Photo credit: torre.elena / Flickr / CC BY-SA 2.0.
Proposta del Pd sul reddito minimo garantito. Uno degli emendamenti a firma dei democratici, firmato da diciassette senatori, propone di inserire nella legge di stabilità anche il capitolo sul contestato reddito minimo garantito. L’Italia è l’unico paese in Europa, oltre alla Grecia a non avere un sistema del genere e la polemica era stata rintuzzata negli scorsi giorni anche da Beppe Grillo e dal Movimento Cinque Stelle. Ora un emendamento parlamentare democratico (con la partecipazione anche di due senatori di Scelta Civica), cerca di mettere una soluzione, con la proposta di una sorta di esperimento e 400 milioni di euro di finanziamento. Il primo firmatario dell’emendamento, Francesco Verducci, parla della bontà della proposta: “riprende lo studio del gruppo istituito dal Ministero del Lavoro a giugno e ci crediamo molto, faremo di tutto per farlo passare. Questa è una battaglia che può essere vinta, per introdurre uno strumento che può dare risposte e che potrebbe rappresentare una grossa possibilità di fare ripartire la domanda interna. Basterebbe alzare la tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 22%“. L’emendamento sul reddito minimo garantito è intanto passato per ammissibilità dalla commissione Bilancio e verrà quindi presentato in aula. Lo strumento proposto, similare al reddito minimo garantito, si chiamerà Sia, “sostegno per l’inclusi attiva”. Il piano prevederebbe l’integrazione del reddito delle famiglie al di sotto della soglia di povertà assoluta, con un costo che si aggirerebbe attorno ai sette miliardi di euro. Come detto, la proposta di una legge sul reddito minimo garantito era stata già fatta dal Movimento Cinque Stelle, con l’idea di un “reddito di cittadinanza” con una soglia di reddito di 600 euro mensili garantiti a tutti, con un’adeguata integrazione per le famiglie composte da più membri. Costo del finanziamento: 19 miliardi di euro.