Il re Juan Carlos ha abdicato. La monarchia (messa al potere nel 1975 dal regime fascista del generalissimo Francisco Franco), che in questi quasi 40 anni di democrazia oligarchica ha rappresentato al meglio gli interessi borghesi, ha ritenuto opportuno cambiare sovrano in un momento ben preciso. E’ evidente che i poteri forti spagnoli sono nervosi di fronte alla crescita dei movimenti di protesta dei lavoratori e occorre quindi rinnovare l’immagine di questa istituzione retrograda che garantisce la stabilità dei loro privilegi.
Pensiamo solo alle recente elezioni europee con l’incremento della sinistra combattiva: la lista “Podemos”, sorta dal movimento degli indignati e che rivendica il controllo pubblico sulle banche, ha raggiunto di colpo l’8% e la coalizione della sinistra unitaria, egemonizzata dal Partito Comunista Spagnolo (PCE), ha quasi raggiunto il 10% dei consensi. E questo nel contesto di un crollo del Partito Socialista Operaio di Spagna (PSOE) che è da considerare, drammaticamente, un partito monarchico tanto quanto il Partito Popolare (PP).
L’abdicazione del re deve passare al vaglio dal parlamento spagnolo, e ciò potrebbe diventare problematico nel caso in cui queste le forze politiche a sinistra della socialdemocrazia, dichiaratamente repubblicane e anti-monarchiche, dovessero in futuro crescere anche sul piano nazionale. Senza contare le organizzazioni repubblicane che agiscono fuori dai parlamenti, e il senso di generale disprezzo – soprattutto fra le nuove generazioni – per questa aristocrazia parassitaria che è una vergogna possa ancora esistere nel XXI secolo.
I comunisti e i repubblicani spagnoli sono prontamente scesi in piazza per chiedere la convocazione di un referendum popolare che stabilisca la fine del regno ed elezioni anticipate per un’assemblea costituente della Terza Repubblica, che riprenda in mano quel tricolore che sventolava prima della guerra civile e della dittatura franchista e per il quale combatterono anche gli antifascisti svizzeri e ticinesi, fra i quali si contavano anche dei militanti del Partito che ho oggi l’onore di rappresentare.