Non possiamo mettere in dubbio che Vita di Pì è un libro dalla trama semplice e non per nulla sofisticato e complesso, si tratta di un romanzo dello scrittore canadese Yann Martel, racconta la storia di un ragazzo indiano Piscine Molitor Patel e della sua famiglia in viaggio verso il Canada per sfuggire alla Crisi economica in cui si trova l’india nel 1977 del secolo scorso, portando con se l’intero zoo di Pondicherry, di proprietà della famiglia Patel nella speranza di trovare oltre oceano condizioni di vita migliori del loro paese di origine, durante la navigazione la nave Giappone la Tsimtsum è travolta da un violento temporale, di conseguenza la nave affonda nella profondità degli abissi lasciando come unico superstite Piscine e pochi membri dell’equipaggio, durante il naufragio lo sventurato ragazzo indiano si ritrova a bordo di una scialuppa di salvataggio insieme ad una iena, un orango, una zebbra ferita e una tigre dl Bengala chiamata Richard Parker, quest’ultima l’accompagnerà per il resto del suo viaggio, diventando il suo compagno di disavventure attraversando l’oceano pacifico fino in Messico.
Punti a favore:
La storia mette in evidenza la conversione e la grande curiosità del protagonista verso la religione cattolica, mussulmana e indù, l’argomento della fede verrà ripreso più volte durante il naufragio di cui è vittima Piscine mettendo alla prova la sua fede e avvicinandolo al creatore, il punto di forza del racconto è dovuto alla curiosità di sapere come termina il viaggio di questo sventurato indiano se riuscirà a salvarsi oppure meno?
Questo tiene incollato il lettore al libro fino all’ultima pagina, ul’altro elemento a favore è dato non solo dalla grande capacità di adattamento per la sopravvivenza e l’ingegno per riuscire a cavarsela in ogni situazione sfruttando quel poco che si possiede a portata di mano, secondo un mio modesto parere “Vita di Pi” evidenza non solo un viaggio per la sopravvivenza ma nello stesso tempo un viaggio verso se stessi e all’importanza di sopravvivere quando non si possiede nulla di valore se non la vita stessa.
Punti a sfavore:
Yann Martel comincia il romanzo in maniera quasi autobiografica, narrando l’incontro con Piscine Molitor Patel per narrargli la sua tragedia affinché possa ricavarne un libro, rispetto all’idea principale di scrivere un romanzo ambientato in Portogallo non penso sia stata un idea del tutto originale, poi ad un tratto la narrazione diventa monotona, retorica e ripetitiva, del tipo: “pesca del dorado per la sopravvivenza, giorno seguente per la sopravvivenza pesca del dorato”, non credo ci sia molto da raccontare su circa 227 giorni a bordo di una scialuppa di salvataggio, per tale ragione l’autore preferisce aggiungere degli elementi fantastici come l’incontro con un’altro Naufrago rendendo l’evento cruento con la soccombenza di quest’ultimo per la sopravvivenza di Piscine, e la sosta presso un isola galleggiante fatta di alghe carnivore e abitata da suricati, tutto questi elementi fantastici sono aggiunti per condire la narrazione con qualcosa d’innovativo ed evitare di far sfociare il romanzo in qualcosa di noioso.
Conclusioni finali.
La fine del romanzo non posso raccontarla per rispetto di chi sta leggendo il libro e la curiosità di sapere come finisce, nell’insieme vita di Pi è un romanzo scorrevole e piacevole da leggere diviso in piccoli paragrafi, tranne qualche eccezione, forse si riduce spesso ad una relazione sul naufragio di Patel e nulla di più, nell’ultimo capitolo sembra quasi un giallo per svelare un lato amaro di questa tragedia, ma nell’insieme non mi è parso nulla di così innovativo e stupefacente rispetto alla pubblicità mediatica del film al cinema e dai commenti positivi offerti dal sole 24 ore e dal venerdì di Repubblica.