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Recensione: Vita di Pi, di Yann Martel (+ vincitore 3° Giftaway)
Creato il 23 dicembre 2012 da Mik_94Titolo: Vita di Pi Autore: Yann Martel Editore: PiemmeNumero di pagine: 334Prezzo: € 17.50 (in economica, € 10.50)Sinossi: Piscine Molitor Patel è indiano, ha sedici anni, è affascinato da tutte le religioni, e porta il nome di una piscina. Nome non facile che dà adito a stupidi scherzi e giochi di parole. Fino al giorno in cui decide di essere per tutti solo e soltanto Pi. Durante il viaggio che lo deve condurre in Canada con la sua famiglia e gli animali dello zoo che il padre dirige, la nave mercantile fa naufragio. Pi si ritrova su una scialuppa, alla deriva nell'Oceano Pacifico, in compagnia soltanto di quattro animali. Tempo pochi giorni e della zebra ferita, dell'orango del Borneo e della iena isterica non resta che qualche osso cotto dal sole. A farne piazza pulita è stato Richard Parker, la tigre del Bengala con cui Pi è ora costretto a dividere quei pochi metri. Contro ogni logica, il ragazzo decide di ammaestrarla. La loro sfida è la sopravvivenza, nonostante la sete, la fame, gli squali, la furia del mare e il sale che corrode la pelle. Il loro è un viaggio straordinario, ispirato e terribile, ironico e violento, che ci porta molto più lontano di quanto avessimo mai potuto immaginare. A scoprire che la stessa storia può essere mille altre storie. E che riaccende la nostra fede nella magia e nel potere delle parole La recensione E' difficile credere all'amore, chiedetelo a qualsiasi innamorato. E' difficile credere alla vita, chiedetelo a qualsiasi scienziato. E' difficile credere in Dio, credetelo a qualsiasi fedele. Che cosa c'è di tanto strano in una storia incredibile?Pi, sedici anni, ha l'infinito ai suoi piedi, una tigre del Bengala come animale domestico e un turbante sulla testa. Ha la pelle scura, una mente acuta e un animo antico, ma non è né un maharajah, né un principino uscito dalle Mille e una notte. E' un puntino scuro nell'oceano Pacifico. Un mucchietto di vestiti logori e ossa sporgenti che, solo e perduto, si trova a vivere in un mondo che nasce e finisce su una barca in mezzo al blu e che si riflette, nel suo immenso e tragico splendore, negli occhi imperscrutabili di Richard Parker, suo feroce e inusuale compagno di sventura. Il lungo viaggio su un imponente mercantile dall'India al Canada doveva essere, per lui e la sua famiglia, l'occasione di una vita, ma in una notte di burrasca e vento il loro sogno è colato a picco, insieme alle esistenze di tutti i membri dell'equipaggio e allo zoo che aveva assicurato ai Patel denaro, sacrifici, sorrisi. Nel momento in cui, per puro caso, vidi il trailer dell'ultimo film di Ang Lee, seppi che il romanzo che l'aveva ispirato sarebbe dovuto essere mio. Il film, con una manciata di attori sconosciuti, uno “schermo verde” e tanta magia, appariva come la quintessenza di un cinema per grandi e piccini accorto più che mai alle emozioni e alla meraviglia, il tutto amplificato da un crescendo di melodie, colori ed effetti speciali. Debuttata recentemente nelle sale, l'omonima pellicola, che spero di vedere il prima possibile, è stata stimata dai maggiori critici cinematografici, infatti, come un nuovo, atteso approdo ad un cinema per ragazzi più attento alla sostanza, che alle mode e alle tendenze odierne. Un ritorno alle storie avventurose di Salgari e Verne, un Piccolo Principe trasferito sul pianeta terra, con una tigre – e non una rosa – da custodire, una fiaba alternativa per questo Natale alternativo: questo, per lo meno, è quello che mi sarei aspettato io!Richard Parker è rimasto con me. Non l'ho mai dimenticato. Lo vedo ancora nei miei sogni. Il più delle volte sono incubi, ma incubi colorati d'amore. Com'è strano il cuore umano.. Il romanzo di Yann Martel è molto di più e molto di meno. Come tutti i classici, moderni o ormai assodati, divide i lettori, anche se, negli anni, le innumerevoli copie vendute e i tanti elogi l'hanno reso universalmente apprezzato: quasi intoccabile. Un'opera all'apparenza tanto lineare e semplice, almeno nel mio caso, si è rivelata, infatti, molto più ostica e impervia del previsto. Un racconto di formazione con scene forti, dettagli meticolosi, qualche asperità linguistica, complesse sovrastrutture e tenui sfumature che, come l'invisibile per Antoine de Saint – Exupéry, sono apparentemente invisibili agli occhi. Ma se da una parte le radici filosofiche e le sottili suggestioni di Martel non riescono a conferire a Vita di Piquel tocco di spettacolare avventura che le immagini del film lasciano immaginare, dall'altra il suo essere poeta, zoologo e maestro di vita insieme sono capaci di rendere alcuni lunghi e densi capitoli del libro parte di una sorta di accurata lezione universitaria, tenuta da un maestro dell'intrattenimento al pari dei nostri Benigni e D'Avenia. E così, io, che a un'interessantissimapuntata di Voyager ho sempre preferito una bella sitcom americana senza senso, sono riuscito a riscontrare all'interno del romanzo, nonostante la presenza di maggiori e più lenti approfondimenti, lo stesso amore per la natura e lo stesso stupore che riempiva d'incanto La mia vita è un zooe Acqua per gli elefantiIl libro ha il difetto di essere un apologo che, in nome dell'amore per l'alta letteratura, rinuncia alla leggerezza che il genere aveva originariamente nel mondo latino, ma, soprattutto e al di là di ogni critica, ha la grande abilità di essere un dialogo interconfessionale, che spiega la vita e la religione attraverso la voce di un bambino e che fa di moschee, sinagoghe e chiese un unico grande tempio; che rende uomini e animali parte di un'unica e solidale famiglia e spiazzanti colpi di scena strumento di superbe e geniali allegorie. Tante pagine si lasciano divorare come le tartarughe marine e i pesci volanti che il mare offre al protagonista, altre scorrono limpide come l'acqua, altre ancora invece sommergono di informazioni cavillose e dati tecnici che coloro che si limitano alla conoscenza superficiale di gatti, cagnolini domestici o ruote di scorta da sostituire potrebbero reputare troppo per un libro solo. Eppure, arriva il finale e tutte le nostre impressioni cambiano. Crudele, realistico, splendido. Vita di Pi, in conclusione, è un libro che non arriva con immediatezza, ma che, indubbiamente, lascia orme profonde sulla spiaggia dei nostri ricordi. E' un atto di sfida e di coraggio che dà al lettore, come nel recente e intrigante film The Words, la possibilità di scrivere il suo personale epilogo, di scegliere tra due varianti della stessa storia quella più congeniale al suo cuore. Carezze o graffi... Sogno o incubo? Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicali: Mika – Underwater
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