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Renato Curcio era al Dordoni l’11 dicembre: tema, il razzismo e l’indifferenza. Un incontro segreto, perché il dibattito a Cremona è impossibile

Creato il 26 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Renato Curcio era a Cremona, al centro sociale Dordoni, l’11 dicembre 2011. Il tema dell’intervento era “Razzismo e indifferenza”. Dibattito segnalato con due righe su La Provincia.

Renato Curcio al Dordoni di Cremona

Renato Curcio al Dordoni di Cremona (Photo credit: Simone Ramella)

Renato Curcio era al Dordoni l’11 dicembre: tema, il razzismo e l’indifferenza. Un incontro segreto, perché il dibattito a Cremona è impossibile

Renato Curcio l’11 dicembre al centro sociale Dordoni parlava di Razzismo e indifferenza. Lo hanno ascoltato in pochi. Col passaparola, sotto il coprifuoco della cultura del nulla

In logica, come insegnavano sia oggi che nel Medioevo che ai tempi di Aristotele, la verità è vera indipendentemente da chi la dica. A Cremona no, come in tante città. “Razzismo e indifferenza?”. Indifferenza, scelta compiuta con indifferenza. Un discorso sulla conquista piemontese dell’Italia, sull’antimeridionalismo. Briganti ribelli e libertari uccisi dallo Stato, analfabetismo dominante, mentre alle Expo internazionali dominavano le tecniche dei grandi Paesi, rispetto all’Italia che oltre le idee di Lombroso non sapeva andare.

Come oggi. Che cos’è cambiato? Come allora, il panorama internazionale l’Italia non lo sa affrontare. I propri problemi non li vuole neanche vedere. Il centro sociale Dordoni, senza neanche l’aiuto di Publiaeventi di Piva

Poteva essere l’occasione di un dibattito discretamente interessante, guarda caso sul terrorismo, di una riflessione seria, se fossimo in un Paese senza, non dominato da fazioni e lobby agitate solo dalla voglia di potere. Renato Curcio poi era il marito di Mara Cagol, tra parentesi, la fondatrice della prima colonna brigatista: durante la liberazione dell’industriale dello spumante Gancia, Mara venne uccisa. L’autopsia parlò di una strana posizione del cadavere. A braccia aperte, come in segno di resa. Si era arresa dunque.

Fu giustiziata? Uccisa a freddo? Come morì?

Perché non si può parlare? Su questi argomenti sentiremo ancora e solo predicozzi infiniti e senza significato. Il confronto chiaro, difficile, duro, con la realtà lo si evita. Non si è capaci né di guardare avanti né indietro.

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