Ma qui, ad ovest di Paperino, non solo non esiste il reddito minimo, ma per la disoccupazione si arriverà a spendere lo 0,13% del Pil, quasi dieci volte di meno del luogo meno generoso d’Europa. Che disastro, anche perché solo ad accennare al tema il grande capo Testadilegno, succeduto a ras Gambadilegno, tace e fa il mendace, mentre la ministra con l’anello al naso e la lacrima all’occhio dice alle operaie in che cassa integrazione che semmai ci fosse qualcosa di simile al reddito di cittadinanza allora ce ne staremmo con le mani in mano a “mangiare pasta al pomodoro”.
C’è da rabbrividire perché qui oltre all’incompetenza evidente e alla menzogna sordida, c’è anche il disprezzo per la popolazione che si vorrebbe governare. Purtroppo non è sola: sebbene l’Europa abbia incoraggiato il reddito minimo fin dal 1992, qui ad ovest di Paperino la cosa è vista con sospetto. Dai partiti, praticamente tutti, che temono una perdita di influenza su quel welfare tutto nostro che si chiama voto di scambio e persino dai sindacati sono contrari per l’ovvia ragione che ci toglie loro potere. Per non parlare di una classe dirigente più generale che ragiona anzi sragiona per frasi fatte e per luoghi comuni. Davvero l’Europa è lontanissima e i paperi sedicenti salvatori della patria impazzano.
Per chi volesse approfondire un minimo il tema ho preparato una semplice tabella Reddito minimo in Europa, simile all’immagine del post, tanto per dare un’idea di ciò di cui si sta parlando. Ho omesso Svezia e Finlandia dove il reddito minimo viene pagato anche a chi lavora nel caso non raggiungesse una soglia minima, diversa a seconda delle regioni. , ma comunque intorno ai 13 mila euro l’anno. E così pure ho tralasciato Spagna e Portogallo in cui il reddito minimo è stabilito anno per anno (circa 8000 mila euro nel 2011) che funge anche da salario minimo e in cui sono le Regioni ad occuparsi in via diretta dei sussidi.