andare o non andare, questo era il problema. però, essendomi ridotta all'ultimo (la mostra chiude domenica) non è che c'era molto margine per rimandare ancora. e così ieri sono andata. in treno. e qui vorrei capire il paradosso di usare un Frecciabianca per fare Bologna-Verona in 50 minuti quando per fare 50 chilometri ce ne ho messi 40 e poi ne ho dovuto aspettare altri 50 per la coincidenza. che, dove vai vai, tocca sempre passare da Bologna e aspettare 50 minuti il treno successivo. e vabbè. René Burri, classe 1933, è un fotoreporter svizzero che ha molto viaggiato e ha immortalato una serie di personaggi molto famosi. la mostra a lui dedicata, presso la Galleria Scavi Scaligeri di Verona dove ho già avuto modo di andare l'anno scorso, è molto completa e rappresenta le diverse sfaccettature del suo lavoro, da quello di puro reportage agli scatti scattati per piacere personale, passando per le cartoline realizzate a collage che manda agli amici. c'è da dire che quando vedo i lavori dei fotografi di questa generazione, anno più anno meno, mi viene sempre da invidiarli perchè hanno avuto la fortuna di attraversare il Novecento. Burri, che non amava rischiare la vita, ha scelto uno sguardo più distante, ma non per questo meno incisivo: la vista di una distesa di crateri di bombe non è meno significativa o impressionante di una foto scattata in prima linea mentre quelle bombe stanno cadendo. credo che la sua scelta di mostrare in modo indiretto gli stessi orrori che altri suoi colleghi hanno mostrato da vicino ed esplicitamente denoti il suo carattere ottimista, se non addirittura utopista e sognatore. questa è una mia opinione personale, ovviamente, ma resta il fatto che sono uscita dalla sua mostra con un sorriso sulle labbra e pensando che il mondo è un bel posto. il resto della giornata l'ho trascorso a zonzo, dribblando i plotoni di turisti e scattando foto a cazzo. il tempo purtroppo è stato grigio e umido, cosa che non mi ha impedito di farmi una bella dose di gelato. trovo che Verona sia una bellissima città e tornarci è sempre un piacere, anche se è un vero peccato che Piazza delle Erbe sia ormai soltanto un baraccone per turisti; se venisse liberata dalle perenni bancherelle di souvenir dozzinali per almeno un paio di giorni a settimana, se ne potrebbe apprezzare molto di più la bellezza.
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andare o non andare, questo era il problema. però, essendomi ridotta all'ultimo (la mostra chiude domenica) non è che c'era molto margine per rimandare ancora. e così ieri sono andata. in treno. e qui vorrei capire il paradosso di usare un Frecciabianca per fare Bologna-Verona in 50 minuti quando per fare 50 chilometri ce ne ho messi 40 e poi ne ho dovuto aspettare altri 50 per la coincidenza. che, dove vai vai, tocca sempre passare da Bologna e aspettare 50 minuti il treno successivo. e vabbè. René Burri, classe 1933, è un fotoreporter svizzero che ha molto viaggiato e ha immortalato una serie di personaggi molto famosi. la mostra a lui dedicata, presso la Galleria Scavi Scaligeri di Verona dove ho già avuto modo di andare l'anno scorso, è molto completa e rappresenta le diverse sfaccettature del suo lavoro, da quello di puro reportage agli scatti scattati per piacere personale, passando per le cartoline realizzate a collage che manda agli amici. c'è da dire che quando vedo i lavori dei fotografi di questa generazione, anno più anno meno, mi viene sempre da invidiarli perchè hanno avuto la fortuna di attraversare il Novecento. Burri, che non amava rischiare la vita, ha scelto uno sguardo più distante, ma non per questo meno incisivo: la vista di una distesa di crateri di bombe non è meno significativa o impressionante di una foto scattata in prima linea mentre quelle bombe stanno cadendo. credo che la sua scelta di mostrare in modo indiretto gli stessi orrori che altri suoi colleghi hanno mostrato da vicino ed esplicitamente denoti il suo carattere ottimista, se non addirittura utopista e sognatore. questa è una mia opinione personale, ovviamente, ma resta il fatto che sono uscita dalla sua mostra con un sorriso sulle labbra e pensando che il mondo è un bel posto. il resto della giornata l'ho trascorso a zonzo, dribblando i plotoni di turisti e scattando foto a cazzo. il tempo purtroppo è stato grigio e umido, cosa che non mi ha impedito di farmi una bella dose di gelato. trovo che Verona sia una bellissima città e tornarci è sempre un piacere, anche se è un vero peccato che Piazza delle Erbe sia ormai soltanto un baraccone per turisti; se venisse liberata dalle perenni bancherelle di souvenir dozzinali per almeno un paio di giorni a settimana, se ne potrebbe apprezzare molto di più la bellezza.
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