Con un decreto (secretato) Renzi ha stabilito la catena di comando per le azioni di emergenza: l’Aise disporrà dei corpi speciali dell’esercito e ne risponderà a Palazzo Chigi.
Nelle ultime settimane si sono susseguiti da più parti indicazioni e segnali che fanno pensare all’imminenza di un intervento ufficiale internazionale per arginare l’avanzata apparentemente inarrestabile del gruppo terroristico sunnita “Stato Islamico” in territorio libico. Dalla candidatura dell’Italia a guida della coalizione in Libia alla fiducia accordata in questo senso dagli USA, dalle voci (poi smentite) della creazione di una “war room” anti-ISIS a Roma (per coordinare le azioni con gli alleati già sul terreno) alle notizie che giungono riguardo alla situazione dei prigionieri italiani, tutto lascia intendere che l’Italia giocherà un ruolo di primo piano sullo scacchiere libico. Le dichiarazioni rilasciate dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e dal Premier Matteo Renzi negli ultimi giorni puntano della direzione di subordinare qualsiasi intervento alla formazione di un Governo di Unità Nazionale il Libia e l’esplicita richiesta da parte di tale governo dell’aiuto della comunità internazionale.
Tuttavia, l’apparato statale, militare e diplomatico, si è già mobilitato per prepararsi e farsi trovare pronto in caso di necessità. Oggi il Corriere della Sera ha rivelato che con un decreto (poi secretato) del 10 febbraio scorso Matteo Renzi avrebbe già definito, sulla scorta del “Decreto Missioni” approvato nel 2015 all’indomani degli attentati di Parigi, la nuova catena di comando relativa alle missioni di emergenza all’estero. I 5 articoli del decreto, discusso pochi giorni fa con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al tavolo del Consiglio Supremo di Difesa, prevede che sia direttamente Palazzo Chigi (perciò la Presidenza del Consiglio dei Ministri ora in mano a Matteo Renzi) e decidere e coordinare missioni dei corpi speciali in territorio libico e in altre situazioni che rendano necessario scavalcare la procedure burocratiche dell’esercito e i tempi del Parlamento per assicurare una risposta tempestiva alle crisi.

Renzi è pronto a inviare uomini il Libia per operzioni speciali. Photo credit: Federico Feroldi Foto via Foter.com / CC BY-SA
Sulla carta, il Presidente del Consiglio dei Ministri può, attraverso il Dipartimento per le informazioni della sicurezza (Dis), autorizzare l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna ad avvalersi dei corpi speciali dell’Esercito Italiano per portare a termine operazioni “eccezionali ed urgenti”. Nel concreto, il Premier pianificherà e controllerà azioni urgenti dei corpi speciali senza passare attraverso il Parlamento. Gli uomini inviati per queste operazioni disporranno, relativamente alla missione assegnata, delle garanzie degli 007 (licenza di uccidere e impunità per eventuali reati commessi) e risponderanno del proprio operato al direttore del Dis, Giampiero Massolo, al sottosegretario con delega ai servizi, Marco Minniti e al capo del governo, Matteo Renzi. L’Aise risponderà al presidente del Consiglio dei ministri e informerà, il ministro della Difesa (Pinotti), il ministro degli Affari Esteri (Gentiloni) e il ministro dell’Interno (Alfano) per le materie di competenza. Il Parlamento verrà informato con atti scritti e secretati, tramite il Copasir, il Comitato per il controllo parlamentare sui nostri servizi segreti.
Nell’attesa che la Libia dia vita a un governo di Unità Nazionale legittimato a richiedere l’intervento della comunità internazionale, cui l’Italia risponderà con l’invio di 3000 uomini per una missione di peace enforcement che dovrà essere autorizzata dal Parlamento italiano, Matteo Renzi sembra intenzionato ad inviare uomini sul terreno per le suddette operazioni speciali. Sarebbe trapelato infatti che 50 uomini del Col Moschin (IX Reggimento d’Assalto Paracadutisti) sarebbero già pronti a partire per aggiungersi ai tre team dell’Aise (ognuno composto da 13 agenti) già presenti in Libia a Tripoli e presso gli impianti Eni.
di Andrea SEVERINA
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