“Il Record Store Day del 21 aprile, serve a far viaggiare a ritroso nel tempo sia chi ricorda con nostalgia, sia chi è cresciuto con la musica nel telefonino e non sa cosa significa appoggiare delicatamente la puntina sui solchi e sentire il fruscio che per pochi, ma lunghissimi istanti, precede l’inizio della canzone.
Nata nel 2007 negli Stati Uniti, la giornata del negozio di dischi è diventata negli ultimi anni un evento mondiale per l’intero settore. Un giorno in cui il download digitale, la musica ascoltata attraverso i lettori mp3, viene dimenticata per tornare al caro vecchio disco in vinile (con un pensiero anche al Cd, ormai anch’esso moribondo). Si celebra il piccolo negozio sotto casa (stile “Alta Fedeltà” di Nick Hornby, ricordate?), quello del negoziante appassionato che si ferma a chiacchierare di blues, di progressive, di quando ascoltare musica era un rito spesso solitario, da vivere con la copertina tra le mani, osservando le foto, leggendo i testi senza lente di ingrandimento. Un avvenimento che ormai coinvolge oltre 300 artisti con le rispettive etichette che dedicano al grande giorno delle edizioni speciali: Iggy Pop è l’ambasciatore ufficiale, ma si va da Eddie Vedder dei Pearl Jam a David Bowie, dagli Arcade Fire a Leonard Cohen fino ai Wilco; persino gli Abba o l’ultima “sensation” Indy-pop internazionale Lana Del Rey. Bruce Springsteen (che pubblicherà un singolo per l’occasione), ha invitato i suoi fan a comprare il recentissimo “Wrecking Ball” in un negozio locale evitando le grandi catene o il download”
Luca Raimondo per Il Fatto Quotidiano
E’ lì che ho comprato il vinile triplo di Nick Drake, giungendo alla cassa e scoprendo che il proprietario negli anni ’80 era stato in visita alla casa della sua famiglia per sapere dai genitori qualcosa del loro figliolo in una epoca in cui le biografia di autori misconosciuti non si potevano sapere se non così, con quella sensazione di intima fratellanza che la condivisione del segreto di Nick Drake concede a chi ne è innamorato.
E’ lì che ho comprato “Closer” dei Joy Division quando nessuno ancora se li cacava tanto che fui l’unico a farmi firmare con dedica il vinile da Peter Hook durante un dj set alla presenza di un gruzzolo di sballati che avrebbe ballato anche “Bandiera Gialla” se pompata con dei bei bassi, con tanto di “Love Will Tear Us Apart” che parte subito dopo con gesti d’intesa ripetuti tra uno dei bassisti più leggendari di sempre e il sottoscritto (documentato da un video e testimoni oculari).
E’ lì che ho passato pomeriggi interi a impolverarmi le dita e a sbavare su dischi che mi hanno salvato cambiato la vita, nel percorso tra la facoltà e casa, quando un giorno mi accorsi di un piccolo negozio di dischi e dopo un po’ di tempo notai una serranda abbassata per sempre (e su Street View di Google Maps è ancora così) ed oggi riaperta e trasformata nell’ennesimo negozietto d’abbigliamento del cazzo.
Per tutto il resto a Firenze c’è lo storico “Rock Bottom” di Via degli Alfani, uno dei luoghi, oltre che negozi, più incredibili di Firenze nonchè l’unico negozio in cui non ho mai e poi mai trovato qualcosa di spiacevole all’udito o banale per la vista e il “Data Records 93″ di Via dei Neri, ex “Contempo” che fu oltre che negozio etichetta discografica che ha prodotto album di gruppi come Christian Death, Clock DVA, Diaframma, Litfiba, Pankow e altri. Luoghi animati da una passione smodata per la musica, in cui dopo tre secondi che siete entrati nel negozio il proprietario sa meglio di qualsiasi psicoterapeuta, veggente o madre chi siete, che gusti avete e se siete dei buoni esseri umani (questo si decide ufficialmente quando si propone l’acquisto di un vinile alla cassa, che può essere negato o pesantemente sconsigliato pena risolini ogni volta che tornerete). Questi sono i luoghi della mia personalissima geografia fiorentina.
Oggi è il “Record Store Day”, fate anche voi il vostro dovere.
“Come fa uno senza interesse per la musica a gestire un negozio di dischi?”
Nick Hornby