Contrariamente a quanto avviene nel resto d'Europa in questo paese si tengono consultazioni referendarie ad ogni starnuto di Pannella, ma sull'Europa l'Italia non si è mai potuta pronunciare sul serio. Questo sebbene la larga maggioranza dei nostri compagni di sventura abbia invece consultato la popolazione a riguardo in più occasioni.In questi anni: Francia, Regno Unito, Svezia, Norvegia, Finlandia, Irlanda, Spagna, Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Austria, Repubblica Ceca, Lettonia, Malta, Polonia, Estonia, Slovacchia, Slovenia, Ungheria e prossimamente Croazia. In sostanza gli unici paesi a non aver mai fatto parlare la popolazione sull'Unione Europea sono: Italia, Germania, Belgio, Grecia, Portogallo, Romania e Bulgaria. 20 paesi su 27, più la Norvegia e prossimamente la Croazia, hanno tenuto almeno un referendum su tematiche come i trattati europei, l'entrata nella comunità europea o l'entrata nell'euro.Nel resto d'Europa, Svizzera ed Irlanda escluse, il ricorso al referendum è raro ed estremamente restrittivo. Non mi dilungo sulle singole legislazioni, ma per farla breve nella quasi totalità dei paesi europei è il parlamento che chiede alla popolazione di esprimersi tramite quesito referendario alla popolazione, mentre in Italia bastano mezzo milione di firme per indire quesiti abrogativi su qualsivoglia materia (1). In Italia quindi abbiamo all'apparenza normative molto più liberali e democratiche in materia di democrazia diretta.Perché allora l'Italia non ha mai chiesto alla sua popolazione di esprimersi sui trattati europei? Quando si fa questa domanda la risposta della canea europeista è automatica "la costituzione lo impedisce". Precisamente la canea eurofila fa riferimento all'articolo 75 della costituzione. Effettivamente l'articolo 75 recita testualmente Non è ammesso il referendum per(...) ratificare trattati internazionaliC'è però un piccolissimo particolare che gli euro-isterici bruxellofili dimenticano l'articolo 75 riguarda l'istituto del referendum abrogativo. L'articolo 75 vieta espressamente il ricorso al referendum abrogativo per i trattati internazionali, ma non vieta affatto al parlamento di indire un referendum consultivo sui trattati internazionali.Perché tiro in ballo il referendum consultivo come via per aggirare l'ostacolo costituzionale? Perché c'è un vistoso precedente. A quanto io ho scritto finora qualcuno molto attento potrebbe sollevare una vistosa obiezione. Infatti non è completamente corretto dire che l'Italia sull'Europa non ha mai fatto esprimere i cittadini. L'Italia non ha chiesto ai suoi cittadini di esprimersi su Maastricht, su Schengen, su Lisbona, sull'Euro e sulla costituzione europea, vero. Ma nel 1989, in contemporanea con le elezioni europee l'Italia tenne un referendum su tematiche europee.Pochi lo ricordano, e probabilmente la quasi totalità degli elettori all'epoca manco sapeva su cosa stava mettendo la croce, ma nel 1989 una legge costituzionale, precisamente la legge costituzionale n°2 promulgata da Cossiga in data 03-04-89istituiva un referendum consultivo che dava al parlamento europeo la possibilità di redigere un progetto di costituzione europea.L'esito fu un plebiscito di voti favorevoli, l'88% degli italiani mise la croce sul "Sì", probabilmente non sapendo nemmeno su cosa votava e con quali conseguenze. Il precedente comunque è utile per capire come non è affatto vero che la costituzione impedisca ai cittadini italiani di esprimersi in materia.In realtà la possibilità di far esprimere la cittadinaza anche su temi di trattati incernazionali c'è e l'ostacolo dell'articolo 75 è solo una scusa. L'ostacolo può essere agevolmente aggirato, basta avere le palle e la volontà di farlo,come han fatto quasi tutti i paesi dell'Unione Europea (2), come ha fatto un paese che nell'UE non è entrato proprio a causa di un referendum come la Norvegia (beati i norvegesi), e come farà un paese che forse vi entrerà a seguito di un referendum come la Croazia.
Giovanni
Magazine Politica
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