Prima d’iniziare, v’avverto: quest’oggi la chiacchierata sarà lunghetta.
E non finirà qui.
Trattasi della prima di quattro puntate, tutte dedicate ad un gruppo che mi sta particolarmente a cuore: i Reggae National Tickets.
… Non amate il reggae, soliti lettori?
Beh, che debbo dirvi… armatevi d’un thermos di caffé.
Oppure andate a farvi un giro lì fuori, nella metropoli selvaggia, se reputate che l’urbana caoticità sia preferibile alle chitarre in levare.
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Reggae National Tickets.
Mi son tornati alla memoria in questa calda estate del 2012, complice da un lato l’inevitabile connubio tra sole e musica reggae, dall’altro il fortuito ritrovamento nel mio archivio d’un paio d’interviste che feci al loro vocalist, Stena.
Potete ammirarlo, Stena, nella foto qui sopra: è il giovine al centro, colla camicia a quadretti e il blue jeans taglia XXXXXXXL (evidentemente errata: a occhio e croce, egli porta una M ovverosia una 44).
Ad ogni modo, prima di proseguire è bene sappiate che oggi Stena non è più.
E non perché sia passato a miglior vita, ma perch’egli – al secolo Alberto D’Ascola, già cantante dei Reggae National Tickets, già abitante della Bassa bergamasca, già Raggamagut - è ora universalmente conosciuto come Alborosie.
Il nome vi suona sconosciuto?
… Ma no, che dite!
L’Alborosie l’avete sicuramente già sentito: il brano Herbalist vi dice niente?
E il duetto che fece pochi mesi fa col Caparezza, Legalize The Premier, dove lo mettiamo?
Ora che avete individuato l’elemento, vi prendo per mano e vi porto con me nella Bassa bergamasca, all’epoca in cui Scribacchina era fanciullina.
Macchina del tempo, indietro di 19 anni.
1993.
Tra i tanti gruppetti minori, quelli che suonan d’estate alle sagre di paese e d’inverno al chiuso nei pub (nel calderone mettiamoci pure la band in cui milita Scribacchina bassista), v’è pure una formazione di reggae italiano. Son simpatici giovinotti della zona: gente affabile, alla mano. Come s’usa dire di loro, «sono bravi ma non se la tirano».
Hanno prodotto un demo che inizia a girare tra gli amici nel 1994, titolato Metropoli Selvaggia. Una semplice cassettina, quattro canzoni (Metropoli Selvaggia, Tensione Alternativa, Raggamagut, Io E.T.) e la copertina disegnata a mano: in alto, la scritta RN Tickets; al centro, una freccia indicante la “Reggae Nation” e un bel giovine che… uhm… come dire…
«Sì, Scribacchina: è uno sfattone coi rasta che si sta facendo un cannone».
Ah.
Grazie per il provvidenziale aiuto lessicale, solito lettore.
Non avrei saputo dir meglio.
Comunque: la vogliamo ascoltare, questa cassetta?
Via nel registratore, sentiamoci il lato B: l’aria è subito saturata dalle note di Raggamagut, il «magutto reggae», uno dei brani-bandiera della band (magutto: italianizzazione del bergamasco magüt, muratore).
E… lo avvertite, il riverbero della batteria? Si sente lontano un miglio che il demo è stato registrato dal Ravelli di Suonovivo: gran bravo giovine e ottimo professionista, ma col vizietto – a mio parere – di calcar la mano sugli effetti della batteria.
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Conosco più o meno tutti i componenti dei Reggae National Tickets, chi di persona, chi di vista.
L’unico che non mi risulta troppo noto è proprio il cantante, Stena, sul quale girano voci curiose. Pare che lui, raggaman tutto d’un pezzo coi lunghi rasta ad incorniciare il viso, tempo fa cantasse tutt’altro: metallo pesante. Cover di Metallica, Megadeth e soci, a detta dei giovini fan che riempiono i parterre delle feste ove i Tickets si producono.
Chissà se l’avventura metallica dell’Alberto D’Ascola è leggenda metropolitana, semplice bufala o curiosa realtà: fatico non poco ad immaginarmelo ruggire sulle note di Enter Sandman.
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Il tempo passa veloce.
I Reggae National Tickets – che qui, nella loro terra natìa, tutti chiamano semplicemente «Tickets» – collezionano date su date, prendono dimestichezza con palchi sempre più importanti.
Sino ad ottenere – cosa inimmaginabile fino a pochi anni fa – un contratto con la BMG.
Sino a vincere il Rototom Sunsplash ed aggiudicarsi il titolo di Reggae Italian Ambassador, con la possibilità di esibirsi al Reggae Sunsplash in Jamaica (festival che poi non si terrà, ma quest’è un’altra storia).
I Tickets son così quotati da arrivare in posti lontani anni luce dalle feste della birra nostrane: tra questi, il commercialissimo palco del Festivalbar, presenti al fianco di altrettanto commercialissimi nomi della musica internazionale.
Li guardo nel piccolo schermo e mi chiedo se è davvero il Fabietto, quel chitarrista; se quel casco di rasta al microfono è davvero Stena; se quel bassista è proprio Sandro… ma sì, il Sandro, diamine, quello che abita nel paese della Mary.
Vederli così gagliardi su un palco nazionale risveglia in me quel poco d’orgoglio bergamasco che la politica non è ancora riuscita a cancellare dal cuore.
Quello stesso orgoglio mi porta, al momento della pubblicazione dell’album Lascia Un Po’ di Te, a contattare la BMG e il manager dei Tickets per ottenere un’intervista con Stena per il giornale ove scrivo.
L’ammetto: mi fa un po’ specie dover passare attraverso la burocrazia per intervistare qualcuno che potrei incrociare senza problemi al bar di paese. Tant’è: Stena è Stena, e le libere chiacchiere da bar diventano ora scritto da far vagliare e confermare prima della pubblicazione.
Stena (o Alborosie: chiamatelo come volete, per me resterà sempre Stena) è da pochi anni nel mondo della musica professionistica, ma è già perfettamente calato nel personaggio, con idee ben chiare sul suo futuro. Nonostante questo, l’intervista – domanda dopo domanda – prende le parvenze di una chiacchierata dalle tinte reggae, che mi lascia in fondo al cuore una bella sensazione di peace & love.
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Dall’epoca di quella chiacchierata, di tempo n’è passato.
Tanto tempo.
Ad agosto 2012, i Tickets sono soltanto un ricordo.
Eh già, perché la loro favola s’è conclusa circa diec’anni fa, per la precisione dopo la pubblicazione dell’album Roof Club.
Cose che succedono, soliti lettori.
Stena/Alborosie è ora apprezzato artista solista e produttore che – beato lui – vive in Jamaica.
Fabietto chitarrista (oggi noto coll’appellativo «Sir Merigo») suona oramai in pianta stabile con Giuliano Palma & The Bluebeaters.
Degl’altri Tickets (il bassista Sandro Nozza detto Sandernotz, il batterista Alessandro Soresini detto Ale, il tastierista Matteo Arancio detto Arancio, il trombettista Ricky Gibertini detto Ricky Murvin, il sassofonista Marco Zaghi)… beh, di loro non ho più notizie. Immagino siano tornati alla cosiddetta «vita vera».
Diec’anni, eppure la favola bergamasca dei RNT resta intatta.
Infatti, provatevi a chiedere oggi, qui, nella Bassa, se ci si ricorda dei Tickets.
Vi sentirete prontamente rispondere, con un sorriso d’orgoglio:
«Certo, i Tickets. E chi se li dimentica?».