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Renzi, la destra e la sinistra

Creato il 18 marzo 2014 da Antonio De Rose @antonio_derose

renzi-blairQuella del “Blair italiano” è una menata insopportabile. Tony Blair ha definito un’epoca inseguendo da sinistra l’egemonia in una società profondamente cambiata dal conservatorismo liberale; la sua fu una strategia politica vincente. La sfida di Renzi è un’altra: dovrebbe essere Matteo a indurre un cambiamento nello stato e nella società italiani… Oggi alla guida del New Labour c’è un socialista, figlio di uno studioso marxista, che sta re-insediando il partito proprio in quelle classi che Renzi, rileggendo Bobbio alla carlona, non concepisce più. Blair mantenne l’indirizzo economico della signora Thatcher in un periodo di crescita ma, come osserva lo stesso Bertinotti, non andò troppo oltre. In Uk ci sono ancora una destra e una sinistra, sempre più definite. Renzi assume la guida di un partito senza radicamento sociale, né di destra né di sinistra, che persegue esclusivamente il vantaggio dei suoi dirigenti. Cambiare il partito, come fece Blair, doveva essere la sua prima preoccupazione, invece Matteo ha bruciato le tappe. Da Presidente del Consiglio aderisce ad una politica economica che s’impegna ancora una volta con l’UE per spuntare l’approvazione di misure che forse non sbilanceranno la contabilità pubblica italiana ma di certo non rilanceranno la nostra economia. Tony Blair ai trattati sull’Unione Europea derogava come fece prima di lui lord Major e come hanno fatto dopo Brown e Cameron. Insomma il paragoni con Blair fanno comodo a Renzi per accreditarsi presso un certo elettorato, evidentemente moderato, che guardava al leader laburista con simpatia, e ad una intellighenzia un po’ sbullonata che vorrebbe ricavarsi uno spazio alla sinistra del Partito democratico. Nell’un caso e nell’altro sbagliando.



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