"Se fosse il tuo bambino, non staresti solo a guardare...ma faresti certo qualcosa!"
La malaria, oggi, potrebbe essere sconfitta molto facilmente con i dovuti farmaci, l’idratazione adeguata in situazione e l’igiene indispensabile.
Tutto questo però è quasi impossibile, anche solo da immaginare, in alcune realtà della Repubblica democratica del Congo in cui, a fronte delle notevoli ricchezze del sottosuolo, che arricchiscono soltanto gli stranieri,le guerre intestine,la fame e le malattie uccidono i locali.
E l’unica chiarificazione che possiamo darci per capire il perché di questo è quella di una classe dirigente politica autoctona che, dopo la fine del potere coloniale europeo, non ha fatto altro che peggiorare la situazione del Paese. Per inettitudine spesso (Kabila) o per incontenibile avidità strettamente personale, e di conseguenza del proprio entourage, nonché attitudine all’intrallazzo facile.
Certamente l’ex-Congo belga non è affatto un caso isolato in tutto il continente,come ben sappiamo.
Andiamo, adesso, subito, però a nomi e cifre di un triste quanto evitabile bilancio, se ci fosse stata la giusta e buona volontà.
Intanto l’area più colpita è quella del nord-est. E i bambini in prevalenza sono di età compresa tra 0 e 5 anni. Cioè la fascia più vulnerabile.
Secondo fonti mediche attendibili i casi registrati, ad esempio, nella località di Weko,125 chilometri ad ovest di Kisangani, sono stati finora già 264.
Secondo l’Ufficio Centrale Sanitario Rurale di Isangi, in appena 48 ore i medici hanno dovuto soccorrere 105 bambini. E tutti affetti da malaria.
Ossia un numero di casi decisamente superiori a quelli registrati in precedenza a Weko.
Inoltre Isangi dispone di un piccolo ospedale con solo 10 posti letto e pochissime e modestissime attrezzature.
Pertanto i malati, necessariamente, sono stati trasferiti in un altro ospedale,magari il più vicino, con tutte le difficoltà pratiche e logistiche immaginabili.
Ciliegina sulla torta : nello scorso giugno 2012, a Yabongonda,nel territorio di Isangi, i bambini morti per malaria sono stati circa 63.
Decisamente troppi.
E tutto,comunque, scorre nell’indifferenza generale dei vicini e dei lontani.
Mentre i “media”, quando e se ne parlano, parlano della solita emergenza “colera”in Africa.
Mentre sarebbe il caso, magari, di aggredire gli “untori” responsabili ,anche con la sola parola di "denuncia" piuttosto che starsene " inerti" a guardare.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)