Il 1840 può considerarsi come un anno spartiacque nella vita e nella produzione di Robert Schumann. Sposa Clara Wieck, pianista e figlia del suo maestro, incontra Liszt, dalla cui energia rimane affascinato, e dà inzio a una nuova fase della sua produzione: non più solo composizioni per pianoforte ma Lieder, musica sinfonica e da camera.
Inizia così un periodo tanto felice quanto breve. Già nel 1844, infatti, cominceranno a manifestarsi i primi sintomi di quella depressione che, pochi anni dopo, lo condurrà a tentare il suicidio.
Proprio a metà di questi anni, nel 1842, la produzione cameristica di Schumann raggiunge i risultati più brillanti con la composizione dei tre Quartetti per archi op.41, dedicati a Felix Mendelssohn, del Quartetto op.47 per pianoforte e archi, dedicato al conte russo Mathieu Wielhorsky, e del Quintetto op.44, sempre per pianoforte e archi, dedicato a Clara.
In tutte queste composizioni, ciò che forse piu colpisce è la presenza del pianoforte, strumento principe della produzione schumanniana, anche quando non c’è. Seppur fisicamente assente, come nei primi tre quartetti, di esso si percepisce il carattere, il linguaggio, e certi passaggi sembrano scritti più per un pianista che per un violinista. Negli altri due brani, invece, il pianoforte torna prepotentemente sulla scena contribuendo ad affermare in maniera inequivocabile gli aspetti romantici dello stile dell’autore che, alla precisione e solidità delle armonie, sovrappone la sua angoscia e la sua insofferenza al mondo che lo circonda.
Sembra quasi che gli archi, nel loro rigido contrappunto, rappresentino la realtà fisica e il pianoforte, con le sue potenzialità colorostiche, l’io tormentato dell’autore che nella musica cerca, invano, di trovare un equilibrio tra queste due dimensioni.
Riferimenti discografici
- R. Schumann, Quintetto con pianoforte – Quartetti per archi n.1, n.2, n.3, C. Zacharias (pf.), Cherubini Quartet (archi), Emi 2007
da “Il Pendolo” del 7 Dicembre 2010