Come sostenuto da lui stesso, Renzo Bossi, figlio prediletto di Umberto e consigliere regionale in quota Lega Nord in Lombardia, era presente al vertice di maggioranza di ieri, quello in cui si sarebbe dovuto trovare l’accordo per l’imminente nuova manovra finanziaria.
In un primo momento, lo ammetto, la cosa ha suscitato in me (e non solo) un certo sbigottimento: che ci fa un tizio che ha dovuto ripetere tre volte l’esame di maturità e che si copre di ridicolo ad ogni uscita pubblica, nel mezzo di una riunione cruciale per il futuro di un intero Paese? A che titolo? E non è neanche la prima volta!
Interrogato in merito da Giuseppe Cruciani durante la sua trasmissione, La Zanzara di Radio 24, Roberto Castelli ha risposto:
“Perché fa parte dello staff del segretario federale, e cioè di Umberto Bossi”
Al di là del palese caso di favoritismo, al di là del fatto che possa essere lì anche solo in qualità di sostegno clinico per il padre malato, mi sono detto che in fondo, un motivo per ritenere non solo giusta, ma addirittura positiva la sua presenza a quel tavolo c’è. Voglio dire, nessuno si aspetta davvero che quel ragazzo possa proporre alcunché di rilevante nel merito di discussioni così importanti, figuriamoci poi che qualcuno lo ascolti e metta in atto una sua proposta; io mi immagino che se ne sia stato lì seduto in un angolo, buono e zitto, per tutte e sette le ore del vertice.
E allora è ovvio che cosa stesse accadendo: imparava il mestiere. Come il figlio del pescatore osserva il padre preparare le reti che un giorno dovrà calare lui in mare, come il figlio dell’idraulico ascolta i consigli del padre su come aggiustare un rubinetto che perde, Renzo apprende dal padre, Umberto Bossi, leader della Lega Nord e del celodurismo, come essere domani un politico in grado di guidare una nazione.
Poi ci ho pensato di nuovo: ok, siamo veramente nella merda.