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Reggio: tra gli arrestati anche un direttore sportivo e un allenatore di calcio

Creato il 29 ottobre 2010 da Stefanoperri

polizia5I commercianti e gli imprenditori soffocati dal racket delle estorsioni a ReggioCalabria tirano un sospiro di sollievo, dopo l’operazione della Squadra mobile che ha portato all’arresto di 33 presunti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta che taglieggiano da sempre gli operatori economici della citta’. Un’operazione che, secondo la definizione di un investigatore, rappresenta una vera e propria ”bonifica del territorio” in una citta’ in cui anche le squadre di calcio minori sono sotto il controllo delle cosche. Tra gli arrestati, infatti, ci sono il direttore sportivo, Eugenio Borghetto, e l’allenatore, Natale Ianni’, della squadra di calcio della Valle Grecanica, che milita nella serie D Interregionale. Dei due, il personaggio piu’ in vista sotto l’aspetto criminale e’ Borghetto, indicato come uno dei capi all’omonima cosca. Gli arresti consentono di interrompere il circolo vizioso che ruota attorno alle estorsioni, che a Reggio Calabria hanno sempre rappresentato un ”costo aggiuntivo” accettato praticamente da tutti. Come se fossero un fatto normale, in una citta’ che ha sempre pagato un alto costo sociale per la presenza invasiva della criminalita’. Da oggi a Reggio, o almeno in alcuni quartieri della citta’, non e’ piu’ cosi’. Gli arresti, in particolare, hanno consentito di stroncare l’accordo in base al quale, nei quartieri a sud della citta’, Ciccarello, Modena e San Giorgio, le cosche Borghetto, Zindato e Caridi, satelliti del gruppo storico dei Libri, si spartivano i proventi delle estorsioni. In manette sono finiti cosi’ esponenti di primo piano delle cosche come Diego Rosmini, Domenico Serraino e Giuseppe Zindato, registi della trama estorsiva che copriva buona parte del territorio cittadino non risparmiando praticamente nessuno. Dall’inchiesta e’ emerso che chiunque, anche il piu’ comune dei cittadini, volesse effettuare dei lavori edili, anche quelli di importo non rilevante, era costretto a rivolgersi alle imprese imposte dalle cosche. Decine poi i titolari di attivita’ commerciali che dovevano pagare il pizzo. E tra questi anche il proprietario della gelateria Cesare, sul lungomare, la piu’ frequentata e nota della citta’. ”Le cosche – ha detto il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone – avevano raggiunto una pacifica convivenza trovando un accordo per la divisione dei proventi delle attivita’ estorsive”. Soltanto una delle 34 persone destinatarie delle ordinanze di custodia cautelare in carcere e’ riuscita a sfuggire all’arresto. Si tratta di Francesco Zindato, capo dell’omonima cosca e responsabile, secondo l’accusa, dell’unico omicidio sul quale l’inchiesta ha consentito di fare luce. Quello di Giuseppe Lauteta, di 30 anni, avvenuto l’11 gennaio del 2006. L’assassinio di Lauteta, comunque, non c’entra nulla con la ‘ndrangheta. L’omicidio, infatti, ha avuto un movente passionale e si spiegherebbe col fatto che Lauteta aveva allacciato una relazione con una donna legata sentimentalmente anche a Francesco Zindato. Un errore che gli e’ costato la vita. (ANSA).



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