Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che qualcuno paragona a una maschera della commedia dell’arte a metà strada tra Arlecchino e Brighella, è un’uomo nuovo come io sono la regina di Saba. Non c’è niente di più vecchio di lui, di più futile e ambiguo sul piano politico, di più opaco nelle sue mosse: un vero frutto del berlusconismo che mescola curia e affari, astuzia mediatica e amicizie segrete, cuore reazionario e apparenza moderata.
E’ comparso come rottamatore in nome di del rinnovamento ma ha preso subito la strada di Arcore, dove lo porta il suo istinto di padroncino, ma anche il suo portafoglio visto che la sua azienda ha molti contatti diretti con quelle del Cavaliere, cosa questa che misteriosamente non compare sulla grande e serissima stampa nazionale. E adesso sta raccogliendo fondi per le elezioni alle quali si presenterà forse come Pd, ma forse anche in quota Comunione e Liberazione. Il Cavaliere è dispostissimo ad aiutarlo in questo, gliene ha dato personale assicurazione.
Però il Renzi arlecchino si dà da fare a tutto campo: chiede finanziamenti ai Salini costruttori vicini a Veltroni, ai pii imprenditori lombardi che gravitano dalle parti di Cl e persino alla Fondazione Craxi. Ma ha anche un’altra carta da giocare: per via di famiglia e personale ha stretti contatti con Bini Smaghi, il ricattatore che vuole diventare governatore della banca d’Italia sfruttando in modo indecoroso la sua carica alla Bce.
Insomma come si vede un bel mondo, la rappresentazione plastica di come anche le facce nuove possano essere di tolla, anche peggio di quelle vecchie. A proposito il Wall Street Journal, l’organo dell’ideologia liberista, riferisce che il Pd è un’opposizione assente e muta che sembra non aver nulla da dire sul salvataggio del Paese. Ma non preoccupiamoci, c’è anche il nuovo che avanza, deciso a rottamare ciò che rimane di dignità e intelligenza.