Nel bollare come “figli di papà” i teppisti di Milano, Matteo Renzi non è, come suggerito dagli avversari (interni ed esterni), scivolato in una boutade né si è lasciato andare ad in giudizio frettoloso, ma, anzi, ha scelto e seguito un preciso, collaudato ed efficace indirizzo strategico-comunicativo.
Associando i violenti ad un’immagine respingente ma grottesca, appunto quella dei “figli di papà”, mantenuti dai genitori, il Premier li ha infatti colpiti nella loro dignità “rivoluzionaria”, spogliandoli, agli occhi dei cittadini, di ogni credibilità antagonistica. Una presa di posizione più severa, avrebbe al contrario comportato l’elevazione dei facinorosi al rango di nemici del sistema e dello status quo, da Renzi rappresentati.
Di nuovo, abbiamo due elementi chiave del registro comunicativo della propaganda politica: la “proiezione”-”analogia“ e la “semplificazione”.