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[Recensione] Zia Antonia sapeva di menta di Andrea Vitali

Creato il 06 dicembre 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Zia Antonia sapeva di menta di Andrea VitaliTitolo: Zia Antonia sapeva di menta
Autore: Andrea Vitali
Editore:
Garzanti
Anno:
2011
ISBN:
9788811683919
Formato:
rilegato
Lingua:
italiana
Numero pagine:
147
Prezzo:
€ 13,90
Genere: Narrativa
Voto: [Recensione] Zia Antonia sapeva di menta di Andrea Vitali


Trama: [dal risvolto]
“Aglio, cipolle, rape, ravanelli e porri sono verdure indigeste che non diamo mai agli ospiti della casa!” Suor Speranza ne è sicura: nel minestrone che ha distribuito ai pazienti della Casa di Riposo di Bellano l’aglio non l’ha fatto mettere di sicuro. Allora come mai Ernesto Cervicati, entrando nella stanza di zia Antonia, ha sentito quell’odore, invece dell’aroma inconfondibile e fresco della menta? Ernesto conosce bene il rassicurante profumo delle mentine di cui è golosa la sua anziana parente. Certo meglio di suo fratello Antonio, che della zia non ha mai voluto saperne: gli interessava molto di più Augusta Peretti, una trentacinquenne ossigenata e vogliosa, nonché figlia di salumiere. Ernesto invece aveva accolto zia Antonia in casa sua e l’aveva accudita per tre anni, finché lei, un po’ per non gravare troppo sul nipote, un po’ per pudore, aveva deciso di trasferirsi all’ospizio. Quel sorprendente odore d’aglio è un piccolo enigma. Forse è l’indizio di qualcosa di più grave. A indagare, oltre a Ernesto e all’energica suor Speranza, si ritrova anche il dottor Fastelli, medico dal carattere gioviale ma di grande sensibilità. Intorno a questo profumato mistero, Andrea Vitali costruisce un romanzo carico di tenerezza, una di quelle storie che, come zia Antonia, ti accarezzano in un fresco abbraccio. Per poi regalarti, alla fine, una sorpresa.

Recensione: L’intreccio è costruito intorno a comuni ingredienti di cucina e a brevi capitoli che diventano pretesto per tratteggiare personaggi che sono  maschere proprie della commedia dell’arte. E infatti c’è molto teatro in una storia che assume i contorni di una messinscena colorata e spassosa. Se abbiamo la ventura di vivere in centri piccoli, sarà facile riconoscerli: ecco il bidello Antonio e la moglie Augusta, il nipote Ernesto, suor Speranza, il dottor Fastelli. Ciascuno di noi può attribuir loro un volto. Si tratta di individui che fanno comunità e paese, i quali diventano a loro volta quadro d’insieme e personaggi (la comunità e il paese, intendo).

Il nocciolo della storia sono una questione ereditaria il cui centro è zia Antonia, e un estratto di conto corrente che non si trova. In sottofondo emerge una situazione nella quale nessuno vorrebbe trovarsi, fatta di carte bollate, avvocati, ricorsi e contro ricorsi, foriera di implicazioni drammatiche se non da telenovela.

La trama si snoda in divertenti equivoci e nella corsa contro il tempo per ingraziarsi la zia e dimostrare di essere più furbi e più scaltri di altri, tessendo trame che si sovrappongono, senza pensare alle trappole allestite dal destino. Destino che ci mette del suo nel costruire una divertente commedia degli equivoci, in cui viene posta in ridicolo l’intraprendenza spiccia di chi non si ferma davanti a niente.

Nel complesso il romanzo assume la struttura di una favola moderna in cui la palma della vittoria spetterà a colui che avrà superato la prova, dimostrandosi, se non il più scaltro, il più accorto. Lettura ideale per rinfrancarsi lo spirito (che in questi tempi ci vuole).

 


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