Renzo Bossi relatore antimafia a Milano. Sant'Ambrogio ha chiesto asilo politico a St. Lucia

Creato il 07 ottobre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Per la Lega Nord ieri è stata una giornata decisamente no anche se, bravi come sono ad argomentare con cazzate fatti estremamente seri, la segneranno in rosso sul loro calendario celtico. A Roma sono stati protagonisti di una pagliacciata condotta a passo di pajata, coda alla vaccinara e polenta, piatti accompagnati dal vino dei Castelli e dal Lambrusco. Doveva essere la “giornata della pace” fra Bossi e i romani, e proprio per questo i leghisti e i capitolini seguaci di Racchia2010 e Alemagno, si erano messi d’accordo su un’abbuffata bipartisan in piazza Montecitorio. Poco oltre i gazebo dell’armistizio culinario, stazionavano le vittime delle trasfusioni di sangue malate di Aids le quali non avevano nulla da festeggiare ma molto da recriminare, ma volete mettere il potere der sugo? Lontano da loro mille miglia il concetto di vergogna, i leghisti e gli esponenti del Pdl romano hanno dato vita a un pranzo che resterà nella storia non della politica, anche se per la politica di oggi basta poco per entrare nella storia, ma per la foto di Racchia2010 che imbocca Bossi. L’aria furbetta della governatrice del Lazio cozzava terribilmente con quella rimbecillita (incapace di assumere la posa della stupefatta), del nipote di Odino che però, sotto sotto, aveva capito da subito che quella poteva essere una trappola mediatica e ha tenuto le distanze non lasciandosi andare al coro cantato a squarciagola della “Società dei magnaccioni”. Se non fosse stato per quelle due anziane signore che, incazzate come iene, sono arrivate sulla piazza gridando: “A Bossi…a fijo de ‘na mignotta!”, sarebbe finito ancora una volta a tarallucci e vino, ma l’orgoglio del Testaccio ha avuto la meglio sulle regole ipocrite di una politica tanto al chilo. Mentre a Roma, di fronte a decine di turisti stranieri allibiti, si stava firmando il “trattato del rigatone”, a Milano, nella sede della regione Lombardia, procedeva a passo spedito il progetto di una nuova legge quadro contro le infiltrazioni mafiose. Dopo aver negato per decenni che a Milano stazionasse stabilmente la criminalità organizzata, alcune inchieste ne avevano messo in luce la penetrazione e la pericolosità tanto che perfino i leghisti, la Moratti e Roberto Formigoni avevano dovuto ammettere che forse c’era qualcosa che non andava. Così, un po’ per pacificarsi la coscienza e un po’ per far vedere che hanno preso la cosa maledettamente sul serio, hanno chiamato a guidare il gruppo di lavoro, e quindi ad esserne il relatore in Consiglio regionale, Renzo Bossi che non è un omonimo del Trota ma proprio il Trota di persona personalmente. Poco avvezzo agli studi e alle analisi approfondite dei fatti, non avendo opinioni se non quelle del padre, sembra che Renzo Bossi abbia tutte le caratteristiche e le qualità del “mafiologo”. La scuola serale del professor Marcello Dell’Utri sta dando finalmente i suoi frutti. Insomma, la Lombardia decide di combattere con piglio e cipiglio la mafia, la ‘ngrangheta e la camorra e che fa? Mette Renzo Bossi a capo del gruppo di lavoro, quasi un commissario antimafia in pectore. Appresa la notizia tutta Milano è stata messa a soqquadro dagli “hurrà”, dai fuochi d’artificio, dai botti dei tappi di champagne di elegantissimi e impettitissimi uomini d’affari, gli stessi che hanno nella loro ventiquattrore di pelle umana i contratti per l’Expò e la pistola d’ordinanza (mafiosa). La Lega sarà parte integrante (ovviamente), della trama del nuovo best-seller che Berlusconi farà stampare, a spese dei contribuenti, che distribuirà in milioni di copie ai cittadini della Repubblica, e che narrerà i due anni del governo del “fa…i da te”. È tutta la notte che pensiamo alla carta che userà, ai danni irreparabili arrecati alle foreste e a cosa scrivere sulla busta quando lo respingeremo al mittente. Saranno stati i rigatoni alla pajata ma il nostro è stato un sonno agitato.

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