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Renzi e l’esame di macchine utensili: i tedeschi ci mettono in riga.

Da Michele Orefice @morefice73
Immagine Purtroppo sono un vile ingegnere meccanico. Alla fine del corso di laurea vi era un esame, appunto di macchine utensili. Era temuto ma obbligatorio. Nessuno lo poteva evitare. Pochi frequentavano quel corso perché’ estremamente noioso: il prof in leggeva in aula il libro redatto da lui stesso per poi chiedere all’esame scritto 3 tesine da ricavarsi dallo stesso libro. Le tesine in totale erano quasi 100 e all’esame le tre chieste dovevano essere scritte in maniera perfetta, con virgole e disegni. Se mancava una virgola o il disegno ad esempio di un tornio intero, macchina molto complessa, aveva qualche virgola fuori posto calava drasticamente il punteggio finale.  Dovuto a tutti questi fatti preparare l’esame non era molto stimolante ma nel nostro bel paese ci si adatta sempre e si trova la scappatoia. Il giorno dell’esame i vari candidati venivano chiamati in ordine alfabetico e davanti quindi finivano quelli con il cognome che iniziava con la “A” e gli altri via via in fondo all’aula. Il prof si sedeva nella sua cattedra leggendosi il giornale e li scattava l’azione: quelli dietro tiravano fuori prima qualche foglietto con un api di formule. Ma mano che la nomea di questo esame si sparse, si passò a fotocopie rimpicciolite e rotoli di carta con su le tesina da copiarsi. Tutto è funzionato bene, nessuno si lamentava tantissimo. Vi era una gran disparità nei voti a seconda della lettera del cognome: quelli che iniziavano con la A o la B non andavano oltre a un venti o ventidue, quelli dietro invece dapprima viaggiavano tutti sul 28 ma poi era automatico prendere un 30. Qualche mugugno per quelli appunto che toccava stare davanti ma nulla più. I più scaltri di questi infatti aspettavano il giorno dell’esame dietro un angolo. Quando il prof arrivava alla lettera “M” si fiondavano correndo trafelati dicendo che avevano perso un autobus, in questo modo anche se avevano un cognome che iniziava con le prime lettere dell’alfabeto, venivano comunque messi dietro dove potevano fare con comodo il compito copiando.  Un giorno il sistema si è rotto. Un giorno qualcuno si è alzato e ha puntato il dito, ha fatto notare al prof che tra quelli davanti e quelli dietro c’era un’abisso in termine di voto e che questo era dovuto al fatto che tutti quelli dietro copiavano (magari sbeffeggiano anche quelli davanti). Perché non se ne fosse accorto prima? Perché teneva sessioni d’esame così stupide e senza senso? Non mi è dato a saperlo. Quella che quasi era una reazione giustificabile, copiare a un esame estremamente stupido, era diventata qualcosa di assurdo, di sbagliato. Si era perso il senso di misura e prendere un 30 a quell’esame era diventato un diritto, un legittimo modo di alzare la media del libretto dato che nella mia facoltà i 30 erano estremamente rari. Da quel giorno quindi gli assistenti e il prof passavano tra le file dei banchi come guardie. Da qui il paragone a cosa sta succedendo oggi. Dalla Germania ogni tanto perdiamo contatto con gli avvenimenti italiani ma ho letto un articolo sulla Repubblica in cui si denunciano i vari trucchetti usati dai nostri amministratori per diciamo… Arrotondare. Chi denunciava di abitare lontano dalla sede della regione per avere rimborsi, chi metteva in nota spese il banchetto di nozze dei figli, ecc…. Mi son chiesto, ma cosa ne penseranno i miei colleghi tedeschi, saranno al corrente di tutto questo marciume? Casualmente ci siamo comprati “Focus” , un settimanale simile a “Panorama”. In bel evidenza stava un articolo sulle spese folli dei nostri politici, quasi una fotocopia dell’articolo di Repubblica. Parlando infatti con i miei colleghi mi hanno confermato che secondo loro i nostri politici ce li siamo scelti e che sono sconvolti che nessuno faccia qualcosa per cambiare la situazione. Da li il paragone con l’esame di cui sopra. Essere politico infatti da la possibilità di maneggiare un sacco di soldi. Alcuni lo fanno in maniera onesta forse, fanno le note spese magari in maneiera approssimativa per mancanza di tempo per poi sbrigare meglio altri incarichi…. Ma la maggior parte si sentono in diritto di gestire i nostri soldi come vogliono. La maggior parte infatti sapevano come funziona, hanno agognato questo momento in cui sguazzare nell’oro e ora se ne sentono un diritto dato che sono stati votati. Ora tocca a loro arricchirsi, elargire soldi a parenti e amici. Gli anni passati l’hanno fatto altri ora possono farlo loro, ora è il loro turno. Quando finirà tutto questo? Quando ci sarà qualcuno che alzerà la mano e dirà basta?  Che differenza c’è con i politici o i potenti delle altre nazioni? Non fanno porcate anche all’estero? Certamente anche qui in Germania si sente qualcuno pizzicato per evasione. Il risultato è che quello viene messo in carcere e non ricorre neanche in appello. Altri politici sono costretti a dimettersi perché pizzicati ad aver fatto la tesi di laurea con il copia e incolla. Sempre sullo stesso numero di “Focus” , si riporta che una nostra governatrice del Tirol (come lo chiamano i tedeschi, ossi il trentino) è stata scoperta per aver in nota spese un articolo acquistato in un sexy shop. Lo stesso articolo riporta che lei si è fatta una risata e che ha detto che per un regalo – scherzo è stato mandato qualcuno a comprare quell’oggetto e lei non immagina come possa esser finito in nota spese. L’articolo di Focus finiva dicendo che i tirolesi sono proprio simpatici ma quello che si leggeva tra le righe è ben diverso. Come paragone si può prendere un politico inglese di qualche tempo fa che, pizzicato per aver messo in nota spesa un DVD pornografico, si è dimesso nel giro di breve. Nel bel paese invece ci si fa una risata e si tira diritto! Il tutto mi fa riflettere sulla moralità. La moralità media probabilmente del nostro bel paese è bassa. Come si spiegherebbero interi comuni commissariati per corruzione? Come si spiegherebbe un intero ufficio comunale nel napoletani sotto accusa perché facevano carte di identità false per la camorra? Questo ultimo punto in particolare lo ritengo un’aberrazione  e purtroppo un esempio di come siamo. In questo particolar caso infatti non si può puntare il dito su un politico , su un colore, su un imprenditore preciso: era la consuetudine. Era il normale vivere. Coprire malfattori guadagnandoci un po’. Gli impiegati di quel l’ufficio comunale hanno fatto lo stesso pensiero degli alunni dell’esame sopra da me esposto. Era arrivato il loro turno per pretendere un 30. Avevano faticato, si erano resi servili a più persone per prendere quel posto ma ora erano a posto. Ora potevano anche loro arrotondare servendo la camorra. E che male c’era? Che male c’era se poi alcuni degli utilizzatori di quelle false carte d’identità avevano ammazzato persone. Che male c’era? Questo fumo , questo coltre spessa e appiccicosa siamo ormai abituati a buttare sulle nostre coscienze, senza conversi del male che facciamo non facendo. E questa mancanza di moralità poi si estende a macchia d’olio e mina il vivere di tutti: chi paga l’idraulico in nero, chi non fa lo scontrino ecc… Ora Renzi ha preso le redini dell’Italia per cercare di smuoverla. Ci riuscirà? O come dal gattopardesco detto : bisogna che tutto cambi perché’ nulla cambi?

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