Onore a loro: hanno attraversato giorni ferali per la loro storia, sopravvivendo agli assalti alla forchetta e alle torture dei fumi, dei vapori, dell'inferno di forni a 200 gradi accesi ininterrottamente.
Sono i reduci della 'Grande Battaglia di Natale', i combattenti dell'allestimento di pranzi, cene e cenoni, della scelta del vinello e della Grappa migliori.
Tra di loro alcuni eroi della doppia battaglia, quella con l'opzione “vegetariano”.
Il freddo era intenso, ma non lo sentivano, tanto erano affannati, affaticati, affardellati, affastellati, affabulati, affanc..ati.
Intorno tutto era cosparso di cassette, buste, cartocci, bucce, cartacce, pentole e piatti.
I primi scontri si sono avuti con le corazzate: vongole e lupini per i vermicelli della vigilia.
Ed ecco i primi caduti in campo avverso: i gamberetti, immolati vivi nel martirio dell'olio bollente.
Sul ciglio del baratro altri nemici: i calamari; se ne scuotevi qualcuno, lo sentivi freddo, inerte, lo vedevi cadere, rassegnato alla sua imminente fine: svuotato e massacrato.
Per non parlare di pizze al pomodoro, zeppole dolci e salate, strufoli, acci, baccalà, scarole 'mbuttunate, lasagne verdi e rosse, agnelli, involtini di pollo, parmigiana di melanzane, e fettate di sopressata e trionfi di verdure e frutta e macedonia, e panettoni e torroni e panforti e cioccolatini. La prima battaglia l'hanno vinta colesterolo e glicemia.
Chi, vedendo stamane la desolazione del campo di battaglia, avrebbe mai potuto credere che da almeno 7 giorni fervevano i preparativi a marce forzate? Tanto forzate che a momenti il cuore pareva cedere e la testa si faceva leggera e vaneggiava di spazi aperti, profumi di pini, ampie distese vuote di persone. Libertà.
Stamattina l'armistizio.
E i reduci si ritrovano, disfatti, sui pianerottoli gelidi per il vano tentativo di far uscire dalle finestre spalancate l'odore del baccalà.
I capelli arruffati e unti, le occhiaie profonde, lo sguardo stanco e rassegnato, vecchie palandrane a coprire pigiami che ricordano perdute dormite e da cui non si vuol uscire e vecchie accoglienti pantofole che danno asilo a piedi stanchi, si scambiano brevi frasi, le poche che il filo di fiato rimasto concede loro:
- Oh...
- Eh...
- Addo' vai?
- Abbasci'a cantina a piglia' l'olio...
- Potevi manda' quacche figlio...
- A parte che dormino tutti, 'a verità è che volevo piglia' nu poco d'aria... e tu da do' vieni?
- Ho portato 'a munnezza abbascio, in cantina...
- Ma si butta stasera, 'a potivi scenne cchiù tardi...
- Me serveva 'na scusa pe' piglia' pur'io nu poco d'aria...
- Ah...
- Eh...
- Vabbuo', vado. Ci vedimmo cchiù tardi?
- No, vengono ospiti, è Santo Stefano...
- Ah...
- Eh...
- Curaggio, adda passa'...
E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti
come reduci laceri e stanchi, come inutili eroi,
con le bende perdute per strada e le fasce sui volti
(Giorgio Gaber - I reduci)
Magazine Società
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