L’elezione del nuovo Ufficio di Presidenza, composto interamente da membri della maggioranza, rappresenta un vulnus grave che non ha precedenti nei 42 anni di storia del regionalismo italiano. Un atto di arroganza che ha inferto una ferita profondissima ai principi della democrazia e della rappresentanza nelle istituzioni.
Ciò che avevamo anticipato nei giorni scorsi nell’annunciare la nostra assenza al momento della votazione del nuovo Ufficio di Presidenza, cioè una maggioranza dilaniata da feroci lotte intestine, unicamente arroccata sulla salvaguardia di equilibri interni sempre più precari e nella spartizione di poltrone e strapuntini, si è manifestato nella sua interezza, andando anzi oltre ogni più nera previsione.
La situazione che oggi ci troviamo dinanzi è quella di un Ufficio di Presidenza frutto di un groviglio di contraddizioni: il Presidente del Consiglio Regionale è di fatto “commissariato” e sottoposto alla vigilanza stretta del proprio segretario di partito; il Vicepresidente Vicario, che appartiene allo stesso gruppo del “sospeso” Orfeo Goracci, ha assunto la carica dopo che la segreteria regionale e addirittura il responsabile nazionale di Rifondazione Comunista, appena 72 ore prima, avevano gridato ai quattro venti l’indisponibilità dei propri iscritti a ricoprire ruoli istituzionali qualora non fossero state presentate le dimissioni da tutti coloro interessati da avvisi di garanzia. Un monito che si è sciolto come neve al sole, una “lezione di moralità”, come l’avevano loro stessi definita, che è durata lo spazio di una richiesta di candidatura, realizzatasi con triplo salto mortale. Infine da ultimo, ma non per importanza, una spaccatura profonda in seno alla maggioranza, con l’Idv che non ha preso parte alla votazione dell’Ufficio di Presidenza, sancendo di fatto, fino ai prossimi incarichi, una aperta rottura con gli alleati.
La richiesta rivolta alla maggioranza e alla Presidente Marini di volare alto e di dare un segnale chiaro di rinnovamento è stata cestinata e, in preda ad un inarrestabile delirio di onnipotenza, hanno reagito senza lasciare un minimo spazio (nemmeno orario) alla riflessione, occupando in maniera massiccia quelle cariche istituzionali che erano state pensate dai legislatori per garantire un corretto e democratico funzionamento delle assemblee elettive.
Ne prendiamo tristemente atto, rilevando che di certo non c’è vittoria nello squallore di una pagina politica segnata non dal rispetto istituzionale ma da un assurdo gioco a rubamazzo.
Credo che con questo clima non si vada da nessuna parte e per evitare che si compia un ulteriore passo verso il definitivo precipizio, rassegno le dimissioni dall’unico incarico istituzionale di cui dispongo – quello di Vicepresidente del Comitato per la Legislazione – nella speranza di poter contribuire, con questo gesto estremo, ad aprire un confronto totale e schietto sul significato delle Istituzioni e sul loro rispetto nel difficile percorso delle riforme che l’Umbria con ansia attende.
Sandra Monacelli – Presidente Gruppo Consiliare “Casini – Unione di Centro”