E questi cristiani non chiedono miracoli, né ampolle di sangue da offrire a un culto pagano, chiedono una elementare ed evangelica giustizia. Così i padri Alex Zanotelli e Adriano Sella, hanno promosso per il 9 giugno a Roma, in piazza S. Pietro, una manifestazione per l’acqua pubblica e lanciato l’idea di una giornata a pane e acqua contro la privatizzazione.
Credo che nulla sia meglio che riportare la parte essenziale dell’appello:
Come cristiani, non possiamo accettare la Legge Ronchi, votata dal nostro parlamento (primo in Europa) il 19 novembre 2009, che dichiara l’acqua come bene di rilevanza economica. Il referendum del 12 e 13 giugno sarà molto importante per bloccare questo processo di privatizzazione dell’acqua e per salvare l’acqua come un grande dono per l’umanità.
Scendiamo in piazza! Come hanno fatto i monaci in Myanmar (ex Birmania) contro il regime che opprime il popolo.
Invitiamo, quindi, i sacerdoti, le missionarie e i missionari, i consacrati e le consacrate a trovarsi in Piazza San Pietro, a Roma, giovedì 9 giugno alle ore 12, per fare un grande digiuno.
Venite con i vostri simboli sacerdotali e religiosi, ma anche con i vostri manifesti pastorali, per gridare a tutto il popolo italiano: “Salviamo l’acqua!”.
Certo è strano che dal Vaticano non giunga alcuna voce contro la mercificazione dei beni essenziali che pure sarebbe iscritta nella dottrina ufficiale della Chiesa. Ma naturalmente il contesto…infatti dar da bere agli assetati sembra un imperativo categorico solo per le persone in stato vegetale. Quanto a quelle vive, bé si arrangino col mercato, anche se ci sono continenti come l’Africa dove ai poveri, l’acqua viene di fatto negata.
E chissà cosa ne pensano tutti quei buonissimi e devotissimi cristiani sparsi fra il Pdl e il Pd, quelli che s’interessano dei manifesti Ikea e del coma profondo forse in virtù del loro coma morale o quelli che continuano a dire che la privatizzazione dell’acqua riguarda solo la gestione e non il bene in sé, aggiungendo al danno anche la beffa.
Bé certo quelli non si metteranno a digiuno. E quanto al pane e acqua, ad evitarlo c’è sempre il premier.