Tra i personaggi più iconici dell'universo Marvel senza dubbio c'è da menzionare il carismatico Wolverine, un supereroe che nel tempo non smetterà mai di attirare al cinema migliaia di fan affezionati e per questo considerato una gallina dalle uova d'oro.
Hollywood torna a sondare l'amore dei fan per il mutante X-Men con Wolverine: L'Immortale e per farlo si affida ancora una volta al suo storico interprete, Hugh Jackman, questa volta il burbero Logan se la vedrà con una cultura non sua, in un paese a lui ostile e con avversari molto meno mutanti del solito, ma non meno pericolosi.
Dopo il flop del primo spin-off del 2009 intitolato X-Men Origins: Wolverine, la 20th Century Fox ha pensato bene di cambiare registro ed affidare la rinascita del personaggio alle mani di James Mangold, un regista che con Quel Treno per Yuma del 2007 si è creato una lunga schiera di ammiratori.
Il cambio di direzione rispetto a quella di Gavin Hood si vede e come, Wolverine: L'Immortale è meno corale, più intenso e con attenzione maggiore al personaggio stesso di Wolverine che per la prima volta si trova a dover lottare contro il dolore e la paura di morire, una mossa che lo rende più vulnerabile e per questo più amabile.
L'azione c'è e viene dosata molto accuratamente per tutta la durata del film, la presenza minima di altri mutanti rende Wolverine: L'Immortale molto più personale ed intimo, un vero e proprio spin-off lontano dal roboante primo capitolo di Hood.
Anche se sicuramente migliore qualitativamente rispetto al primo capitolo, Wolverine: L'Immortale non è esente da critiche a cominciare dalla quasi completa assenza di ironia, una pecuniarità molto familiare nel personaggio.
Alcuni discorsi sembrano fin troppo costruiti e privi di importanza ai fini del risultato finale, alcuni combattimenti sembrano pressochè surreali, si parla di un cinecomic vero, ma veder spuntare ninja all'infinito sembra più da videogame che da cinecomic.
La scelta del cast è chiaramente legata alla location, molti infatti gli attori giapponesi impegnati al fianco dell'inossidabile Hugh Jackman, opinabile quella legata alla Svetlana Khodchenkova per la temibile Viper, una scelta infelice che finisce per rendere il suo personaggio avaro di interesse.
Sempre ammirabile il fascino di Hugh Jackman che si tratti di un canterino come in Les Misérables o di un mutante sempre e comunque arrabbiato come nel caso di Wolverine, il suo fisico possente e quello stile inconfondibile sono oramai parte del personaggio, diciamo alla Robert Downey jr per Iron Man.
Ottimo passo in avanti per gli effetti visivi, scene chiave come quelle dell'esplosione della storica bomba atomica a Nagasaki e del combattimento contro il temibile Silver Samurai sono la riprova che il 3D non è sempre necessario e che a volte la spettacolarità se ben mostrata diventa gioia per gli occhi.
In conclusione posso affermare che finalmente l'iconico Wolverine ha avuto lo spin-off che meritava, un film intimo che non pensa semplicemente a mostrare i muscoli, ma che regala una storia ben costruita e dei personaggi che hanno obiettivi molto più mirati che la "semplice" distruzione del mondo.
Non esente da critiche, Wolverine: L'Immortale è il film che lega perfettamente la voglia di blockbuster e quella di cinecomic vecchio stile con un occhio rivolto verso il progetto più ampio legato al franchise X-Men, ma senza strafare.
Vi raccomando non andate via subito e godetevi la solita scena finale dopo i titoli di coda in pieno stile Marvel.
di Frenck Coppola