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Renzi intento a giocare a "culo e camicia" con Denis Verdini

Creato il 07 marzo 2014 da Tafanus

Per Renzi «chiave di tutto» è la riforma del senato. Che però ancora non c’è (di Francesco Lo Sardo - Europa)

Non esiste nessun testo scritto sulla fine del bicameralismo perfetto. Per ora Berlusconi e il premier concordano soltanto sui presupposti: il "nuovo" palazzo Madama dovrà essere non elettivo e non dovrà votare la fiducia al governo

Per Renzi «chiave di tutto» è la riforma del senato. Che però ancora non c’è

 «Dobbiamo eliminare il senato per come lo conosciamo.  Questa riforma è la chiave di tutto e qui mi gioco la vittoria di una scommessa», ammette il rischio Matteo Renzi. «Non mi dispiacerebbe passare alla storia come ultimo presidente di questo tipo di senato, ma… staremo a vedere», dice un perplesso Pietro Grasso. Pregiudizio d’ufficio connesso al ruolo di presidente  dell’assemblea di palazzo Madama? Può darsi. E però, a confortare in qualche modo lo scettiscismo di Grasso, c’è il fatto che su un punto concordano tutte le versioni riferite da chi ha finora partecipato, da una parte e dall’altra, alle trattative tra Pd e Forza Italia: «Sulla riforma del senato e su quella del Titolo V siamo praticamente all’anno zero».

Ma se questo è davvero lo stato dell’arte, su cosa si sono basate fino ad oggi le dichiarazioni incrociate di Renzi («Sulla riforma del senato c’è un accordo tra i principali partiti») e di Berlusconi («Abbiamo concordato sulla riforma del senato, c’è l’esigenza immediata e assoluta di una sola camera che approvi le leggi»)? Sulla convinzione, concordano le fonti democratiche e quelle forziste, che un’intesa sia raggiungibile a partire da un solido presupposto condiviso. «Non c’è nulla di scritto, salvo l’intesa sul principio che il senato non deve essere elettivo e che non deve votare la fiducia al governo», puntualizzano da parte del Pd. «Quanto al versante Titolo V c’è già un sostanziale accordo sulle materie che dovranno essere di competenza delle regioni e dello stato centrale. Lì eravamo e lì siamo rimasti. Non c’è altro», aggiunge uno dei negoziatori di parte forzista, perché le due riforme – senato e riordino delle competenze regionali – marciano a loro volta di pari passo, fondandosi necessariamente l’una sull’altra.

Ma qui cominciano le grane. Perché a sentire il parere di uno dei presentatori delle tre proposte di riforma costituzionale del senato finora assegnate alla commissione affari costituzionali di palazzo Madama, il bolzanino Karl Zeller, presidente del gruppo autonomie, «se c’è un punto su cui la maggioranza dei senatori concorda è invece che il senato deve essere elettivo». Allo stato, oltre alla proposta di legge Zeller che introduce il senato federale eletto dalle assemblee regionali  e dai consigli delle autonomie locali, in commissione ci sono i testi presentati dal democratico Ruta, che abolisce il senato tout court, e più recentemente dal leghista Calderoli che attribuisce alla camera l’esclusività del rapporto di fiducia con il governo e al senato la rappresentanza degli enti territoriali e il rapporto con le istanze sovranazionali. In sostanza: la legislazione alla camera, la sussidiarietà al senato.

Ma quel che c’è conta fino a un certo punto. Conterà, invece, il testo che Renzi da segretario del Pd, a fine gennaio, aveva annunciato sarebbe stato presentato di lì a poco. La crisi del governo Letta, l’incarico, la nomina di Renzi a presidente del consiglio hanno ritardato quella tabella di marcia. «Senato non elettivo, senza indennità, 150 persone – 108 sindaci di capoluogo, 21 presidenti di regione e 21 esponenti della società civile – cooptati dal presidente della repubblica», è l’idea di Renzi. In attesa di conoscere le proposte di Forza Italia, Ncd di Angelino Alfano coltiva già tutt’altre idee: vuole eleggere 210 senatori, che non voterebbero la fiducia, agganciandoli al voto per le assemblee regionali. «Così sarebbe il caos, si complicherebbero ancora di più le cose. Sarebbe il modo migliore per non concludere nulla», taglia corto Zeller.

Primissime schermaglie. Eppure c’è già chi sussurra che proprio sul punto d’intesa Renzi-Berlusconi apparentemente non negoziabile del senato non elettivo si troverebbe un compromesso: siano pure eletti ma ridotti a 150 e, soprattutto, ben sganciati dal voto di fiducia al governo.

Tafanus

Ormai la legge elettorale (ricordate quando il renzino affermava di "aver fatto in otto giorni ciò che gli altri non erano stati capaci di fare in otto anni"?), è un fatto "quasi compiutissimo". Ormai c'è il disaccordo completo quasi su tutto, tranne che sul fatto che nessuno vuole andare a votare, o almeno creare le condizioni per poterlo fare, just in case... E che con questa non-legge renzino si è incollato a quella poltrona che proprio non voleva, almeno per i prossimi 2/3 anni. Come s'offre...

Tafanus


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