Lo sviluppo dello Stato non è l’inviluppo del suo popolo. È questo il nocciolo della questione espressa dal presidente del Consiglio Matteo Renzi che, sottolinea e tiene a precisare, non si fa crescere un paese abbassando i salari e “facendo riforme che dovrebbero essere finalizzate all’abbassamento della qualità della vita” dei lavoratori “con la motivazione che saremmo più competitivi” e aggiunge che la soluzione “non è giocare alla meno peggio”.
E quindi il governo procede, spedito e come aveva fissato, risponde così a chi teme misure straordinare per risolvere la questione economia: “Confermiamo tempistica e metodo. Nessun tipo di problema o preoccupazione, andiamo avanti decisi con convinzione e determinazione, con calma e serenità”.
“Oggi l’Italia è nelle condizioni, facendo le riforme che deve, di essere guida in Europa e trascinare l’eurozona fuori dalla crisi”. Non solo l’Italia non ha bisogno di misure super-restrittive ma gli italiani devono essere fieri dello Stivale, perché può, secondo la politica renziana, puntare particolarmente in alto a patto che tutti facciano “la propria parte con convinzione e determinazione” per conquistare “la leadership in Europa”.
La crescita, aggiungendo riferimenti della scorsa giornata a Napoli del premier, non caratterizza l’Italia nello specifico di un solo punto, ma di tutta la sua totalità. Così al Sud: “Dobbiamo uscire dalla cultura della rassegnazione e della delega. La scommessa è non avere alibi e fare il punto su tutte le partite aperte dicendo al Mezzogiorno che non è il punto retrogrado del Paese ma un luogo nel quale si può fare innovazione ed essere motore di sviluppo”. La parola d’ordine è “coraggio”, come ha spiegato agli scout di San Rossore, mai rassegnarsi, anche se la situazione economica, per quanto incentivata, ci mostra dati negativi come l’arcinota regressione del Pil. Così Renzi: “… Vedo che la Germania fa -0,2%. Farei a cambio volentieri in termini di dimensioni economiche, ma non è la percentuale dello ‘zero virgola’ a fare la differenza, ma il clima di rassegnazione nell’opinione pubblica, di chi pensa, ad iniziare dalle classi dirigenti, che tanto non cambierà mai”.
Renzi a Reggio Calabria: “Ho parlato con Moretti, l’azienda ha ordini e quindi lavoro fino a tutto il 2017″, così parlando del futuro di Omeca. “Quindi le preoccupazioni circa la chiusura della realtà lavorativa fino a tutto il 2017 non ci sono. E questo indipendentemente dall’assetto azionario”.
“Non c’è una situazione di crisi dell’Italia rispetto all’Eurozona che viaggia a velocità doppia. Questo è accaduto in passato, ora la situazione è cambiata: l’intera area vive una fase di stagnazione”. Quando si dice “c’è del marcio in Danimarca”, quando in realtà è ovunque, a detta del premier. La Germania registra una contrazione dello 0,2% nel secondo trimestre 2014, crescita zero per la Francia. “Quando chiediamo all’Europa maggiore attenzione per la crescita lo facciamo nella convinzione che questa è l’unica ricetta per uscire da questa situazione di crisi che riguarda tutta l’Eurozona e non solamente l’Italia”.
Per quanto riguarda la questione-lavoro, in visita a Termini Imerese (Palermo), il premier interviene, citando anche la questione delle modifiche all’articolo 18. “Sono sempre pronto a scrivere nuove regole sul lavoro. Cambieremo le garanzie, ma non le elimineremo”. Così a Millennium: “Oggi l’articolo 18 è assolutamente solo un simbolo, un totem ideologico, proprio per questo trovo inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno. Serve solo ad alimentare il dibattito agostano” e ancora “È giusto o no riscrivere lo statuto dei lavoratori? Sì, lo riscriviamo. E riscrivendolo pensiamo alla ragazza di 25 anni che non può aspettare un bambino perché non ha le garanzie minime, non parliamo solo dell’art. 18 che riguarda una discussione tra destra e sinistra”.
Frecciata all’Ue: “C’è chi dice che l’Italia sarà salvata dall’Europa, ‘ma de che’… L’Italia dà all’Europa molto più di quello che l’Europa dà all’Italia“.