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Redux: Dark Matters – Il Dreamcast non morirà mai

Da Videogiochi @ZGiochi
di Michele Lerda

Chiunque segua anche solo saltuariamente le nostre pagine avrà avuto modo di intuire una certa passione per il Dreamcast, per tutto quello che ha rappresentato, per le perle che ci ha donato e per la sua fine prematura e autodistruttiva degna di una rockstar. Nonostante la console Sega sia fuori dai mercati da generazioni intere questo non vuol dire che sia morta del tutto. Con una certa frequenza produttori indipendenti continuano a sfornare giochi che la console di Tokyo è ben lieta di ricevere e dimostrandosi principale recettrice di generi che altrimenti avrebbero scarsissimo mercato come gli shoot ’em up. Redux: Dark Matters è un titolo che ha seguito un percorso decisamente più moderno, finanziato tramite kickstarter, il gioco oltre che per Dreamcast è acquistabile per quasi tutti i i sistemi moderni. Se le vostre dita bramano distruzione che solo uno sparatutto con le navicelle vi può donare allora seguiteci in questa recensione.

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SCALDIAMO LE MANI

Redux: Dark Matters è il remake di un remake. Il gioco nasce originariamente come Dux, uno shoot ‘em up carino ma che non riusciva a convincere a causa di numerosi problemi, primo tra tutti il bilanciamento. A un paio di anni di distanza venne pubblicato Dux 1.5, un aggiornamento che risolveva alcuni problemi ma che complessivamente non era ancora al livello di masterpiece del genere come Ikaruga. Circa due anni dopo, siamo nel 2012, fu lanciata una fruttuosa campagna su kickstarter in cui si chiedevano 20.000 dollari per la realizzazione di un ulteriore edizione aggiornata. Dopo averne raccolti circa il triplo ecco che Redux: Dark Matters atterra sui nostri store digitali e in versione fisica sull’immortale Dreamcast.

Il tipo di gioco non crediamo necessiti di particolari spiegazioni, chiunque abbia due peli di barba leggendo sparatutto e navicelle avrà già inteso di cosa stiamo parlando. Nel caso siate troppo giovani o per qualche sfortunato motivo non avete mai avuto modo di entrare in una sala giochi, allora è bene precisare che stiamo parlando di uno sparatutto 2D a scorrimento orizzontale che attinge a piene mani dal genere reso famoso da R-Type e G-Darius in primis. Al comando di una navicella spaziale saremo noi soli contro una intera invasione aliena, dovremo muoverci evitando un numero sempre maggiore di proiettili, scivolare dentro stage dal level design sempre più complicato e abbattere l’inevitabile enorme boss finale.

Tanti anni fa nelle sale giochi di tutto il mondo tutti conoscevano il significato di One coin clear, ovviamente con variazioni di pronuncia a seconda dei luoghi. La vera sfida non era completare il gioco, cosa che chiunque dotato di un discreto numero di monete avrebbe potuto fare, ma completarlo nell’unico vero modo in grado di far guadagnare rispetto: con una sola moneta. Redux: Dark Matters è un gioco che rispecchia in pieno questa filosofia, e non morire sarà una questione di importanza fondamentale per avere qualche chance di vedere i titoli di coda. Fin dall’inizio avrete a disposizione i proiettili normali più un colpo da caricare in grado di oltrepassare gli ostacoli, via via che eliminerete ondate di alieni abbietti potrete raccogliere numerosi potenziamenti che renderanno la vostra navicella un vero e proprio incrociatore stellare dotato di scudi e di numerosi tipi di bocche da fuoco differenti. Nel caso veniate abbattuti ripartirete dallo stesso punto con qualche potenziamento in meno, mentre quando perderete le classiche tre vite potrete ricominciare dall’inizio dello stage senza però tutti i power up accumulati, cosa che darà una impennata al già alto livello di sfida. I primi due stage hanno una funzione di riscaldamento dove potrete fare errori ed avere abbastanza occasioni per recuperare, dal terzo livello le cose si fanno già decisamente più complicate e sarà necessario usare anche il terzo tasto per l’attacco. Il gioco è chiaramente pensato per essere fruito con un pad, premendo un grilletto si genererà un cerchio attorno alla vostra navicella, facendo entrare dei nemici dentro la circoferenza questi saranno inquadrati e successivamente abbattuti con dei laser. Il sistema funziona abbastanza bene e non sbilancia il gameplay, anzi nelle fasi più concitate sarete invogliati ad eseguire manovre estreme per mettere nel mirino il più alto numero possibile di nemici. Se siete dei veterani del genere troverete pane per i vostri denti grazie alla presenza di due livelli di difficoltà, se già a Normale il gioco rappresenta una sfida più che impegnativa a Difficile preparatevi a morire in continuazione. I pattern di attacco nemici diventano ancora più elaborati e solo gli amanti del perfezionismo riusciranno a portare a termine tutti e sette gli stage proposti. Il livello di difficoltà è bilanciato meglio rispetto i capitoli precedenti della serie e anche una persona non particolarmente avvezza al genere riuscirà a divertirsi grazie ad una curva della difficoltà decisamente più morbida, almeno a difficoltà normale.

Cresciuti con Parodius e le sue navi a forma di gatto non abbiamo nessun tipo di problemi con le stramberie. Nonostante tutte le follie quello che aveva il gioco Konami e che manca nella produzione Hucast è una coerenza stilistica. La campagna su kickstarter ha permesso ai creatori di portare sulla nuova generazione e sul Dreamcast un gioco che altrimenti non avrebbe mai visto la luce, tuttavia ci chiediamo se i soldi non potevano essere spesi meglio. Gli sviluppatori potevano implementare ancora più elementi di gameplay lasciando la grafica un po’ più povera, che comunque sarebbe andata bene, piuttosto che darci questa nuova veste che non è al passo con i tempi e nemmeno tanto bella da vedere. Il problema non sta solamente nel puro numero di poligoni dei modelli quanto con quale design sono stati realizzati. Al posto di avere una navicella dannatamente figa ci troviamo con un macchinina volante fatta con il pongo che evita proiettili simili a fiori e piselli lanciati da nemici dalle forme imprecisate. Il design generale non aiuta il coinvolgimento nell’avventura e questo è sicuramente un peccato.

L’aspetto sonoro di Redux: Dark Matters è indubbiamente di buona qualità, le tracce proposte calzano il giocatore e lo accompagnano nella sua campagna epica contro gli alieni, composta da Andre Neuman coadiuvato dal leggendario compositore Chris Huelsbeck (Turrican, R-Type). Alcuni effetti sonori ci sono parsi un po’ fuori luogo ma complessivamente non si può che avere una impressione positiva di tutto quello che riguarda la sezione audio.

Redux: Dark Matters – Il Dreamcast non morirà mai


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