di Enzo Nardi
Canto XXXIII del Paradiso. Dante, per intercessione di Maria (Vergine Madre, figlia del tuo figlio), giunge alla visione della Verità. “Nel suo profondo vidi che s’interna legato con amore in un volume ciò che per l’universo si squaderna.”
Al personaggio-poeta, improvvisamente, il grande mare dell’essere (sostanze ed accidenti) si rivela semplice e sublime nell’assolutezza dell’Unità. Forse accadrà anche a noi: le stelle e la luna, le trote pezzate, gli occhi dei bambini, le farfalle colorate, gli asteroidi che vagano nel cosmo, gli uomini che perdonano ci appariranno, un giorno, ineffabilmente interdipendenti nell’amore di Dio. Nel Medioevo veramente l’uomo era capax Dei, la verità di Gesù risorto rifulgeva non solo nei rosoni delle cattedrali ma in tutti gli ambiti dell’esistenza. Poi deve essersi insinuato nella storia un veleno, una zizzania subdola e gradatamente mortale. Nel ‘500 Guicciardini scriveva:”I teologi che scrutano ciò che non si vede dicono mille pazzie, perché gli uomini sono al buio delle cose”. Non finì qui. L’uomo ritenne di crearla lui la verità. Ed ecco i filosofi idealisti che dissolsero la realtà nel pensiero e la superbia simbolista di rifondare l’ontologia per vie estetiche. Quindi fu la volta di un pensatore tedesco i cui baffi, simili a quelli di Sandro Ruotolo, esclamarono dionisiaci: Dio è morto. Dopo la morte di Dio tutto fu permesso. Si tennero a battesimo le mezze verità, le verità di mezza tacca, le verità baffute, le verità con le basette, quelle ricciute, le menzogne azzimate travestite da verità. Alcune ridicole, altre mortifere. Oggi si sono moltiplicate ed hanno subito addirittura mostruose mutazioni genetiche e tricologiche. (anche Barbara D’Urso ne ha allevate quattro o cinque, assai capellute). Embrioni equiparati all’acne giovanile, ben cinque generi sessuali, feti considerati fastidiose appendici. Ma la Verità è forte e resiste in interiore homine. Però, strano a dirsi, non sono i sapienti a saperla cogliere bensì quegli umili in grado di ascoltare i gemiti inesprimibili dello Spirito. Fra essi annoveriamo le vecchie zie di Longanesi, quelle che ti offrono il tè alle cinque e tengono la statuina di Padre Pio sul comò. Benedetto XVI ci invitava, il giorno della sua elezione, a non lasciarlo solo in mezzo ai lupi. Questi lupi relativisti e politicamente corretti mostrano ora zanne appuntite da cui si irradiano lampi sinistri. Si tratta di intellettuali tracotanti che hanno a noia non solo i santini ma anche il Magistero. Essi, benché agnostici, studiano da papi, odiano a morte il “papi” e contrastano il Papa. Professano le verità deboli ma sono tostissimi quando c’è da accusare la Chiesa di oscurantismo. Sul lupo cattivo, però, avranno la meglio i tre porcellini, cioè i poveri peccatori, i quali, nonostante ignorino Kant, hanno scoperto che la salvezza dell’uomo dipende non dalla Cultura o dalla Costituzione ma dal cuore tenero di Dio. E poi, se non bastasse, suoneranno la carica le zie di Longanesi, che, se si arrabbiano, sono capaci di tagliare i baffi perfino a Umberto Eco. Cacciari e Ruotolo sono avvisati. E Santoro? Santoro non ha nulla da temere, ha i boccoli d’oro siccome un angelo.