Calabria, quello che vi stiamo per raccontare è estremamente pauroso, sono state arrestate delle persone perchè manipolavano informazioni in loro possesso, ricevute anche per il proprio lavoro, e le offrivano, ricattandoli, ai parenti di persone coinvolte in vicende giudiziarie. A finire in manette sono tre persone, tra cui un poliziotto. I tre devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla violenza privata, tentata truffa, falso e sostituzione di persona.L’inchiesta ha riguardato, tra l’altro, l’invio di lettere anonime a parenti di Orsola Fallara, la dirigente dell’ufficio tributi del Comune di Reggio morta suicida a dicembre, il tentativo di fornire materiale probatorio falso che avrebbe dimostrato l’innocenza di Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, condannati per concorso nell’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno e anche il tentativo di fornire materiale probatorio falso per dimostrare la colpevolezza della famiglia Salerno e quindi l’innocenza di Tommaso Costa in relazione all’accusa di concorso nell’omicidio del commerciante Gianluca Congiusta.
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Calabria, quello che vi stiamo per raccontare è estremamente pauroso, sono state arrestate delle persone perchè manipolavano informazioni in loro possesso, ricevute anche per il proprio lavoro, e le offrivano, ricattandoli, ai parenti di persone coinvolte in vicende giudiziarie. A finire in manette sono tre persone, tra cui un poliziotto. I tre devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla violenza privata, tentata truffa, falso e sostituzione di persona.L’inchiesta ha riguardato, tra l’altro, l’invio di lettere anonime a parenti di Orsola Fallara, la dirigente dell’ufficio tributi del Comune di Reggio morta suicida a dicembre, il tentativo di fornire materiale probatorio falso che avrebbe dimostrato l’innocenza di Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, condannati per concorso nell’omicidio del vice presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno e anche il tentativo di fornire materiale probatorio falso per dimostrare la colpevolezza della famiglia Salerno e quindi l’innocenza di Tommaso Costa in relazione all’accusa di concorso nell’omicidio del commerciante Gianluca Congiusta.
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