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"Remo Contro" di Enzo Giammaria Napolillo

Creato il 31 maggio 2010 da Sulromanzo
Di Cristina Orlandi
Remo contro di Napolillo
Si è già detto tantissimo di questo libro, uscito circa 10 mesi fa; addirittura, c’è chi lo dipinge come un vero caso letterario.Certo, mi fa piacere pensare che un giovane scrittore esordiente abbia già venduto tante copie e raccolto tanti consensi: un incoraggiamento, un po’ di ottimismo iniziale non guastano; tuttavia, mi sembra un po’ esagerato il termine “caso letterario”. La storia parte dalle crisi esistenziali del protagonista, Remo, il quale si trova “ingabbiato” in un sistema che gli dà la sensazione di soffocarlo e ucciderlo giorno dopo giorno: a cominciare dalla città, una Milano fredda e inospitale, l’azienda dove lavora, con le sue gerarchie e regole spesso non scritte, ma inderogabili, la famiglia medio-borghese con la sua brava facciata di perbenismo, la fidanzata un po’antipatica, anche lei fredda e “perfettina”.Un senso di ribellione a tutto ciò rimane più o meno latente nel nostro protagonista, fino a quando, durante una vacanza a Formentera, incontrerà Naileen, di cui si innamora, o meglio, rimane da lei intrappolato in una specie di ossessione. Ed ecco il “remare contro” del nostro protagonista che, spronato da questo estremo sentimento, senza nemmeno inizialmente rendersene conto, vive la sua rivolta personale, che in realtà è un’inesorabile spirale di autodistruzione, poiché si troverà ad affrontare problemi che nemmeno aveva messo in conto, quali, ad esempio, la violenza e la droga.Il libro è scritto in modo semplice e scorrevole, la storia, man mano che il protagonista si stacca dalla quotidianità e vive sempre più “on the road” tra Milano, Formentera e Londra, avvincente e da leggere tutta d’un fiato.Non mancano gli aforismi destinati a lasciare il segno, quali, per esempio “cerco nei tuoi occhi il nostro passato, in realtà cerco in te qualcosa di mio, ma non c'è nulla, e non so nemmeno se qualcosa c'è mai stato”, coniato per il momento del “congè” alla fidanzata; suona in modo definitivo, mantenendo tuttavia un tono elegante, senza degenerare in platealità.
Deludente il finale. Peccato.Remo è un eroe del nostro tempo, o meglio, un anti-eroe, prototipo del disagio sempre più diffuso tra i giovani, alle prese con problemi di conflitti irrisolti con la famiglia di origine, il posto di lavoro, il luogo in cui viviamo, i rapporti affettivi e interpersonali: nulla è come ci si aspettava, e grande è il senso di vuoto e di inutilità percepiti in ogni momento dell’esistenza, perfino nelle ore dedicate al relax.Purtroppo, la “grande ribellione” di Remo si rivelerà alla fine il petulante capriccio di un bambino viziato e mammone, che nemmeno sa togliere dal fuoco le proprie castagne senza ricorrere ad aiuti esterni.Forse l’Autore, attraverso questo finale, voleva esternare una sorta di rassegnata sottomissione al cosiddetto “sistema”, i cui limiti che tanto ci opprimono costituiscono le nostre stesse sicurezze, e a cui quindi finiremo, fatalmente, per riapprodare dopo ogni tentativo di fuga, come tanti figlioli prodighi.Oppure la fragile barchetta di cui si era servito il nostro protagonista per “remare contro” con tanta foga ha finito per schiantarsi su uno scoglio e il nostro eroe o anti-eroe che dir si voglia è sconfitto, sfinito, piaggiato, per cui si lascia condurre, permettendo che altri decidano per lui.Ma questo temerario ragazzo, che aveva buttato letteralmente per aria tutta la propria vita, non poteva avere anche un minimo di amor proprio? Suvvia, solo un pochino, quel tanto che sarebbe bastato a fargli desiderare di ricominciare tutto daccapo, e da solo. Insomma, nemmeno una ragazza diversa da quella tanto aborrita gli vogliamo far cercare?

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