Titolo: V.M. 18
Autore: Isabella Santacroce
Editore: Fazi
ISBN: 9788881128273
Numero pagine: 491
Prezzo: 17,50 euro
Voto:
Trama: All’interno di collegiali ambienti dal decadente ed eccentrico fascino, la libertina-criminale-esteta quattordicenne Desdemona, in compagnia delle altrettanto perverse e licenziose coetanee Cassandra e Animone, si sollazza tra orge e delitti, bevendo l’allucinatorio cocktail Reietto, e divertendosi a drogare talune vittime iniettandogli nei globi oculari il potente Acido Viperinico Liquido. Tali imprese crudelmente voluttuose si compiono sotto il nome del Manifesto Delle Spietate Ninfette, di cui fanno parte le tre feroci e lussuriose fanciulle, abitanti insieme la Stanza Furente, e dedite al massacro di ogni purezza. Le integerrime collegiali, le malfatte istitutrici Polissena e Pelopia, l’altera direttrice Andromaca, la burrosa insegnante Giocasta, il consorte custode Agamennone, i dotati diciottenni Creonte e Minosse che frequentano il conservatorio poco distante, tutti sono in ostaggio delle Spietate Ninfette che, traendone cospicui profitti, li condurranno dentro giochi colmi di scellerate turpitudini.
Recensione: Non sarò breve (cit).
Partiamo subito dal dire che questo è uno di quei libri che si piazza nella terra della mia mente denominata libri MEH, ovvero quei libri che non so dire se mi siano piaciuti o meno e per par condicio ricevono tre stelline al posto di dodici o meno quattro. Il che mi dispiace molto, perché sono fermamente convinta che V.M. 18 meriti sostanzialmente una critica o una lode netta.
Mentre leggevo, sono stati in molti a palesare le loro opinioni in merito, chi definendo l’autrice un genio, chi vessandola. A me spiace per lei, ma non ritengo che sia un genio, in alcun modo, così come non sono d’accordo con chi la insulta. Parlando terra terra, il genere di questo libro (che potrebbe essere erotico – sicuramente più erotico di 50 sfumature di fuffa – o anche horror se andiamo a vedere) è definibile con il termine torture porn, sottogenere letterario dell’horror (che io gradisco a piccole dosi) in cui un vero genio quale è Garth Ennis si è da poco ristabilito con opere come Crossed, Crossed 2 o Caligola di David Lapham (autore a sua volta di Crossed 2). Inoltre l’attingere a piene mani da le 120 giornate di Sodoma del Marchese de Sade fa fare diverse domande sull’originalità dell’opera.
Trovo che se V.M. 18 fosse stato concepito come una graphic novel, piuttosto che come un libro, avrebbe avuto un successo mondiale. Lo dico nonostante non abbia mai letto nulla di Isabella Santacroce prima d’ora e quindi questo libro è stato un avvicinarmi al suo stile che definire barocco è dir poco.
V.M. 18 inizia con una dedica che ho trovato abbastanza divertente, ovvero “A mio marito, Dio Onnipotente“. Io sono atea e se dovessi scegliere qualcosa in cui versare la mia fede probabilmente sceglierei i miti di Cthulhu, per cui tale dedica non mi ha minimamente turbata, ma comprendo benissimo chi ha affermato di essersi sentito offeso da tale scelta di parole, probabilmente mancando totalmente il captamento dell’ironia dell’autrice.
Partiamo però dai personaggi che abitano questo universo senza nome e senza tempo (non c’è una collocazione spazio temporale precisa, se all’inizio pare ottocentesca e inglese, alcuni termini la fanno pensare moderna e italiana), personaggi che hanno invece nomi mitologici, a partire dalla protagonista, la perversa Desdemona (che significa dal destino avverso”, o “nata sotto una cattiva stella”).
Ella ci viene descritta fisicamente come una quattordicenne dal fisico acerbo e perfetto, con lunghi capelli neri e labbra color del sangue a formare un cuore… e io subito ho pensato che l’autrice si sia voluta rappresentare (beata lei che a 42 anni può vantare il viso di una ragazzina, oserei dire).
Isabella Santacroce e la palese somiglianza con il personaggio di Desdemona
Non che sia un male, ma onestamente ci ho visto parecchio ego in questo libro. Tutti gli altri personaggi che ruotano intorno a Desdemona, a partire dalle altre due Spietate Ninfette Cassandra e Animone, sembrano infatti ruotare intorno a lei dimostrando una profondità psicologica e una personalità prossima allo zero. Questo è uno dei primi grandi difetti che ho trovato nel libro (e che ho raffrontato a le 120 giornate di Sodoma), compresa la palese bisessualità di tutti i personaggi. Non che voglia sembrare scortese, ma mi sembra francamente impossibile che ogni personaggio possa essere bisex (e dire che sono abituata a libri gay dove tutti gli uomini diventano omosessuali nel giro di quattro capitoli o meno) e totalmente incapace di resistere alle grazie dell’avvenente Desdemona.
I PERSONAGGI
Desdemona seduce tutti: Serpedonte il cane, le compagne Cassandra e Animone, i giovanotti del conservatorio Creonte e Minosse, Andromaca la direttrice sessantenne, Coronide-la-Vibrante, Giocasta l’insegnante (anche se non riesce a insidiarla sessualmente in quanto unica che offre resistenza), Agamennone marito di Giocasta e Alastor il cane del custode Agamennone.
La storia poi alle volte traballa e si regge poco in piedi: i genitori di Desdemona mai una volta si accorgono di ciò che la figlia compie in casa (figurarsi al collegio) tipo farsi montare dal cane Serpedonte (zoofilia), vengono diffusamente compiuti stupri da parte delle tre giovani, ma nessuno sembra farci caso. Ogni sera le succitate fanciulle organizzano orge nella loro camera da letto (la Stanza Furente) e nessuno se ne accorge. La povera Diomedea-l’Antiestetica-Evangelica, iniziata alla pratica della coprofagia dalle tre Spietate Ninfette, non si lamenta mai? Per quanta paura possa avere di essere accusata di un furto che non ha compiuto (ma soggiogata a credere di averlo compiuto per sonnambulismo) accetta passivamente di mangiare le feci di chiunque entri nella Stanza Furente e di venire brutalmente drogata e stuprata ogni notte?
La brama di Desdemona di distruggere tutto (pur onorando religiosamente Dio, a cui aspira di esser moglie) e tutti, come succede al feto di Coronide o alle gemelle Tecmessa e Telefassa, brutalmente seviziate e uccise sempre in nome del torture po— del Manifesto delle Spietate Ninfette, non risparmia nessuno. Arriva al punto di sedurre la sessantenne Andromaca, direttrice dell’istituto, palesandoci quindi davanti un personaggio inizialmente irreprensibile e poi una vecchia pedofila che pratica furioso sesso orale alla quattordicenne Desdemona.
Insomma, il tutto è un po’ MEH.
Desdemona è il classico tipo di persona che la medicina definirebbe semplicemente schizofrenica e con problemi di ipersessualità riconducibili alla ninfomania. Il fatto che operi in un ambiente in cui nessuno si accorge minimamente del suo stato non fa che accrescerlo, sfociando poi in deliranti tesi sul libertinismo di cui parlerò più avanti.
L’INCIPIT
Già in tenera età mi dilettavo a deliziarmi, praticando con dovizia eleganti autoerotismi. Nei tediosi pomeriggi usavo titillarmi la fichetta, traendone un tale godimento da ringraziare il corpo per l’esaltazione che compiva sui miei sensi. Era gesto verso l’infinito la ricerca dell’orgasmo: nella prodigiosa inconsapevolezza dell’infanzia, io bramavo raggiungere l’immenso. Esisteva in me questo distacco dalla vita e dai suoi partecipanti, per entrambi nutrivo una pacata indifferenza, appena scossa da qualche accenno di disgusto. Sedevo composta sul bordo del letto con indosso una graziosa vestaglietta da notte, la prima volta che il sensuale piacere mi colse: avevo da poco compiuto sei anni, quando allargando le cosce iniziai a masturbarmi, scostando la seta arricciata di quel soffice e sfarzoso abituccio. (La mia genitrice adorava abbigliarmi da bambola, scegliendo indumenti ricchi di fiocchi, i quali conferivano al mio aspetto d’infante, una peccaminosa e attraente malizia).
I CONTENUTI
Come ho già detto, il genere del libro e di conseguenza i contenuti, riguardano il torture porn. Abbiamo quindi personaggi privi di morale (le Spietate Ninfette), le pratiche sessuali (perversioni, masochismo, sadismo, ninfomania, coprofagia, zoofilia, pissing, rimming, masturbazione, uso di oggetti esterni), le patologie (pedofilia e gerontofilia. A un certo punto viene pure accennata la necrofilia, momento in cui Desdemona si trova di fronte al cadavere di Pelopia e desidera profanarlo), il piacere legato agli omicidi, le torture (fisiche e psicologiche), l’uso di sostanze stupefacenti (Cocktail Reietto e l’Acido Viperinico Liquido, quest’ultimo viene iniettato nelle pupille e ancora mi chiedo come facciano a vederci dopo tutte le siringate che si fanno) e l’orientamento sessuale imposto (bisessualità).
Il romanzo esalta la visione femminista della donna, ritenuta superiore all’uomo che invece viene dipinto come essere stupido e ignorante buono solo a soddisfare i libertini istinti della femmina. Il padre di Desdemona è fisicamente imperfetto, il custode muore, Creonte e Minosse sono comparse usati solo come oggetto sessuali dalle ninfette e Agamennone, nonostante la prorompente sessualità, soffre di eiaculazione precoce ed è uno che corre dietro alle quattordicenni.
I cani Serpedonte e Alastor vengono ritenuti più importanti delle figure maschili.
Permea inoltre un’atmosfera di sacralità e devozione a Dio (e si noti che non ho usato termini quali devozione cattolica o devozione cristiana) tanto cara alla Santacroce, che Desdemona rivoluziona a suo modo creando una nuova visione dei principi divini, forse per avere moralmente una scusa per i crimini che commette. Ella desidera infatti essere moglie di Dio, avere Gesù come amante , ma per ironia della sorte, utilizza la statuetta di una Madonna per stuprare Diomedea.
LO STILE
Lo stile della Santacroce è barocco, opulento, quasi settecentesco. Ha un modo di gestire la linguistica fuori dal comune, rendendo eccezionale ciò che non lo è, indubbiamente è in grado di affascinare e portare il lettore fino alla fine.
Un difetto immenso invece è quello che ho definito “copia e incolla“: intere parti di testo vengono riprodotte più e più volte per introdurre gli stessi personaggi, facendo sprofondare nella noia e frustrazione. Dopo quindici volte che veniamo informati che una delle Ninfette ama leggere al contrario i libri pungendo le lettere con uno spadino a forma di croce… SI’, HO CAPITO GRAZIE.
IL LIBERTINISMO E LE 120 GIORNATE DI SODOMA
Dalla mia lettura di V.M.18 sono nate anche accese discussioni che mi hanno portata a riflettere alla somiglianza con le 120 giornate di Sodoma di de Sade e il libertinismo in generale.
Partendo dal primo punto: credo sia palese come la Santacroce si sia ispirata all’opera sadiana, riprendendone le pratiche sessuali con conseguenti omicidi. A suo favore c’è il fatto che V.M.18 non è solo un elenco di pratiche sessuali perverse, ma è una storia comunque interessante e che lascia un finale aperto. Non c’è necessariamente una morale di fondo e fa un tentativo (perché non è un’esplorazione vera e propria) di mettere a nudo l’animo umano.
Riguardo al libertinismo, tanto citato nel libro, trovo parecchie pecche e imprecisioni non tanto dovute alla Santacroce, ma alla filosofia stessa (di cui de Sade era massimo esponente). Le stesse pecche le ho trovate nell’opera sadiana sia chiaro e nonostante sia *sorpresa sorpresa* in parte d’accordo con alcuni aspetti del libertinismo, ne depreco la forma violenta che poi è alla base di entrambe le opere.
Insomma, va bene essere egoisti e pensare a sé stessi, ma su una cosa sarà sempre in disaccordo: qualunque cosa causi danno ad altri è da deprecare. Senza un minimo di morale siamo solo bestie.
DEDICA
“Al meraviglioso ewano che si è palesato nella sua avvenente fisicità per consegnarmi questo libro.” – cit. Ewan
“…e che mi ha fatto leggere l’incipt ad alta voce in metro.” cit. mia