Titolo: V for Vendetta
Autore: Alan Moore e David Lloyd
Editore: PMA Intermedia
ISBN: 9771825993006
Genere: Graphic Novel
Prezzo: 5,90 euro
Pagine: 255
Voto:
Trama: La storia è ambientata in una Gran Bretagna futuristica e distopica, in cui un regime dittatoriale ha preso il potere in seguito alla confusione derivata da un conflitto nucleare. Le connotazioni del regime hanno dei chiari riferimenti al modello della politica totalitaria Fascista, con mezzi di comunicazione controllati dal governo, corpi di polizia segreta, campi di concentramento per minoranze discriminate dal punto di vista razziale e sessuale. A questo si aggiunge una forte componente tecnocratica, con richiami al romanzo 1984 di George Orwell (i cittadini sono costantemente monitorati dalle telecamere a circuito chiuso ed ascoltati tramite continue intercettazioni ambientali).
Recensione: Volevo tanto leggere V for Vendetta dopo l’uscita dell’omonimo film, ma il costo proibitivo della graphic novel all’epoca e la successiva scarsa reperibilità nella zona mi avevano sempre impedito di averne una copia. Poi arriva il mio compleanno e guarda caso arriva Hush con il suo pacchetto rigorosamente non incartato e mi cimento così nella lettura intensiva (durata un intero pomeriggio).
V for Vendetta è uno di quei libri (o graphic novel, che è il suo termine corretto) che non si dovrebbe mai leggere DOPO aver visto il film, perché ci si rimane male, così male quando si capisce in realtà è tutta un’altra storia.
Partiamo immediatamente dicendo che V for Vendetta è una distopia (tradotto un genere per cui la sottoscritta letteralmente impazzisce) ovvero, per chi non conoscesse il significato del termine (da non confodersi con ucronia), una storia ambientata in un regime totalitario soffocante che controlla ogni singola azione dei propri abitanti al fine di mantenere il pugno di ferro. Se ancora non si capisse, andatevi a leggere 1984.
Rubo sempre il banner a Ewan, che brutta persona sono.
Evey Hammond è una giovane ragazza che lavora in una delle fabbriche inglesi, nazione assoggettata al governo militare instauratosi in seguito a disordini e guerre. Concludendo di essere abbastanza grande a sedici anni per certe cose e non avendo abbastanza soldi per mantenersi, decide di uscire e prostituirsi per la prima volta (questa parte era troppo politicamente scorretta per inserirla correttamente nel fil, presumo), ma se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo. Evey infatti incappa negli agenti della Buon Costume, dipartimento del Dito, che invece di arrestarla decidono di violentarla in gruppo per poi ucciderla.
Il loro intento non andrà così a buon fine, interrotti da un misterioso uomo che indossa la maschera di Guy Fawkes (Noto anche sotto lo pseudonimo John Johnson, Guy Fawkes era membro di un gruppo di cospiratori cattolici inglesi che tentarono di assassinare con un’esplosione il re Giacomo I d’Inghilterra e tutti i membri del Parlamento inglese riuniti nella Camera dei Lord per l’apertura delle sessioni parlamentari dell’anno 1605. Alcuni storici ipotizzano inoltre che i cospiratori avessero pianificato di rapire i figli del re, non presenti in Parlamento, per spingere alla rivolta anche la classe media. Da allora, ogni 5 novembre, nel Regno Unito e in Nuova Zelanda i bambini vanno in giro per il paese con dei fantocci, recitando una filastrocca, a chiedere soldi da dare ai genitori per comprare i fuochi per il falò) e che recita un pezzo del Macbeth.
Le malvagità della natura in sciami brulican su di lui moltiplicandosi,
fortuna tanto arrise ai suoi dardi dannati che pareva la sgualdrina di un ribelle.
Ma a nulla servì questo, che il prode Macbeth, mostrando di meritare questo nome
sdegnò la fortuna e brandendo l’acciaio, quasi fosse il favorito del valore
si aprì un varco a colpi di spada, fino a che non affrontò lo scellerato
a cui mai strinse la mano o disse addio.
Quell’uomo è V (di cui mai verrà rivelato il nome), un personaggio rivoluzionario, ribelle e ben deciso a mettere fine al regime imposto dal governo. Dopo aver salvato la piccola Evey dai guai in cui lei stessa si è ficcata, la porta su un tetto dove recita:
Ricorda per sempre il cinque novembre, e la congiura contro lo stato.
Ricorda e sta’ attendo che quel tradimento mai e poi mai sia dimenticato.
…e fa saltare tutto in aria fra fuochi d’artificio. Il caso per trovarlo e arrestarlo viene affidato a Eric Finch e al suo aiutante Dominic, che hanno un ruolo decisamente marginale nel fumetto rispetto a quello prioritario del film.
In seguito V prende con sé Evey nella propria abitazione, la galleria delle Ombre, e la protegge. Gli spaccati fra loro sono di lucida follia, come due attori che recitano Shakespeare, in cui Evey è la bambina scema e V il cantore pazzo.
Di V si sa solo che è l’unico sopravvissuto del campo di concentramento di Larkhill, dal quale è scappato provocando un’esplosione con del fertilizzante, e da quel momento la storia si snoda su come uccide tutti i rappresentanti governativi che all’epoca ebbero a che fare con lui.
Il primo a cadere è Lewis Prothero, la voce del Fato (nel film era “la voce di Londra”), a cui viene inoculata la stessa sostanza che fece impazzire V a Larkhill. Seguono il vescovo di Londra, che era l’ex-confessore del campo, con del cianuro (aiutato da Evey travestita da dolce bambina, facendo leva sul fatto che il vescovo è un pedofilo), e infine il medico legale Delia Surridge, amante di Finch. Quando esce da casa di Delia, V incontra ed uccide l’investigatore Derek Almond, la cui moglie Rosa Almond ha un’importanza primaria nella conclusione della storia, nonostante per tutto il tempo sembri far parte di una sottotrama a sé.
In seguito ci viene data una visuale significativa del governo, retto da Adam Susan. Se nel film il leader era evidentemente crudele e spietato, creando così un clima di terrore senza precedenti, nella graphic novel Susan è un personaggio decisamente più complesso e sfaccettato, profondamente innamorato non del potere, ma della propria nazione. E’ un fascista, non nel senso spregiativo del termine, ma di quello storico nato nell’antica Roma. Nonostante sia “il cattivo” è letteralmente impossibile vederlo come tale.
La crudeltà non è di Susan, lo è dei membri del Dito, il Naso, gli Occhi e la Testa, ovvero i componenti della milizia e della polizia. Tutto è governato in realtà dal Fato, una macchina a cui Susan chiede costantemente consiglio e che risponde secondo la logica dei calcolatori. Alla fine del racconto si scoprirà che è stata sempre manomessa da V, creando così un plot hole significativo: se V ha sempre controllato Fato e di conseguenza le decisione di Susan, perché non ne ha approfittato maggiormente e alla fine è morto?
In ogni caso, la parte fondamentale del libro arriva con l’allontanamento di Evey da V. Peter Creedy, il capo del Dito, inizia a mettere insieme una milizia per prendere il posto del leader Adam Susan al vertice del partito che regge la dittatura militare, con l’aiuto del contrabbandiere scozzese Alistair Harper, detto Ally. Evey diventa la compagna di Ally, che viene ucciso dallo stesso Creedy in un regolamento di conti. Lei viene catturata e imprigionata, torturata e schiacciata. L’unica cosa che la fa rimanere in vita è la lettera di Valerie, una donna di Larkhill che scrive le proprie memorie su un pezzo di carta igienica che Evey trova nella prigione. Quando la giovane è pronta ad accettare la morte, viene liberata, scoprendo che è stato V a farle tutto quello che ha subito per prepararla a quello che verrà.
La conclusione del libro la scoprirete leggendo, ma vi spoilero un particolare che nel film è assente: Evey diventa V e prende per strada un altro ragazzo che diventerà ciò che lei è stata per V.
Conclusioni: V for Vendetta è uno di quei libri che ha fatto storia, come 1984 prima di lui. E’ pregno di significati sociali e politici al punto di traboccare, è palese come Moore abbia tratto da quella che è la società odierna i particolari dei suoi personaggi. Lewis Prothero, la voce del Fato, è la voce dei mass media, quella che la maggior parte della persone ignoranti (cioè coloro che ignorano) ascoltano e prendono come oro colato. Il vescovo rappresenta il decadimento ecclesiastico e la pedofilia, mentre la dottoressa indica chiaramente il cinismo alla quale cediamo se qualcuno più forte ci ordina che “è tutto per il bene superiore”.
Quella di Moore è una critica pesantissima, il cui finale lascia diversamente rispetto al film. Se in quest’ultimo ci si sente motivati, pieni di energia e voglia di cambiare le cose, la graphic novel agisce in senso molto meno spettacolare, ma lascia insito dentro di sé quel qualcosa, una certa consapevolezza pronta a maturare.
Quattro stelline e mezzo perché i disegni di Lloyd sono terribili e spaventosamente inglesi.