Ora, siccome mi rendo conto che iniziare sempre a scrivere prendendo come pretesto la situazione meteorologica in corso fa molto discorso di circostanza in ascensore, o, in assenza di esso, alla fermata dell'autobus, o, se come me preferite servirvi di locomozione propria, alla fila alla cassa del supermercato, tanto l'occasione per parlare del tempo che fa si trova sempre (non andate mai al supermercato perchè preferite rifornirvi su media-shoping o avete il vostro domestico nepalese che pensa alle vostre domestiche incombenze? C'è sempre Suster che vi aggiorna sull'andamento di temperatura e precipitazioni), dicevo, siccome questi discorsi di circostanza si fanno in genere per riempire attimi di imbarazzante silenzio, o tanto per dar fiato alla bocca, la finirò qui.
Oggi potrei parlarvi dell'emozionantissima esperienza vissuta da me e dalla pupa in questo splendido mattino bla bla bla, ma mi riservo di parlarvene con più calma domani, a cose fatte.
Oggi invece, vi scrivo mentre mastico il mio pranzo, consistente in un fantastico paninozzo, che di cucinare pure per me non ci avevo proprio voglia, dopo aver fatto attaccare per una buona metà la pastina della pupa al fondo della pentola dimenticata sul fuoco mentre raccoglievo i panni in terrazza finalmente asciutti, di grazia!
E quindi paninozzo così strutturato: pane 5 cereali (mìììì, che buono il pane di Ramona!), taleggio e insalata mashwia (trattasi di salsa tunisina a base di verdure, per lo più peperoni, dscisamente piccante). Brava Suster! Poi non lamentarti se: A- sei grassa; B- ti vengono i brufoli pure sulle sopracciglia; C- avverti un leggero bruciore di stomaco. Accidenti! Ma dovrò pur pranzare!
Dunque la pupa emerge dal suo sonnellino mattutino e sgranocchia, o meglio, succhia il suo creker seduta nel suo sproporzionato seggiolone e io scrivo.
Dopo avervi dato utilissimi suggerimenti per fare regali economici al vostro amore, ho quest'alzata di ingegno e mi cimento in un regalo a costo 0 (non è una "o" maiuscola, è uno zero) per mia sorella Gunkina, che oggi compie ben 36 anni (che questo mi serva da promemoria per ricordarmi che quest'anno arrivo anche io ai fatidici 30. Oibò). Auguri Gunchina!
Beh, l'idea mi è venuta perchè tempo fa, dopo aver pubblicato la storia di come Master sia entrata nel favoloso mondo di Suster, la mia sorella di sangue mi ha scherzosamente rimproverato via e-mail di trascurare i legami genetici a favore di quelli spirituali, ed io le avevo risposto promettendole e ripromettendomi di rimediare presto all'ingiusta ingiuria e all'ingiuriosa ingiustizia, con una dedica sul mio blog alla mia sorella di carne (non ho detto "in carne", ora non essere permalosa, su!), ossia Gunchina.
E così, date le circostanze, e trovandosi lei a molti chilometri di distanza, nell'impossibilità di reperire in tempo e recapitare un regalo tradizionale, dato anche il tempo bastardo che mi ha impedito di uscire negli ultimi giorni, ho pensato bene di utilizzare questo spazio come omaggio a Gunchina.
Che culo, a volte, avere una sorella come me, che ti fa di quei regaloni, che altrimenti uno se li sogna! Scommetto che state tutti invidiando Gunchina.
Bando alle ciance, che il tempo è un tiranno che stringe, e si chiama Denaro, soprattutto quando hai rimesso a letto la pupa e lei potrebbe risvegliarsi da un momento all'altro...
Detto fatto: nel Favoloso mondo di Suster, ecco a voi...
Gunchina!!!
Premesso che Suster ha una tendenza patologica ad affibbiare nomi assurdi alla maggior parte delle persone che si trovano ad avere con lei una Frequentazione Assidua e Continuativa (FAC), o un Rapporto Affettivo Significativo (RAS), o infine una Confidenzialità Assodata e Certa (CAC... scusate, non l'ho fatto apposta), o due di queste cose insieme, o addirittura tre, volevo puntualizzare che il nome anagrafico, o di battesimo, della Gunchina in questione, non è effettivamente questo.
Bisogna però anche puntualizzare un'altra cosa: che Gunchina, prima di diventare tale, ossia di assumere il nome Gunchina, era nei riguardi di noi fratelli più piccoli piuttosto
1. La fustigatrice. Dei primi tempi della mia infanzia non ricordo gran che. Fortunatamente al degrado e allo sfacelo del tempo è scappata un'importante testimonianza: un'audiocassetta che riporta le nostre performances canore quando Suster aveva la tenera età di 2 anni e mezzo (9 gunchina, NdR.).
Tale registrazione a risentirla ora è un vero spasso, non tanto per la qualità delle nostre esibizioni, in cui mia madre ci incoraggiava a cimentarci, fomentando il nostro egocentrismo, quanto per il contorno di urla, litigi e pianti che condivano il teatrino. I pretesti per scatenare innocenti zuffe erano i più svariati. La più celebre rimane quella che conclude l'interpretazione di Gunchina del brano C'era una casa tanto carina, senza soffitto, senza cucina. Totto in pratica le brucia l'ultima strofa, inserendosi di straforo nella sua esibizione di bravura canora. Seguono pianti di mezz'ora di entrambi (perchè ovviamente era partito qualche pizzico assassino vendicativo) sul sottofondo di una me di 2 anni e mezzo impallata sulla prima frase di Pinocchio, ma dove vai? E via così.
Non lasciatevi ingannare dalla foto, molto amorosa, di me col caschetto biondo in braccio alla mia grande protettiva sorella. La prima Gunchina era il nostro spauracchio dell'infanzia: arrivava lei e finivano i giochi forsennati sul lettone dei genitori. Ci zittiva tutti a colpi ben assestati.
C'è da dire che noi dovevamo essere veramente dei gran rompipalle... ma andiamo avanti.
2. La capo scout. Salto avanti nel tempo di una quindicina d'anni. Gunchina ha una grandiosa carriera da capo scout e io mi accodo nell'organizzazione dei campeggi dei bambini, che fare cartelloni e animare giochi notturni era una cosa in cui mi realizzavo moltissimo. Occuparmi delle incombenze pratiche in un casale dove convivono per una settimana una trentina di bambini sotto i 10 anni... un po' meno. Io e Gunchina a pulire i cessi intasati e i pavimenti dei bagni allagati con i piedi in 5 centimetri di liquame di colore indefinito tra il marroncino e il senape, e lasciamo stare gli odori, e lasciamo stare pure quello che ho visto venire fuori da quei cessi nel tentativo di rimuovere l'ingorgo. Compito ingrato che ci era toccato espletare mentre nel refettorio si svolgevano le premiazioni dei giochi di fine campo. La situazione più ripugnante della mia vita. Grandi momenti, però, quei campi, da cui tornavi sempre coi nervi a fior di pelle e l'eusarimento galoppante.
3. La madrina. Quando, da brava giovane di famiglia cattolica praticante, mi appropinquavo a ricevre il santo sacramento della cresima, la nostra riconciliazione e unione tra sorelle era ormai compiuta al punto che ovviamente scelsi Gunchina quale mia madrina spirituale. Quel giorno avevamo una tabella di marcia serratissima, e io, come sempre organizzata e previdente, ero in crisi perchè dovevo ancora comprarmi un paio di scarpe decenti con cui presentarmi alla cerimonia. Il piano era che lei sarebbe andata a comprarmele quella mattina, mentre io sarei andata a scuola, lei poi sarebbe dovuta passare a prendermi con la macchina al termine delle lezioni, in maniera che io avrei potuto provare le scarpe e andare con lei eventualmente a cambiarle qualora non fossero andate.
Aspettai l'arrivo di Gunchina fin quando non fu sparito dalla mia visuale anche l'ultimo liceale tra quelli che sciamavano attardandosi all'uscita della scuola in quel sabato prefestivo. Aspettai ancora, ma lei non venne. Tornai a casa molto incacchiata perchè ci avevo messo un'eternità, dovendo prendere l'autobus zeppo di ragazzini vocianti delle scuole medie, chiedendomi che fine avesse fatto la mia madrina, munita delle mie scarpe, come la fata Smemorina di Cenerentola. La quale madrina aveva pensato bene, in quell'affannosa mattina, di prendere una curva un po' troppo stretta con la sua sportivissima 500 e di ribaltarsi con macchina e scarpe e tutto, in prossimità del mercato, dove intanto mia madre comprava le verdure, e accorreva di corsa in loco in quanto medico e in quanto madre. E quella fu la fine della gloriosa 500.
Gunchina passò quel pomeriggio al pronto soccorso, mentre io, che sono sempre stata una giovine molto emotiva, lo passai a piangere per buona parte del tempo. Però ci è rimasta una bellissima foto di coppia scattata quella sera al rientro dalla pizzeria in cui lei ostentava un bellissimo enorme cerotto sul naso.
4. La bambinaia. Correva l'anno 2010: Calci, ridente comune a 15 Chilometri da pisa, dove noi trascorremmo il mese di agosto in accogliente e pittoresca casa-mulino presa in affitto per l'occasione da mia madre, per consentire una confortevole e fresca villeggiatura a me puerpera e alla minuscola neonata pupa. Quella casa sarà pure stata pittoresca e avrà pure avuto il merito di essere fresca, ma forse per essere ad agosto, anche un po' troppo. Faceva un freddo che manco a novembre, il sole non ci batteva quasi mai, perchè trovavasi a ridosso di un costone montuoso, esposta a nord, e per finire, trattandosi di un bellissimo ex-mulino, ci passava sotto pure un ruscelletto, davvero molto pittoresco assai, ma che contribuiva alla generale frescura del luogo, pure un po' esagerata. Tanto per rincarare la dose, fu un agosto particolarmente piovoso.
La Suster si ritrovava barricata in casa con una marmocchia di 0 (zero) mesi che a un certo punto della giornata attaccava a piangere a dirotto ed era impssibile farla smettere finchè non si addormentava a notte inoltrata per spossamento. Il sonno notturno era sempre un'incognita, l'allattamento mi risucchiava le forze residue, i miei coraggiosi tentativi di "passegiate con la bimba" si risolvevano in brevi scarpinate verso valle (ci volevano 20 minuti solo per arrivare giù in paese) che terminavano quasi inevitabilmente con la diperazione della pupa, e allora bisognava subitaneamente fare dietro front e risalire l'erta con pupa in collo, spingendo la carrozzina con una mano, arrancando in salita tra i sassi e le buche. Poichè i miei fratelli, che andavano e venivano in conformità ai propri impegni estivi, non erano molto più esperti di me nell'affrontare la furia di quella neonata indemoniata, e mia madre si fermò meno di una settimana, causa altri impegni impellenti nella capitale e altrove, Hasuna giornate in macelleria come sempre, l'arrivo di Gunchina e di Flavio fu per me una manna dal cielo.
Gunchina prese in mano la situazione guidando passo passo quella madre esaurita prima ancora di iniziare nelle complesse e lunghissime procedure di addormentamento che ogni sera bisognava mettere in atto (perchè con me non dorme e con te si? Appena la prendo in braccio io inizia a piangere! Oddio come farò quando voi andrete via?). E Flavio cucinava (in pratica io non facevo niente). Con Gunchina siamo persino riuscite ad andare al mare con la piccola un pomeriggio, niente di che, un'innoqua passeggiata sul lungomare, un'ora in tutto, ma a me sembrava di risorgere a nuova vita.
Senza di lei non so come avrei fatto, e forse sarei morta lì, in quella casa frigorifera di Calci, e mi avrebbero ritrovata mesi e mesi più tardi con la pupa sempre urlante indemoniata che non dormiva mai.
Ecco: ci vorrebbe sempre una Gunchina per ogni madre disperata, per ogni Suster spiazzata, per ogni pupa indemoniata.
Queste le tappe fondamentali della mia vita con Gunchina, mia sorella biologica.
Va bene come regalo di compleanno? (Guarda che ci ho messo tutta la giornata a scriverlo!)