Magazine Cultura

Renato Fucini, Menico -2/2

Da Paolorossi

[...]
Quante gioie sconfinate in quel core vergine di animale da lavoro! Ma anche a lui non sono mancati gli affanni. Le lunghe siccità che minacciavano i raccolti del padrone; le piene irrompenti che strisciavano i seminati, erano pene ineffabili al core di Menico. L'anno che la grandine devastò tutto il raccolto di quelle colline fiorenti, Menico stette a letto due giorni con la febbre. La sola febbre che egli abbia avuto in tanti anni di vita, i soli due giorni nei quali egli non sia comparso sul lavoro.

Il padrone vecchio, morendo lasciò due lire il giorno per Menico quando egli non fosse stato più buono al lavoro. Menico sorrise a quell'annunzio, e piantò più profonda la vanga nel terreno.

Ieri, quando comparve con gli altri a mietere nelle terre a mano, non si sentiva bene. Lui, sempre innanzi nella proda, ieri rimaneva indietro ai più fiacchi e perfino alle donne.
- Non vi sentite bene oggi, Menico!
- Non mi sento bene.

E si asciugava il sudore e si ergeva impettito per respirare, a bocca spalancata. Alla merenda non volle mangiare. Seduto all'ombra d'un albero, con le spalle appoggiate al tronco, rimase lì, con la testa in seno e le braccia incrociate, e non si mosse neanche quando gli altri ripresero il lavoro.

I vecchi si voltavano ogni tanto a guardarlo pensierosi. I giovanotti e le ragazze avevano voglia di scherzare e, magari, di sfogare un po' la loro ruggine contro quel serpente che, per tenergli dietro, bisognava consumarsi un'ala di fegato.
- Fai fai, v'è preso la fiaccona anche a voi, eh, Menico!
- Bona, eh, quella liretta e quaranta guadagnata in panciolle!
- Volete una materassa, Menico!

Menico non rispondeva.

- Ora vi cantiamo la ninna nanna. La volete, Menico, un po' di ninna nanna?

E due giovinastri e due ragazzacce sguaiate, battendo il tempo con le falci sui covoni, si misero a cantare:

Un vecchio si accostò a Menico per accertarsi e per domandargli se avesse bisogno di qualche cosa; e posatagli una mano sulla spalla, lo scosse lievemente per destarlo. Il corpo di Menico, già morto da una mezz'ora, strisciando la schiena al tronco scabroso dell'albero, andò a fermarsi, a rotoloni, in un solco.

( Renato Fucini, Menico, tratto da "All'aria aperta", 1897 )

Categories Tags

Renato Fucini, Menico -2/2
Fucini Renato Campagna, Fucini Renato, Toscana, Tuscany

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog