Le linguacce dicevano che era vino calato alle gambe; ma, in verità, senza escludere affatto che anche il vino ci avesse la sua parte, erano vene varicose. Con questo malanno addosso, il dottor Prospero non era più buono di fare un passo a piedi; e per poter visitare i suoi malati, quelli soli che per loro fortuna stavano di casa lungo la via maestra, si faceva caricare sopra un calessino sgangherato, e tutti i giorni, dalle sei della mattina alle undici, andava a giro per il Comune.
In quelle condizioni, senza scender mai dal suo veicolo, perchè gli era affatto impossibile, andava a portare, diceva lui, mezzo scherzando e mezzo sul serio, la salute alle case. E questa salute andava a portarla in un certo suo modo particolare che, a giudicarne così a occhio e croce, pareva promettere imminente un allargamento del cimitero, se i fatti non avessero dimostrato che in quel Comune le faccende della salute andavano precisamente come in quegli altri, dove ad averne cura v'erano certe barbe di scienziati da creder vicina, in grazia loro, l'abolizione della morte o giù di lì.
Ma per capir meglio il dottor Prospero da vecchio e nell'esercizio delle sue funzioni, non è male conoscerlo giovane studente dalle leggende che i suoi condiscepoli d'Università gli avevano applicate con le loro fervide fantasie.
Di lui si raccontava, fra le altre, che all'esame di matricola, in clinica medica, aveva preso un panciotto per un attacco di petto; e alla prova di medicina operatoria, dovendo fare l'amputazione di una gamba, sbagliò, non si sa bene se per una fatale distrazione, per timor pànico o per entusiasmo scientifico, e tagliò una gamba del letto invece di quella del malato; tantochè, rovinando il letto, quel malcapitato paziente, ruzzolò sull'impiantito, fratturandosi in tre posti la gamba sana.
Queste, come si capisce, erano spiritose invenzioni di quei capi scarichi; ma quest'altra è vera.
Venuto in condotta, accadde sui primi tempi che un giorno, chiamato da un contadino per una urgentissima operazione al figliolo, egli non voleva andare; ma finalmente si decise a muoversi quando lo scaltro contadino, gli ebbe detto che nel bosco sotto casa c'era la beccaccia.
- Vede, sor dottore - diceva il furbo, lacrimando - lei signoria potrebbe fare un viaggio e due servizi: ammazzare la beccaccia e salvarmi la creatura.
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( Renato Fucini, Tipi che spariscono, tratto da "All'aria aperta", 1897 )Categories Tags
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