I Red Fang tornano al Traffic per la quarta volta in quattro anni. Chissà se hanno avuto modo di vedere qualcosa al di là del quartiere Tor Tre Teste nelle loro varie visite alla capitale. Sono tentato di chiederglielo mentre li vedo in pre concerto che sorseggiano birrette seduti al tavolino del bar-tabacchi che sta lì dietro. Se il locale sulla Tiburtina è un po’ casa loro, di sicuro lo è anche per noi del blog: alla cassa dico che ho un accredito per Metal Skunk e mi fanno passare saltando la fila manco fossi un parlamentare della Repubblica, sensazione inebriante, deve essere così che fa Briatore quando va al Billionaire. A causa cazzi vari si è fatto tardi e mi perdo tutti e due i gruppi in apertura, in compenso l’atmosfera nel giardino è rilassatissima, tutti a godersi quel minimo di fresco dopo una giornata con temperature infernali. Si chiacchiera amabilmente di puttanate varie e si sbevazza mentre l’esimio Livio di Nerdsattack dispensa gossip a dir poco sconvolgenti (irriferibili in questa sede). Ti accorgi che le scuole hanno chiuso perché ci sono più pischelli rispetto al solito, non parlo di gente sotto ai trent’anni, dico proprio ragazzini in età scolare. Uno di loro notando che c’è gente che fuma le sigarette truccate viene mandato in avanscoperta dagli amici a chiedere informazioni per eventuali acquisti, che tenerezza. La folla comincia a rientrare nella sala perché i quattro scoppiatoni di Portland stanno per salire sul palco.
Non so quante volte ne abbiamo parlato ma vale la pena ripeterlo: i Red Fang dal vivo spaccano di brutto. Pescando il meglio dei tre album pubblicati riescono a mettere insieme una signora scaletta (pressoché identica a quella dell’ultima volta, ma mandata in shuffle), in più a ‘sto giro suonano pure un inedito parecchio fico (Seasick mi pare si chiamasse) che riceve un’accoglienza pari ai pezzi più noti. C’è poco da dire, ci sanno fare, riescono ad avere una presa sul pubblico del tutto particolare. Non è che la gente reagisca così a qualsiasi band, tutte le volte che li ho visti il concerto si è trasformato in una sudata apocalittica e succede anche stavolta. I fan più giovani ed esagitati fanno partire un circle pit che sarà pressoché ininterrotto per tutta la durata dello show. Questa faccenda che ci siano i ragazzini non è da sottovalutare, l’età media ai concerti si sta alzando parecchio e in quest’ottica i Red Fang svolgono una funzione sociale importantissima: mietono anime fresche da consegnare al demonio, qui si reclutano i satanisti di domani. Il set dura un’ora secca a cui si aggiungono un paio di pezzi per il bis finale che manda tutti a casa. “Band tritatutto con la giusta dose di balordaggine” conviene un mio sodale a fine concerto, analisi lucidissima. A questo la speranza è per un nuovo album il prima possibile e ulteriore appuntamento qui anche per l’anno prossimo. Stessa spiaggia, stesso mare.