E adesso passiamo alla vera notizia: Vallanzasca star del festival di Genova sulla letteratura del crimine? Specchietto per le allodole. Renato non sarà con Leonardo Coen alla presentazione del suo libro. Ma la sua “attesissima” presenza è stata la non notizia gridata in questi giorni. Eppure a chi fa quel brutto e scomodo mestiere del giornalista (o parafrasando Renato del “pennivendolo”), per garantire l’informazione piuttosto che preparare piatti, pronti a saziare, con la fama dei delitti, la fame delle vendite, sarebbe bastato poco. Una telefonata alla Casa Circondariale dove Vallanzasca risiede, agli organizzatori della gialla kermesse genovese che hanno corretto il “tiro” o al co-autore. Quel “q.b.”, insomma, che soddisfa il palato di deontologia, verità e “buon senso”, e che, con una semplice chiamata, fa la notizia “certificata”.
Fonte foto Agenzia Giornalistica ItaliaMa veterani e new entry del fantastico mondo del giornalismo, dopo aver favorito gli investitori di pubblicità, fatto le marchette e (re)impastato i fatti, hanno preferito continuare a favorire l’urlo piuttosto che la notizia. Bla, bla, bla e ancora bla irrispettosi e violenti che oltre al soggetto in questione, non hanno nemmeno tenuto conto dei familiari delle vittime che, tutte le volte, leggendolo qui e lì, rievocano le gesta di quel bandito con le quali continuano a fare i conti.
Fonte foto Ansa
Renato Vallanzasca continua a scontare, giorno dopo giorno, la sua pena pari a un tot di ergastoli e più di qualche centinaio di anni da galeotto (senza voler essere troppo pignoli con i numeri dopo il totale degli ultimi check-out dai Grand Hotel che la giustizia italiana ha siglato).Nessuno si è chiesto perché il giudice Ceffa con il suo provvedimento, che prendeva in considerazione la buona condotta nel periodo di libertà vigilata, ha definitivamente revocato la libertà vigilata a Marco Furlan rendendolo un uomo libero? Perché, se la legge è uguale per tutti, nessuno ha scritto invece che se Furlan, condannato a 27 anni di carcere per dieci omicidi commessi dall’82 all’84, è tornato libero, forse, avrebbero dovuto pensare anche ad allentare definitivamente le catene di tanti altri?
Furlan, laureato in ingegneria informatica, lavora per una società del settore ha forse più diritti di Vallanzasca? Insomma, anche Renè ha una condotta impeccabile e con 38 anni di carcere per la giustizia italiana è uno dei pochi, se non l’unico, modello di “serietà” giudiziaria. Come Furlan, anche Renato non è più un pericolo pubblico, ma se va a lavoro è ingiusto…Nessuno ha avuto il coraggio di gridare “la legge è uguale per tutti”…o meglio “che fine ha fatto la giustizia”? Più (in)opportuno illuminare il palcoscenico e le menti con il moralismo dei festival.
L’ennesima ed inconsapevole comparsa da VIP sul teatro della sua vita romanzata da pagine e pellicole, è stato infatti, il pasto preferito per chi, grazie al bandito numero uno, ha occupato le pagine di cronache con tanto perbenismo…eppure, ripeto, bastava una chiamata per sapere che Vallanzasca resta in carcere (o a lavoro-checché se ne dica, sempre carcere è-).
Adattandoci alle leggi del mercato vocale, gridiamo più forte. Falso o d’autore che importa, vince chi strilla di più ma forse stonando, giusto per non peccare di presunzione, si prova a dire la verità.
Da latin lover Renato Vallanzasca è passato ad essere “l’uomo oggetto”…di marketing. Una questione d’eta? Non proprio: in principio “ridotto” nel nome dalla legge che numera le “battute” per pezzo e per titolo, a “Il Bel Renè”, Vallanzasca, che vanta una ricca e variegata rassegna stampa, oggi, senza saperlo, è presente e “attesissimo” protagonista in ogni dove pur non godendo di libertà, né permessi né doni di ubiquità. Oggi, però, è anche l’uomo grazie al quale soddisfare il “desiderio” di apparire sulle pagine dei giornali o grazie al quale avere i famosi 5 minuti di fama e gloria davanti alle telecamere per fare i paladini di giustizia e morale.
Se qualche anno fa Renato Vallanzasca calcava consapevolmente la scena di crimini e aiutava a spingere la penna sulle pagine di cronaca nera nazionali, oggi, come la tradizione della “buona nomea” all’italiana vuole, basta citarlo per dare spessore a pagine, creare attesa, suscitare interesse, stuzzicare curiosità e aspettative ma, soprattutto, per dare a questa o quella personalità pubblica/politica la possibilità di calcare quelle 300 battute di polemica e visibilità. bla bla bla pronti ad imbrattare giornali che sprecano solo cortecce utili e utilizzabili, invece, con tante, forse troppe, verità che ci appartengono (come la crisi che, sebbene pessimista, riflette e fa riflettere sulla realtà reale – escamotage per il fattore vendita che con un deficit di quantità, garantirebbe comunque qualità d’azione-)
Fonte foto Agenzia Giornalistica ItaliaSenza per questo volerlo dipingere come un Santo, a partire da Venezia, passando per l’Italia intera, fino a ritornare a Genova, l’”Angelo del male” continua la sua “Ultima fuga” verso una vita più o meno normale (nella misura in cui la normalità è proporzionale non già ad un “dietro le quinte” bensì ad un “dietro le sbarre”).
Comunque, Renè sta bene, ma non è del tutto fuori pericolo. La prognosi, infatti, rimane riservata ai titoli dei giornali, alle false notizie ed al numero di affluenza di pubblico a questo o quell’altro festival.
Marina Angelo
Per il materiale utilizzato si ringrazia la redazione de “Il Giorno“.
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http://nottecriminale.wordpress.com/2010/11/22/festival-noir-a-genova-la-star-sara-vallanzasca/