Uno degli obiettivi principali del regolamento di Dublino è impedire ai richiedenti asilo di presentare domande in più Stati membri (cosiddetto asylum shopping). Un altro obiettivo è quello di ridurre il numero di richiedenti asilo "in orbita", che sono trasportati da Stato membro a Stato membro. Tuttavia, poiché il primo paese di arrivo è incaricato di trattare la domanda, questo mette una pressione eccessiva sui settori di confine, dove gli Stati sono spesso meno in grado di offrire sostegno e protezione ai richiedenti asilo. Attualmente, coloro che vengono trasferiti in virtù di Dublino non sempre sono in grado di accedere a una procedura di asilo. Questo mette a rischio le garanzie dei richiedenti asilo di ricevere un trattamento equo e di vedere le proprie richieste d'asilo prese in adeguata considerazione.
Secondo il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE) e l'UNHCR, il sistema attuale non riesce a fornire una protezione equa, efficiente ed efficace. È stato dimostrato in diverse occasioni sia da ECRE[4] sia da UNHCR[5], che il regolamento impedisce i diritti legali e il benessere personale dei richiedenti asilo, compreso il diritto a un equo esame della loro domanda d'asilo e, ove riconosciuto, a una protezione effettiva. Esso conduce inoltre a una distribuzione ineguale delle richieste d'asilo tra gli Stati membri.
L'applicazione del regolamento può seriamente ritardare la presentazione delle domande e può risultare in richieste d'asilo che non vengono mai prese in considerazione. Le cause di preoccupazione includono anche l'uso della detenzione per il trasferimento dei richiedenti asilo da parte dello Stato in cui fanno domanda allo stato ritenuto competente (cosiddettoDublin transfer) la separazione delle famiglie e la negazione di una effettiva possibilità di ricorso contro i trasferimenti. Il sistema di Dublino aumenta inoltre la pressione sulle regioni di confine esterno dell'UE, dove la maggioranza dei richiedenti asilo entrano nell'UE e in cui gli stati sono spesso meno in grado di offrire sostegno per l'asilo e la protezione dei richiedenti.
Dopo che ECRE, UNHCR e altre organizzazioni non governative hanno apertamente criticato il sistema di asilo in Grecia, tra cui la mancanza di protezione e cura per i minori non accompagnati, molti paesi hanno sospeso i trasferimenti di richiedenti asilo in Grecia nel quadro del regolamento Dublino II. La Norvegia ha inizialmente annunciato, nel febbraio 2008, che avrebbe smesso di trasferire qualsiasi richiedente asilo in Grecia nel quadro del regolamento Dublino II; nel mese di settembre, ha fatto marcia indietro e ha annunciato che i trasferimenti verso la Grecia sarebbe basata su valutazioni individuali . Nell'aprile del 2008 la Finlandia ha annunciato una mossa simile, la Germania e la Svezia hanno limitato la sospensione dei trasferimenti di minori non accompagnati.
Il regolamento è stato criticato anche dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa in quanto non in grado di garantire i diritti dei rifugiati. (fonte : estratto parziale da Wikipedia)
Di profughi rimandati in Italia da altre nazioni, cioè profughi arrivati due volte nel nostro Paese, accade ormai sempre più spesso. E il Regolamento di Dublino prevede che i migranti rifacciano domanda di asilo ma il sistema di accoglienza dei “dublinati” presenta purtroppo luci e ombre.
Occorre decidere, infatti, chi avrà accoglienza e chi no. Succede così che chi ha già una protezione non può rientrare tra coloro che possono essere ospitati nei centri d’accoglienza. Anche quando si tratta di minori, nuclei familiari, donne in gravidanza.
Solo chi fa per la prima volta domanda di asilo, riesce a trovare posto in un centro d’accoglienza, che non è poi certo un hotel a cinque stelle.
Capita pertanto che chi deve formalizzare la domanda una seconda volta venga a trovarsi, prima di risolvere il proprio caso, per giorni senza dimora e costretto a bivaccare in condizioni di difficoltà in una qualche sala dell’aeroporto di Fiumicino, dove è atterrato dal Paese che lo ha rimandato indietro.
Manca, insomma, un piano di redistribuzione per questi immigrati.
La burocrazia,inoltre, è lentissima e il numero delle richieste d’asilo per l’Italia è decisamente elevato. Anche se va detto che da noi arriva una piccola percentuale degli oltre 50 milioni di rifugiati censiti ufficialmente dall’Onu.
Il problema di questi tempi a livello governativo è il non farsi trovare impreparati dinanzi alle nuove possibili ondate di migranti, che sono quasi certe data la bella stagione cui si va incontro, che arrivano in prevalenza da paesi dove c’è la guerra.
Anche se parrebbe che ufficiosamente in Italia si stia pensando ad una collaborazione con Paesi terzi, sostenuti questi, economicamente e a livello di assistenza tecnica dall’Unione europea, per sorveglianza in mare, ricerca e salvataggio.
Ma non è la risoluzione del problema semmai solo un ulteriore esborso di denaro dell’Ue che non apporterebbe alcun beneficio a chi scappa da grossi drammi umanitari e/o dalla guerra addirittura.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)