quatermain, le ha agitate (non mescolate), ha aggiunto un’oliva steampunk e ci ha servito Ulysess Quicksilver, summa dell’eroe albionico-vittoriano, assolutamente dandy , incredibilmente british. Oppure ha fatto copia-incolla come il tizio di “Orgoglio e Pregiudizio e Zombies”. Quando conosci Ulysses Quicksilver, il deja-vu ti stordisce per un istante e torni a guardare la copertina, per convincerti che c’è scritto Jonathan Green e non, poniamo, Fleming o Conan Doyle. Sullo sfondo c’è l’età del vapore, c’è una Regina Vittoria di 160 anni mantenuta in vita grazie agli innesti di organi artificiali che le hanno funzionato oltre ogni più rosea aspettativa e forse l’hanno resa immortale. Questo significa che l’epoca vittoriana non è affatto finita nel 1901, ma continua e continuerà per sempre, nel bene e nel male. L’impero Britannico domina la Terra e Marte con Londra come caput mundi. Tutti vanno in giro col cappello a cilindro, le ghette e il bastone da passeggio (o il corsetto e le crinoline, se si è donne) e il mondo ha due velocità: quella tecnologica, sparata vertiginosamente in avanti e quella sociale, rimasta al palo del XIX secolo. Abbiamo le auto, ma anche le carrozze a vapore. Abbiamo i comunicatori cellulari. Abbiamo Scotland Yard per metà composta da automi con nomi vittorianissimi quali Palmerston e Disraeli. Abbiamo la metropolitana aerea e lo zoo di Londra che ospita dinosauri veri. Fantastico.

Anche gli altri personaggi sono la summa di quello che c’è stato prima in letteratura, nei fumetti e nel cinema: il maggiordomo Nimrod è la versione vittoriana di Alfred di Batman. Gli scienziati in grembiule bianco e occhialoni sembrano il Dr Frankensteen di Frankenstein Jr. Il supercattivo sembra uscito dalla Spectre, la dama in difficoltà è una Mary Morstan che si evolve in Irene Adler. Abbiamo persino un uomo di neandhertal che ricorda Java di Martyn Mystere. Tutto già visto, già sentito, già sperimentato. Eppure, cavolo, quanto mi sono divertita!

Lo steampunk è giocare con la storia, e Jonathan Green gioca parecchio, mettendo un T-Rex a Trafalgar Square e lo scimmione della Rue Morgue al museo di Storia Naturale. Una citazione nella citazione, personaggi che si chiamano Wilde, Mabuse o peggio ancora, Galapagos (omaggio a Darwin?) e Wormwood (omaggio a Garth Ennis?).

Le cose andranno come devono andare, non ci saranno scossoni. I cattivi saranno cattivi e i buoni saranno buoni. Ma sarà una lettura piacevole, questo sì. 3 stelline perché il libro è sì gradevole, ma originale quanto il ‘made in china’.


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