Il referendum del 3 giugno 2012 (di nuovo si è persa l’occasione di accorparlo alle amministrative, sprecando altri 4 milioni di euro) non chiede l’abolizione della caccia. Non era possibile richiedere con un referendum regionale l’abolizione di una attività prevista da una legge regionale. Ne chiede però un sostanziale ridimensionamento, fatte salve le esigenze dei settori produttivi che potrebbero subire contraccolpi negativi da una presenza squilibrata di fauna selvatica sul territorio.
I più importanti aspetti del quesito referendario sono:
- Limitazione al numero delle specie cacciabili
- Divieto di caccia nella giornata di domenica
- Divieto di cacciare su terreno coperto da neve
- Limitazione ai privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie
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