Ed è proprio alla crisi che strizza l'occhio lo stilista d'origini triestine. Le sue modelle viste come fate bucoliche, allegre e sensuali si lasciano avvolgere da leggeri tessuti di abiti da gran soirée a stampe floreali. “C’è un’atmosfera così pesante, da dopoguerra. - dichiara Balestra - La crisi bisogna superarla. Detesto piangermi addosso, ho fiducia negli italiani, non nei politici, ma negli italiani, che si rimboccano le maniche e vanno avanti. Se seguissi la crisi farei i vestiti di sacco e invece ho fatto la collezione più ricca di sempre”.
“Un tripudio di fiori simil-plastica, e tessuti cheap all’insegna della pacchianeria!”: mormorerà una giornalista più tardi. E non c’è da meravigliarsi se il giorno seguente rimangiandosi quanto detto ne venererà la collezione e il suo creatore su un quotidiano nazionale. Perchè a metterci “la penna e la faccia” si rischia grosso! Soprattutto in tempo di crisi!
Per quanto mi riguarda è ovvio che di alta sartorialità e haute couture poco o niente o per lo meno nulla di così accattivante s’è visto. Alle sue spalle tutti mormorano che ormai sia finita l’era Balestra, ma di appendere la matita al chiodo il designer non ci pensa proprio.