Non sono un renziano perché penso che il capo di un Governo debba essere sempre eletto democraticamente dai cittadini e, per principio, non mi fido molto di chi viene catapultato alla guida di uno Stato dalle lobby di potere. Per la verità sono anche molto critico verso un’Europa matrigna che finora ha solo imposto una serie di vincoli allo sviluppo dell’economia cercando di favorire gli interessi delle grosse lobby europee e contribuendo con i suoi enormi costi al grande spreco di soldi pubblici. Detto questo, sono rimasto molto colpito dal discorso che ieri Matteo Renzi ha tenuto a Strasburgo per l’inaugurazione del semestre italiano alla guida del Parlamento Europeo. Lasciando a un corposo documento scritto i singoli temi della politica europea italiana, il premier italiano ha parlato per una ventina di minuti davanti agli euro parlamentari soffermandosi soprattutto sulla necessità di un cambio di passo per un’Europa che oggi appare stanca, annoiata e rassegnata: l’Europa dell’economia e dello spread deve lasciare il posto all’Europa dell’umanità, della solidarietà tra i popoli e dell’incontro tra le culture e le tradizioni. Le sue parole venivano pronunciate proprio quando a Pozzallo, in Sicilia, si contavano le vittime dell’ennesima strage di esseri umani: 45 persone provenienti dall’Africa centrale trovate morte nella stiva di un peschereccio, ultimo atto di un disgraziato traffico internazionale di esseri umani che deve essere combattuto non da una singola nazione di frontiera come l’Italia, ma da tutte le organizzazioni internazionali, l’Europa in prima linea. Del discorso di Renzi mi ha convinto soprattutto questo richiamo alla responsabilità dell’Europa di essere, in conformità alla sua tradizione, un faro di civiltà nei confronti del resto del mondo.
La sfida dell’Europa italiana
La grande sfida dell’Europa è ritrovare l’anima, ritrovare il senso dello stare insieme – ha esordito Renzi, ricordando ai colleghi europarlamentari che l’Europa non è una semplice unione di burocrazie (sic!) -: c’è una grande identità da recuperare insieme. O lo facciamo o perdiamo la sfida.
Renzi, per la verità, non ha sottovalutato l’importanza delle questioni economico-finanziarie che stanno mettendo in ginocchio gli Stati più deboli dell’Unione europea (annunciando che l’Italia farà sentire forte la sua voce), ma ha fatto un ragionamento più alto, sottolineando la necessità che tutti gli Stati, l’Italia per prima, non chiedano scorciatoie all’Ue ma si assumano la responsabilità di cambiare quello che al loro interno non va bene, senza dare soltanto le colpe all’Europa.Ha parlato necessità di trovare un dialogo tra forze politiche contrapposte, di semplificazione delle procedure burocratiche, di solidarietà, della necessità di andare oltre il deleterio patto di stabilità e puntare soprattutto sulla crescita e sullo sviluppo economico dei paesi europei più in difficoltà.
Renzi ha detto che l’Italia non sta andando in Europa per chiedere assistenza con il cappello umano, ma per dare il suo contributo alla causa europea.
Ma soprattutto ha sostenuto un principio di fondo: l’Europa deve imparare a difendere in primo luogo i suoi grandi valori e ad essere in prima linea nella lotta per il rispetto dei diritti umani, ovunque siano calpestati. Che deve tornare ad essere una frontiera per i cittadini del mondo. Farsi carico (e per questo ci sarà anche una apposita Commissione Ue) delle stragi di esseri umani che da anni sistematicamente avvengono nel mar Mediterraneo, oggi causate soprattutto dalla crisi in Libia seguita al crollo del regime di Gheddafi.
L’Europa – ha detto Renzi – deve svolgere un ruolo da protagonista in Africa: non solo nell’affrontare le emergenze economiche, nel favorire gli investimenti delle aziende occidentali e nell’affrontare la questione energetica (se l’Occidente smettesse di sfruttare l’Africa già sarebbe un primo passo, vedi anche questo post) ma anche nella dimensione umana.
L’Europa deve sapersi indignare. Reagire per come viene trattata una donna come Asia Bibi, incarcerata da quattro anni in Pakistan perché di fede cristiana, indignarsi per le ragazze rapite in Nigeria dai fondamentalisti solo perché vengono educate ai valori occidentali, per Merriam, la donna costretta a partorire incatenata in un carcere del Sudan sempre a causa della sua fede cristiana. Deve essere una voce autorevole che cerca di mediare per la pace in Medio Oriente.
Solo un’Europa che ha il coraggio di affermare i suoi valori, le sue radici e le sue grandi tradizioni di civiltà può ridare dignità ad una politica che la dignità l’ha persa da tempo ed è diventata un susseguirsi di sprechi, burocrazia, slogan e frasi fatte.
Bè ecco, da non renziano e da non europeista, dico che forse di un’Europa così potremmo anche appassionarci, e la potremmo anche iniziare ad amare.