Magazine Bambini

Regaliamo una doula

Da Genitoriorganizzati

Regaliamo una doula
E’ nato. Finalmente sei a casa,  lo tieni in braccio. In un attimo ti dimentichi di tutto: le nausee, le notti insonni, i dolori del parto…
“E così resti da sola con quella cosa minuscola che piange e non capisci perché, che deve mangiare e poi essere lavata e poi vestita e poi deve mangiare di nuovo, non sono passate nemmeno due ore e intanto strilla perché forse sta male ma il pediatra ha detto no sta benissimo, e non c’è nessuno a cui lasciarla in braccio un momento e le pareti della casa ti vengono addosso e ci sono i piatti sporchi da lavare i panni da stirare nella cesta la televisione accesa dice buongiorno” (da “Una madre lo sa” di C. De Gregorio)

Alzi la mano chi non c’è passata almeno una volta, chi non ha trascorso pomeriggi sola a casa a piangere perché non riusciva neanche a farsi una doccia, chi non è stata nottate intere a cullare un bimbo che non la smetteva di piangere!
Perché è bello avere un figlio , è il dono più grande che uno possa avere, ma è anche tanto faticoso, e duro, e difficile, e ci sono delle volte che ti chiedi, in silenzio, quasi come se sentire il suono della tua voce potesse già condannarti  di essere una cattiva madre:
” Ma avrò fatto bene? Ce la farò?”

Brooke Shields a trentotto anni ha partorito Rowan, una bambina. Ha pianto ininterrottamente dal primo istante in cui gliel’hanno messa in braccio. Ogni notte ha sognato la morte della piccola. Ha desiderato di darla in adozione, ha sfiorato il suicidio. La Shields è entrata in una terribile depressione da cui è uscita grazie ai farmaci e alla pazienza e all’amore del marito e degli amici.
Non sempre , però si può fare affidamento su familiari e amici, vuoi perché sono lontani, vuoi perché non sempre ti dicono la cosa giusta!!!
Allora puoi chiamare la DOULA!

La prima volta che ho sentito questo termine è stato a casa di una mia amica che vive in Inghilterra.
Lei mi spiegava che dopo il parto aveva ricevuto per un certo periodo l’aiuto da parte di una “Mother assistant”, che offriva  attenzioni, consigli e informazioni pratiche sia nel periodo della dolce attesa sia per le prime cure del neonato.
Lei fondamentalmente stava bene, si sentiva solo un po’ inesperta, a volte inadeguata..
Ma i casi di baby blues o, addirittura, di depressione post-partum, sono molto frequenti e ancora sottovalutati.

“Non sono mostri le madri che uccidono i loro figli. Mostri sono gli altri: le vicine che fino al giorno prima ti invitano alle festicciole, i mariti che escono senza vedere e tornano senza ascoltare, le amiche che passano a salutare e hanno fretta di ripartire, i medici che dicono è tutto nella norma signora prenda una tisana prima di andare a dormire sono 300 euro, grazie. Le cognate e le suocere che ti chiedono delle tende, le sorelle al telefono, ciao, ci sentiamo presto(…)
Così prendi la macchina e vai dal medico, torni a casa con un foglietto che dice: trenta gocce prima dei pasti. E l’uomo che vive con te torna la sera ed è stanco, non ti vede, non vede, sei gonfia e grassa ma non importa, c’è il bambino adesso no? Di cosa ti lamenti, passerà. Ecco, è così. Certo, non per tutte arriva quel buio assoluto, quel furore suicida che ti fa spingere il bambino sott’acqua o colpirlo con un sasso, o buttarlo nel lago. Suicida, perché uccidere un figlio è come uccidersi senza morire e perciò è peggio che uccidersi: è come restare vive da morte, sopravvivere alla morte che almeno è una fine, rimorire ogni giorno. Così vivi, dopo: senza parlare e senza mangiare, avvolta nelle coperte di una cella ma tanto quel freddo non passa. Oppure cancelli, anche questo succede, ti convinci che non è successo mai, non è successo a te, non sei stata tu è stato un altro, è un errore. Non succede a tutte le madri: succede a pochissime. Ma tutte, se cercano bene, sanno di cosa si tratta. Più di tutto le madri sole: quelle che non avevano nessuno accanto nella paura della sala parto né della casa vuota, dopo, o sole perché qualcuno c’era ma era come se no.”

(da “Una madre lo sa” di C. De Gregorio)

E oggi voglio farvi conoscere La Cooperativa sociale Pandora arl onlus , nata a Roma nel 1994 nella zona di Pietralata-Tiburtina, che opera proprio a sostegno della maternità e della prima infanzia.
Questo progetto ha avuto inizio nel 1996, a seguito dell’incontro tra la fondatrice della Cooperativa e il Prof. Marshall H. Klaus neonatologo della Michigan State University.
Una volontaria chiamata DOULA (parola di origine greca che significa letteralmente “ancella, colei che serve la donna”), si reca a casa di una donna in gravidanza o di una neomamma che ne abbia fatto richiesta, o direttamente, o tramite i servizi sociali, per aiutare la donna a vivere in modo più sereno e consapevole la gravidanza, il momento del parto e i primi mesi di vita del bambino, superando il senso iniziale di smarrimento e di inadeguatezza che deriva dalla nuova identità acquisita.

Ogni volontaria lavora in intervento domicilare per un periodo variabile (di circa 6 mesi) incontrando la donna periodicamente durante la gravidanza, offrendole un sostegno emotivo durante il travaglio e il parto, e aiutandola anche in seguito ad accettare e affrontare i cambiamenti e le nuove situazioni che la nascita di un bambino comporta.
Il compito della doula è fornire un solido appoggio emotivo per contenere, incoraggiare e al tempo stesso valorizzare le capacità naturali della donna.
Pandora concentra la sua azione nell’ambito della prevenzione, nella convinzione che affrontando tempestivamente situazioni di piccole difficoltà relazionali con il bambino, in molti casi sia possibile evitare l’insorgere di un vero e proprio disagio psicologico sul quale sarebbe ben più difficile intervenire.
Opera quindi in una situazione di normalità., del cosiddetto post-partum blues, che interessa la maggioranza delle neo-mamme, che si manifesta solitamente nella prima settimana dopo il parto.
In questo periodo la mamma, senza capirne le ragioni, spesso prova tristezza, vive in uno stato malinconico, è facile al pianto.

Molto meno frequenti  sono invece i casi di depressione post-partum, che riguardano il 10%-15% delle gravidanze; si tratta di una malattia depressiva di lieve o modesta gravità che si manifesta nel primo anno di vita del bambino.
Molto più rara è la psicosi puerperale (0,1-0,2) %
Ancora oggi sono pochi i servizi per bambini e genitori dedicati a chi non ha problemi particolari o patologie specifiche, ma che si occupano delle famiglie, assistendole nelle ansie e nelle insicurezze legate alle fasi di crescita del bambino.
Questi servizi possono essere di grande utilità, fino al punto di arrivare, in particolari situazioni, ad aiutare i genitori ad avere consapevolezza di eventuali problemi latenti, difficili altrimenti da cogliere e da decodificare e in particolare dalla coordinatrice delle doule che svolge un monitoraggio periodico dell’attività del gruppo e una supervisione puntuale sui casi.

I servizi offerti sono:
GRATUITI per i residenti nel V Municipio di Roma e per le mamme che partoriscono all’Ospedale San Camillo, dove è stato creato lo sportello Pandora

A PAGAMENTO per tutti gli altri  al costo è di € 150 per un totale di 10 incontri da 1h30.

Che dite? Potrebbe essere un’ottimo regalo da fare ad un’amica che ha appena partorito, al posto della solita tutina o del giochino inutile!!! Pensateci…


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :